L’export di biologico Made in Italy fa registrare un +16%


Punto Nomisma e Osservatorio SANA, in vista del Salone internazionale edizione 2023 sul biologico: export Made in Italy a +16%. Vendite per 3,4 miliardi di euro

Nuove regole UE per l'importazione dei prodotti biologici

Performance positiva per l’export del biologico Made in Italy. Le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% nel 2022 rispetto all’anno precedente. A testimoniare il riconoscimento del settore all’estero anche i risultati sul lungo periodo con un valore, in dieci anni, quasi triplicato (+181%). In sintesi, questa la lettura sull’andamento del settore oltre lo stivale, elaborata da Nomisma alla luce delle ultime analisi prodotte dall’Osservatorio SANA e in vista dell’edizione 2023 del Salone internazionale, in programma a BolognaFiere dal 7 al 9 settembre per quanto riguarda il mondo del food e con Sanatech fino al 10 settembre.

Sarà la 35^ edizione del SANA con Cia-Agricoltori Italiani protagonista, al Padiglione 29 Stand A57 – F65, nella tre giorni “Organic & Natural Food”, dal 7 al 9 settembre, dedicata ai migliori prodotti per un’alimentazione biologica, salutare e sostenibile, a filiera controllata, Dop, Doc e Igp. Vai all’agenda di Cia in fiera, clicca QUI

In particolare, l’Osservatorio SANA, grazie alla partnership con ICE Agenziapropone, ogni anno, i risultati del monitoraggio sui mercati internazionali realizzato da ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del bio Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio. I risultati per il 2023 saranno presentati, integralmente, proprio nell’ambito della quinta edizione di “Rivoluzione Bio”, gli Stati Generali del biologico, organizzati con FederBio e AssoBio, e realizzati insieme Nomisma, nel quadro del progetto BEING ORGANIC.

Tornando alle anticipazioni sui dati relativi all’export del bio Made in Italy, dall’elaborazione Nomisma emerge che la gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante giugno), +16% rispetto al 2021. Rilevante anche il ruolo del vino che pesa per il restante 19% dell’export bio, ossia una quota ben maggiore di quanto avviene con l’export agroalimentare in generale (in questo caso l’incidenza del wine è del 13%). In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali, +18% rispetto al 2021 una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8% (il food “si ferma” al 6%).

Per quanto riguarda, invece, i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio, su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per food italiano bio siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (67%), seguito a brevissima distanza dai Paesi Scandinavi (61%), dove, da sempre, l’apprezzamento del vino bio è molto alto, e dal Benelux (59%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il wine (in quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone). In futuro, secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Nordics (32%) e Stati Uniti (25%) per il food, e Nordics (58%), Stati Uniti e Canada (entrambi segnalati da un terzo delle aziende) nel caso del vino.

Infine, a decretare il successo del biologico italiano all’estero, resta la qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il Made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese). Sono considerati elementi di successo anche l’equivalenza del marchio bio europeo (34%), l’elevata spesa media pro-capite per i prodotti bio (33%) e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio (24%).

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono, invece, i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

Con le indagini periodiche Nomisma, per la piattaforma ITA.BIO, è stato possibile raccogliere anche le opinioni di oltre 7 mila consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico). Se è vero che il biologico è ormai diffuso in tutto il mondo, in particolare, negli Stati Uniti (l’89% della popolazione ha consumato almeno una volta un prodotto biologico nel corso dell’ultimo anno), in Scandinavia (87%) e Canada (76%), il Bio Made in Italy rappresenta ancora una nicchia, soprattutto in Messico, Emirati Arabi e Giappone (dove la consumer base non supera l’8% della popolazione).

In tutti i mercati analizzati, si evidenziano enormi opportunità di crescita: l’Italia è top quality nel food & wine nel percepito del consumatore (in media uno su tre posiziona l’Italia al primo posto nella classifica dei Paesi da cui provengono i prodotti alimentari di maggiore qualità) e c’è forse interesse nei confronti del binomio bio Made in Italy (il 68% in media acquisterebbe un nuovo prodotto bio Made in Italy se lo trovasse presso i punti vendita che frequenta abitualmente).