Linfoma di Hodgkin, brentuximab vedotin efficace fino a 4 anni


Nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico di nuova diagnosi in stadio avanzato per brentuximab vedotin beneficio di sopravvivenza confermato anche dopo 4 anni

Nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico di nuova diagnosi in stadio avanzato per brentuximab vedotin beneficio di sopravvivenza confermato anche dopo 4 anni

Nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico di nuova diagnosi in stadio avanzato, il regime con il coniugato anticorpo-farmaco brentuximab vedotin aggiunto a una chemioterapia standard a tre farmaci (doxorubicina, vinblastina, dacarbazina) (regime A + AVD) continua a dimostrarsi superiore rispetto a un regime chemioterapico standard a quattro farmaci (doxorubicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina, regime ABVD).

La conferma arriva dai dati di follow-up a 4 anni dello studio di fase 3 ECHELON-1, presentati al meeting annuale dell’American Society of Hematology (ASH), a Orlando.

Infatti, nei pazienti trattati con il regime contenente brentuximab vedotin si è riscontrata una riduzione statisticamente significativa del 31% del rischio di progressione della malattia o decesso dopo un follow-up mediano di 48,4 mesi.

Inoltre, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 4 anni è risultata dell’81,7% (IC al 95% 78,3-84,6) con il regime A + AVD contro 75,1% (IC al 95% 71,4-78,4) con la chemioterapia standard a quattro farmaci.

I risultati appena presentati, ha spiegato Nancy Bartlett, del Siteman Cancer Center, presso la Washington University School of Medicine, rispecchiano quelli dell’analisi primaria, riportati dopo 2 anni, e di un’analisi esplorativa della PFS a 3 anni.

«Quest’analisi della PFS a 4 anni rafforza ulteriormente il dato relativo a un beneficio robusto e duraturo del regime A + AVD rispetto al regime ABVD nel trattamento in prima linea di pazienti con linfoma di Hodgkin classico in stadio III/IV. La neuropatia periferica continua a risolversi e a migliorare nel tempo, e la maggior parte dei pazienti ha mostrato una risoluzione completa del problema» ha aggiunto Bartlett.
Lo studio ECHELON-1

Sebbene la maggior parte dei pazienti con linfoma di Hodgkin classico di nuova diagnosi in stadio avanzato risponda al trattamento iniziale con la chemioterapia standard, circa il 30% diventerà refrattario o successivamente ricadrà dopo il trattamento di prima linea.

Lo studio ECHELON-1 è un trial multicentrico, randomizzato, in aperto, che ha coinvolto 1334 pazienti con linfoma di Hodgkin classico di nuova diagnosi assegnati in rapporto 1:1 al regime A + AVD oppure alla chemioterapia standard con ABVD per via endovenosa nei giorni 1 e 15 di ogni ciclo di 28 giorni, per 6 cicli.

I risultati dell’analisi primaria hanno mostrato una PFS a 2 anni dell’82,1% (IC al 95%, 78,8-85,0) con il regime A + AVD e 77,2% (IC al 95% 73,7-80,4) con il regime ABVD, con una riduzione del 23% nel rischio di progressione o decesso (HR 0,77; IC al 95%, 0,60-0,98; P = 0,03)  secondo la valutazione di radiologi indipendenti, e, rispettivamente, dell’84,2% contro 78% (HR 0,70; IC al 95% 0,54-0,91; P = 0,006) secondo la valutazione degli sperimentatori.

L’analisi esplorativa della PFS a 3 anni valutata dagli sperimentatori ha continuato a dimostrare la superiorità del regime contenente brentuximab rispetto alla chemioterapia standard (83,1% contro 76%; HR 0,70; IC al 95% 0,55-0,90; P = 0,005).

Beneficio di PFS confermato a 4 anni, anche nei sottogruppi
Al congresso di quest’anno, la Bennett e i colleghi hanno riportato i risultati di un’analisi post-hoc della PFS a 4 anni valutata dagli sperimentatori e hanno anche valutato la PFS in funzione dei risultati dell’imaging, dell’età e di altre caratteristiche chiave.

L’analisi aggiornata ha confermato la superiorità del regime A + AVD rispetto al regime ABVD, nonché la durata dell’effetto del trattamento con il regime sperimentale, e la riduzione del rischio di decesso o progressione nel braccio trattato con brentuximab è rimasta statisticamente significativa (HR 0,691; IC al 95%, 0,542-0,881; P = 0,003).

Anche un’ampia analisi dei sottogruppi ha mostrato un rischio costantemente inferiore di progressione o decesso nei pazienti trattati con il coniugato anticorpo-farmaco più il regime AVD. Gli HR sono risultati compresi fra 0,493, nei pazienti nordamericani (IC al 95% 0,319-0,764), e 0,827, nei pazienti di età pari o superiore a 60 anni (IC al 95% 0,496-1,379). Solo i pazienti asiatici non sembrano aver beneficiato del regime sperimentale (HR 1,212; IC al 95% 0,616-2,387).

“La PFS in sottogruppi importanti, come quelli dei pazienti in stadio III o in stadio IV, quello con sedi extranodali e quelli con i diversi ’International Prognostic Score Index?* sono risultati generalmente coerenti con quelli registrati nella popolazione intention-to-treat e numericamente a favore del regime A + AVD, con intervalli di confidenza sovrapponibili» ha osservato la Bartlett.

Il protocollo dello studio prevedeva la valutazione dei pazienti mediante PET dopo il secondo ciclo di terapia (PET2). I risultati dell’imaging hanno mostrato una PET2 negativa nell’89% dei pazienti nel braccio trattato con A + AVD e nell’86% di quelli nel braccio trattato con ABVD, e una PET2 positiva rispettivamente nel 7% e 9% dei pazienti, mentre nei restanti pazienti lo stato della PET non era conosciuto. Il beneficio di PFS associato al regime A + AVD è stato osservato comunque in tutti i pazienti, indipendentemente dallo stato della PET2.

Neuropatia periferica risolta o migliorata nella maggior parte dei casi
Sul fronte della sicurezza, un evento avverso di particolare interesse nello studio è risultato la neuropatia periferica, che nell’analisi primaria aveva mostrato un’incidenza del 67% nel braccio A + AVD e 43% nel braccio ABVD. L’analisi a 4 anni ha mostrato che la neuropatia periferica si è risolta o è migliorata nell’83% dei pazienti trattati con il regime contenente brentuximab e nell’84% di quelli trattati con ABVD, mentre nei pazienti che dopo 4 anni la presentavano ancora, nella maggior parte dei casi si rivelata di grado 1/2.

Il tempo mediano di risoluzione completa della neuropatia periferica è stato di 30 settimane (range: 0-262 settimane) nel braccio A + AVD e 15 settimane (range: 0-234 settimane) nel braccio ABVD, mentre il tempo mediano di miglioramento, ma senza risoluzione completa, è stato rispettivamente di 41 settimane (range: 8-205 settimane) e 12 settimane (range: 2-70 settimane).

«I benefici di PFS associati al regime A + AVD sono indipendenti dallo stato della PET2, dallo stadio della malattia, dall’età e dall’IPS. Nei pazienti in stadio III o IV, il regime A + AVD si confronta favorevolmente con le strategie adattate in base allo stato della PET, senza richiedere un cambiamento di terapia a seconda del risultato della PET2, e permette di eliminare completamente l’esposizione alla bleomicina» ha concluso la Bartlettt.