Referendum lavoro, Camusso lancia la campagna per il “Sì”


Dopo la decisione della Corte Costituzionale sui quesiti referendari il sindacato parte in quarta

La Cgil ha lanciato la campagna referendaria per il “Sì”

ROMA – La campagna referendaria della Cgil per i due quesiti sul lavoro dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale è già partita.

La decisione odierna dei giudici, che hanno dichiarato ammissibili due quesiti sui tre presentati dal sindacato, ha scatenato reazioni a catena.

La Consulta ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. Bocciato dai giudici costituzionali, invece, il quesito relativo all’articolo 18.

Poche ore dopo la decisione arrivata dalla Camera di Consiglio, la numero uno della Cgil, Susanna Camusso, ha lanciato la campagna per il “Sì”.

«Parte ora la campagna referendaria e da oggi chiederemo tutti i giorni al Governo di fissare la data in cui si voterà per il referendum su voucher e appalti» ha affermato il segretario generale della Cgil.

La Camusso, nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Confederazione, si è soffermata soprattutto sui voucher, i buoni lavoro finiti nell’occhio del ciclone.

Per il segretario Cgil quello dei voucher è uno strumento «malato e bisognerebbe avere il coraggio di azzerarlo».

«Ci vuole – ha detto – una riforma per una contrattualizzazione pulita ed esplicita che regolamenti il lavoro occasionale».

Sul tema degli appalti, Camusso ha sottolineato che «riguarda milioni di lavoratori nel nostro Paese. Non stiamo parlando di un fenomeno marginale come qualcuno ha sostenuto».

Infine, riguardo al quesito sull’articolo 18 bocciato dalla Consulta, il segretario ha spiegato che «ci riserviamo ulteriori valutazioni quando saranno rese note le motivazioni della Corte. Si dice convinta di aver rispettato l’articolo 75 della Costituzione, motivo per cui continueremo la nostra iniziativa».

«Valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità per ristabilire i diritti, compreso il ricorso alla corte europea sulla normativa sui licenziamenti. Per noi è inaccettabile che un comportamento illegittimo dell’azienda non venga sanzionato» ha concluso Camusso.