Il Governo cancella i voucher: mondo imprenditoriale infuriato


Via libera in Consiglio dei Ministri al decreto che abolisce i buoni lavoro: da Confcommercio alla Coldiretti è un coro di voci contrarie

voucher vendemmia
I voucher sono stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 in agricoltura

ROMA – Addio voucher. Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto che cancella i buoni lavoro in maniera progressiva. Il testo non si discosta da quello approvato ieri dalla commissione Lavoro della Camera. Dunque i voucher circolanti potranno essere esauriti entro il 2017, prima dello stop dal 2018.

Il Governo ha anche dato il via libera alla norma che ripristina la responsabilità solidale sugli appalti tra committente, appaltatore e subappaltatore. “I voucher erano una risposta sbagliata, o che con il tempo si era dimostrata sbagliata, a un’esigenza giusta” ha spiegato il premier Gentiloni.

La scelta dell’esecutivo, che così eviterà il referendum del prossimo 28 Maggio proprio sulla cancellazione dei voucher e sugli appalti, è andata di traverso però al mondo imprenditoriale.

“Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi. Dividere il Paese nei prossimi mesi sarebbe stato un grave errore” ha aggiunto Gentiloni.

Le reazioni alla cancellazione dei voucher

Se da una parte la Cgil che aveva promosso i due quesiti referendari esulta, le associazioni di categoria sono sul piede di guerra.

Per Confcommercio la cancellazione dei voucher è “una vicenda dall’epilogo paradossale”. “Si è scelta la strada della cancellazione senza che ci siano strumenti alternativi e senza preoccuparsi del vuoto che si crea. Con l’eliminazione di questo strumento non possono essere coperte quelle attività occasionali comunque presenti nelle imprese” commenta Confcommercio.

“I voucher erano l’unico strumento legale, tracciabile, soggetto a copertura Inps e Inail, e idoneo a coprire prestazioni saltuarie e occasionali anche nelle imprese. E la scelta della loro cancellazione, che sembra legata più alla volontà di evitare il referendum che ad una valutazione di merito, crea un vuoto non tenendo conto che quelle prestazioni sono comunque presenti nelle imprese” prosegue Confcommercio.

“Nei settori che rappresentiamo, in particolare nel turismo e nella ristorazione, dove peraltro l’occupazione stabile è cresciuta, i voucher erano uno strumento molto apprezzato soprattutto perché consentivano di operare legalmente e con semplicità” conclude l’associazione.

La Federazione Italiana Asili Nido e Scuole dell’Infanzia Privati, aderente a Confcommercio, manifesta grande preoccupazione per le conseguenze che l’abolizione dei buoni lavoro potrà avere sui servizi all’infanzia privati.

“Il nostro settore è regolato da norme di carattere regionale che impongono un preciso rapporto numerico operatore/bambino, unito all’obbligo della compresenza del personale per l’intero orario di apertura del servizio. Con questa riforma, di fatto, si va a sottrarre alle micro e piccole imprese del nostro comparto l’unico strumento attraverso il quale poter sopperire alle brevi e discontinue assenze di personale dovute a particolari casi di emergenza” commenta Paolo Uniti, Segretario Nazionale Federnidi.

“L’aspetto più preoccupante è rappresentato dal fatto che, ad oggi, non esistono alternative per il lavoro accessorio e tutto ciò andrà, ovviamente, a gravare sulla gestione economica delle nostre imprese in un momento di oggettiva difficoltà dell’intero sistema Paese” aggiunge.

“Il provvedimento che porta alla cancellazione dei voucher è assolutamente sbagliato perché rischia di veder gettate al vento le basi di un metodo costruito per tamponare temporaneamente le esigenze del dettaglio moda soprattutto durante picchi di lavoro come, ad esempio, sotto Natale, in occasione delle manifestazioni fieristiche e dei campionari, dei saldi o in caso di temporanea malattia dei dipendenti” sottolinea Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio.

“Critichiamo fortemente la scelta dell’abrogazione dei voucher anche perché potrebbe addirittura portare all’incremento del lavoro nero. Inoltre, non riusciamo proprio a comprendere il rumore di uno strumento che rappresenta solamente meno dello 0,4% del monte ore lavorato complessivamente in Italia” aggiunge.

Secondo Coldiretti, che fino all’ultimo ha difeso questo strumento, con la cancellazione dei voucher perdono opportunità di lavoro nei campi per integrare il proprio reddito 50mila giovani studenti, pensionati e cassintegrati impiegati esclusivamente in attività stagionali che in agricoltura ne sono gli unici possibili beneficiari.

Nel comparto sono stati venduti nell’ultimo anno circa 2 milioni di voucher, più o meno gli stessi di 5 anni fa, per un totale di 350mila giornate di lavoro. “Hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne senza gli abusi che si sono verificati in altri settori”. Ora però, senza i buoni lavoro, il rischio del “sommerso” è destinato ad aumentare per l’associazione.

Ora per Coldiretti “occorre individuare immediatamente uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher e che tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione Europea”.

La pensa così anche il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino che si dice “totalmente contrario all’abolizione dei voucher”.

“Questo quadro regolamentare non consente alle imprese, soprattutto piccole, di far fronte ai picchi di attività operando con facilità e assicurando ai lavoratori le garanzie contrattuali e previdenziali. Si tratta di una decisione che alimenta il sommerso e danneggia imprenditori e lavoratori” conclude.

Per Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del Partito Democratico, “l’abolizione totale dello strumento dei voucher apre un vuoto legislativo che va colmato al più presto per evitare il ritorno al lavoro nero”. “Dobbiamo tutelare le legittime esigenze di quei lavoratori e di quelle imprese – continua Serracchiani – che in questi anni hanno fatto un uso corretto di uno strumento che, al netto degli abusi, si è dimostrato utile a favorire l’emersione”.

“Famiglie, piccole imprese, agricoltori e una miriade di altri soggetti devono avere a disposizione uno strumento per retribuire a un costo ragionevole i piccoli lavori che non possono essere inquadrati nelle tipologie contrattuali esistenti” conclude l’esponente dem.