Attivisti di Ultima Generazione incatenati bloccano il traffico a Verona


Blitz degli attivisti di Ultima Generazione a Verona: la protesta si è svolta tra le 8.05 e le 8:15 del mattino, lungo la Circonvallazione Alfredo Oriani

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Questa mattina un gruppo di cinque cittadine e cittadini aderenti alla campagna FONDO RIPARAZIONE, promossa da Ultima Generazione, ha effettuato un’azione di disobbedienza civile a Verona. La protesta si è svolta tra le 8.05 e le 8:15 del mattino, lungo la Circonvallazione Alfredo Oriani. I cittadini hanno bloccato la libera circolazione delle auto, incatenandosi tra di loro a due a due e srotolando uno striscione arancione con la scritta FONDO RIPARAZIONE. Le forze dell’ordine, arrivate sul posto poco dopo l’inizio del blocco, hanno spostato quasi subito i cittadini dalla carreggiata e li hanno poi definitivamente portati in questura per gli accertamenti necessari alle 8:50.

“Il Veneto è la terra in cui sono nata, in cui ho studiato e lavorato e dove vorrei rimanere in futuro; ma è anche la prima regione in Italia per rischio climatico. Oggi, con giornate soleggiate, questo triste primato pare toccarci meno, ma ci siamo già dimenticati delle palle di ghiaccio grosse come arance venute giù dal cielo solo tre mesi fa? Le grandinate e la pioggia passano, ma i danni restano, 1 miliardo e 126 milioni di danni solo in quest’estate. Per questo vogliamo che venga istituito un fondo di riparazione preventivo di 20 miliardi, per ripagare i danni già causati dai disastri climatici e per sentirci almeno un po’ più al sicuro per quelli futuri, perché ad ora, nella mia regione, non mi sento al sicuro né tutelata”, ha dichiarato Silvia.

LA SICUREZZA ECONOMICA E ABITATIVA DEI CITTADINI DEMANDATA DAL GOVERNO ALLA DURA LEGGE DEL “SI SALVI CHI PUÒ”

Persistono eccessive oscillazioni del clima: dal caldo asfissiante delle ultime settimane si passa in poche ore a doversi confrontare con trombe d’aria, alluvioni e nubifragi. Nulla che gli scienziati non avessero già previsto negli innumerevoli studi riportati all’attenzione internazionale. 

I cittadini aderenti alla campagna “Fondo Riparazione” trovano inaccettabile l’atteggiamento del governo italiano, operante in un paese in cui il 94% dei comuni rischia frane e alluvioni. Disinteresse per la riduzione delle emissioni climalteranti e mancanza di provvedimenti preventivi e di risarcimento continuano a connotare la linea politica del governo italiano, come dimostrano i tuttora mancanti aiuti prestati alle zone di Marche ed Emilia Romagna, colpite nei mesi scorsi da eventi climatici estremi. Per quanto riguarda la regione Veneto quest’estate un violentissimo nubifragio, preceduto da un lungo periodo di forte siccità, ha messo in ginocchio la produzione del Chianti. L’impatto sul made in Italy e sull’economia italiana è devastante.

“Durante la grandinata anomala di quest’estate sono caduti blocchi di ghiaccio grandi come bombe. In quel momento mi trovavo in casa, le pareti tremavano: non ho mai avuto tanta paura in vita mia”, ha detto Erica durante l’azione.

CITTADINI E PROTEZIONE CIVILE A RISCHIO SUL LAVORO 

“Armiamoci e partite” pare rappresentare il motto di questo governo: transizione ecologica sì, ma in nome di una non ben definita sicurezza economica. Quale economia si tutela se i danni climatici sulla piccola e media impresa saranno sempre più ingenti? Quali interessi stiamo difendendo? Sicuramente non quelli dei comuni cittadini. 

Mentre infatti continua a essere garantita la tutela degli interessi di pochi, la popolazione è in grandi difficoltà materiali: perdere la casa, il lavoro, le persone care e, in certi casi, la vita è condizione sempre più comune per molte persone. Rischiano sempre di più sul posto di lavoro gli stessi membri della protezione civile, spesso impegnati in pericolosi interventi di soccorso e di riparazione sui luoghi colpiti dai fenomeni climatici estremi. 

L’obiettivo di Ultima Generazione adesso è quindi che venga istituito un fondo preventivo, permanente e partecipato di 20 miliardi di euro, che vada a riparare i danni, sempre maggiori, causati da disastri naturali, come alluvioni, frane, grandine, trombe d’aria e incendi. Si chiede, inoltre, che questi soldi vengano presi proprio dai SAD (sussidi ambientalmente dannosi), dagli stipendi dei politici e dei manager delle industrie energivore partecipate dallo Stato, dalle spese militari e dagli extra-profitti delle compagnie petrolifere.