Omicidio Giulia Tramontano: nuovo sopralluogo in casa, venerdì l’autopsia


Omicidio Giulia Tramontano: domani sopralluogo della Scientifica nell’appartamento dove è stata uccisa, venerdì l’autopsia. Il legale di Impagnatiello rinuncia all’incarico

giulia tramontano

Si svolgerà venerdì 9 giugno l’autopsia di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa incinta al settimana mese dal suo compagno Alessandro Impagnatiello. Domani, invece, martedì 6 giugno, saranno effettuati i rilievi scientifici all’interno della casa di via Novella dove la coppia viveva e dove Giulia è stata uccisa la sera di sabato 27 maggio. Gli esperti passeranno al setaccio l’appartamento ma anche la cantina il box auto in cui Impagnatiello sostiene di aver tenuto il cadavere di Giulia Tramontano per due giorni.

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L’AVVOCATO DI IMPAGNATIELLO RINUNCIA AL MANDATO

La famiglia di Giulia, a quanto si apprende, ha nominato come avvocato Giovanni Cacciapuoti del Foro di Napoli. Non avrebbe però nominato un perito di parte per gli accertamenti irripetibili dei prossimi giorni. Alessandro Impagnatiello, che si trova nel carcere di San Vittore dall’1 giugno, ha incontrato oggi l’avvocato Sebastiano Sartori. Il legale, all’uscita dal carcere, ha spiegato che il 30enne ha dato indicazioni precise agli inquirenti per permettere loro di ritrovare il coltello usato per colpire la fidanzata incinta. A metà pomeriggio arriva poi la notizia della rinuncia al mandato difensivo da parte sua: l’atto di rinuncia sarebbe stato depositato in Procura a Milano.

LA CENERE LUNGO LE SCALE DEL CONDOMINIO

L’uomo, 30 anni, nella notte tra il 31 e l’1 giugno ha ammesso davanti al magistrati di aver ucciso Giulia: schiacciato da incongruenze e evidenze (come il sangue trovato nell’auto e anche sulle scale del condominio), ha raccontato di avere accoltellato la 29enne alla gola e poi di aver tentato due volte di bruciarne il corpo, prima nella vasca del bagno dell’appartamento, poi nel box auto. Una vicina ascoltata dal Carabinieri (che abita nell’appartamento sopra quello in cui vivevano Giulia e Alessandro), ha raccontato di aver visto molta cenere, cenere che partiva dalla porta di ingresso di Impagnatiello, proseguiva lungo le scale e poi arrivava fino al box auto, tanto da aver pensato a un barbecue. Intanto, mentre Alessandro è rinchiuso nel quinto raggio del carcere di San Vittore (un’ala riservata ai detenuti da tenere particolarmente monitorati per il rischio suicidio e lontani dagli altri), le indagini proseguono anche per capire se sia possibile pensare che il barman 30enne abbia effettivamente fatto tutto da solo (non solo gli spostamenti del cadavere, ma anche le minuziose pulizie di casa) o sia stato aiutato da qualcuno e da chi, nei tre giorni che sono trascorsi tra l’omicidio e il ritrovamento del cadavere di Giulia in via Monte Rosa, a poche centinaia di metri dalla loro casa.

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LA RICHIESTA DI VEDERE IL FIGLIO DI 8 ANNI E L’ALTOLÀ DI CREPET

In rete, nelle ultime ore, sono circolati articoli in cui si racconta che la confessione di Alessandro sia stata glaciale, non accompagnata da emozioni o segni di pentimento. L’uomo, ha spiegato il suo legale Sartori dopo l’udienza di convalida di sabato 3 giugno, avrebbe detto che concepisce come unica forma di pentimento il fatto di “togliersi la vita”. Circola anche la notizia che il 30enne avrebbe fatto richiesta, prima di entrare in carcere, di vedere il figlio di 8 anni avuto da una precedente relazione. Su questo si è espresso anche lo psicologo opinionista Paolo Crepet, giudicandola una opportunità da evitare in tutti i modi.

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