La lumaca tra Abruzzo e Brescia: un ingrediente simbolico nel menu di Arianna Gatti. Online anche un nuovo video firmato Blumandorla che racconta l’identità del ristorante
![]()
Al ristorante Forme di Brescia, la tradizione prende nuove strade, ma senza mai dimenticare da dove arriva. Uno degli ingredienti che meglio racconta questa filosofia è la lumaca: discreta, antica, profondamente radicata tanto nella cultura abruzzese quanto in quella bresciana. Un punto d’incontro simbolico e gastronomico che la chef Arianna Gatti ha scelto come emblema della propria cucina.
Nel menu attuale, la lumaca è protagonista di una portata emblematica: Spiedo di lumaca, fegato grasso e indivia. Un piatto che stratifica tecniche e riferimenti culturali, in cui la cucina contadina abruzzese incontra la tradizione dello spiedo bresciano e ingredienti dal respiro internazionale. La cottura allo spiedo richiama ritualità lente e conviviali, mentre l’abbinamento con il fegato grasso introduce una nota francese che la chef interpreta con equilibrio e misura.
In Abruzzo, la lumaca è spesso legata alla cucina contadina e viene stufata lentamente con pomodoro e peperoncino. Nel Bresciano, è più consueta in preparazioni in bianco, aromatizzata con erbe e servita con polenta. Nelle mani della chef Gatti diventa materia viva, attraversata da gesti nuovi, elegante ma mai snaturata.
Un nuovo sguardo su Forme: il video di Blumandorla
A raccontare in immagini – e parole – l’identità del ristorante è il nuovo cortometraggio firmato dal team creativo Blumandorla, con regia e sound design di Francesco Theak e Pietro Arici.
Nel video, visibile su YouTube (link) e sui principali canali social, la chef Arianna Gatti si racconta in prima persona, accompagnando lo spettatore in un percorso intimo tra pensiero, gesto e territorio. Il tono è pacato e riflessivo, lo stile visivo essenziale e poetico. Il montaggio alterna primi piani sulle materie prime a scorci del ristorante, con un uso della luce naturale che restituisce la sensazione del tempo che scorre lentamente.
La narrazione della chef – centrata su memoria, natura e libertà creativa – si intreccia a un sound design minimale e avvolgente, che valorizza i silenzi, i suoni della cucina e dell’ambiente rurale. Il risultato è un ritratto autentico e sensibile, dove ogni parola pesa quanto ogni ingrediente.
«L’intero progetto è frutto della nostra collaborazione all’interno del team creativo Blumandorla», spiegano i realizzatori. Un’opera d’autore che va oltre lo storytelling per diventare espressione dell’identità profonda di Forme.