Al Museo Nazionale del Bargello donate 16 cere barocche


Il Marchese Lionardo Lorenzo Ginori Lisci dona al Museo Nazionale del Bargello una collezione di sedici cere barocche

cere barocche

Presentato al Museo Nazionale del Bargello il nucleo di 16 cere barocche donate dal Marchese Lionardo Lorenzo Ginori Lisci che, a partire dal 2023, andranno ad arricchire la nuova Sala della Scultura Barocca del Museo. La selezione del gruppo di rarissime opere è stata concordata con Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello, Marino Marini, uno dei curatori del Museo Nazionale del Bargello, e Dimitrios Zikos, specialista di scultura fiorentina ed esperto della Manifattura Ginori.

Tra le opere donate dal Marchese Ginori è esemplificativa la cera tratta dalla Flagellazione di Alessandro Algardi (1598-1654) che illustra la fortuna che il celeberrimo gruppo in bronzo dello scultore bolognese, attivo a Roma, continuò a godere fino al Settecento inoltrato. Vanno poi segnalati l’originalissimo Vaso con il Trionfo di Nettuno, ideato da Massimiliano Soldani Benzi nel 1721, e derivato dalle forme acquistate nel 1744 dal Marchese Carlo Ginori dal figlio dello scultore, Ferdinando, e il grande rilievo in cera di Giovan Battista Piamontini, con il Massacro degli Innocenti, da un modello di Giuseppe Piamontini.

A seguito della donazione è stata avviata una campagna di restauri di queste delicatissime opere, grazie all’accurato intervento di Francesca Rossi – con la direzione scientifica di Marino Marini – su una prima selezione di cinque cere, che permette oggi di presentarle in anteprima alla stampa.

Le cinque opere restaurate saranno esposte nel 2023 nella nuova sala del Museo Nazionale del Bargello dedicata alla scultura barocca, di cui a breve sarà pubblicato il bando per la realizzazione delle nuove vetrine che insieme con un moderno impianto di climatizzazione, già realizzato nel corso del 2021, consentirà di esporre le cere in sicurezza e programmare una rotazione tale da permettere nel tempo di restaurare e poi esporre tutte le opere della donazione Ginori. Nella nuova sala le opere saranno poste in dialogo con quelle di Massimiliano Soldani Benzi, di Giuseppe Piamonti, di Alessandro Algardi e altri esponenti del barocco romano e fiorentino per inserire la produzione avviata dal marchese Ginori per la Manifattura nella più ampia cornice della scultura in bronzo, argento e marmo del barocco fiorentino.

La donazione dell’importante corpus di cere testimonia l’interesse del marchese Carlo Ginorifondatore della prestigiosa Manifattura nel 1735, la prima in Italia, a plasmare il cosiddetto “oro bianco” che fin dai primissimi anni di attività acquistò numerose forme dalle botteghe dei principali scultori fiorentini, perché fossero poi utilizzate nella produzione di porcellane, dando così impulso ad una produzione scultorea originalissima e nuova forza al prestigio della scultura barocca fiorentina, che diventò ricercatissima nelle corti italiane ed europee. Da queste forme, realizzate dai maggiori protagonisti del barocco fiorentino – da Massimiliano Soldani Benzi (1656-1740) a Vincenzo Foggini (1700-1760), da Giovanni Baratta (1670-1747) a Giuseppe Piamontini (1644-1762) – il marchese con i suoi primi validissimi artisti formatori, tra cui Anton Filippo Maria Weber (Firenze 1699-?) e Giovan Battista Vannetti (notizie dal 1729 al 1777) trassero dei modelli in cera che venivano allestiti nella sala dei calchi in Manifattura, in modo che i diversi committenti potessero selezionare o scegliere di modificare il modello in fase di realizzazione della porcellana. Il corpus delle cere barocche della Manifattura Ginori è stato studiato in maniera sistematica da Klaus Lankheit che nel 1982 ha pubblicato Die Modellsammlung der Porzellamanufaktur Doccia. Ein Dokument Italienischer Barokplastik, ancora oggi testo di riferimento fondamentale, cui hanno fatto seguito gli importanti studi di Sandro Bellesi, Dimitrios Zikos e Rita Balleri tra gli altri.

Sono profondamente grata al Marchese Ginori e a sua moglie Alessandra Niccolai per la fiducia che hanno accordato al Museo Nazionale del Bargello – ha dichiarato Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – che continuerà il suo impegno per il restauro delle altre cere e il loro allestimento, a rotazione, nella nuova sala dedicata al Barocco. La donazione Ginori consentirà, infatti, di inserire un tassello mancante della produzione scultorea della Manifattura, arricchendo il nuovo allestimento di rari esemplari in cera in dialogo con bronzi, marmi, argenti e terrecotte del barocco romano e fiorentino, in una prosecuzione ideale della mostra del 2017 La Fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo Popolo di Statue, con un allestimento permanente che racconterà così al grande pubblico nel museo per eccellenza della scultura italiana il ruolo fondamentale che il Marchese Ginori ebbe anche nella trasformazione di una inventio scultorea in porcellana”.

“Il mio legame con l’arte risale alla passione che durante gli studi seppe infondermi la Professoressa Giovanna Gaeta Bertelà, e da allora l’amore per la cultura artistica, nelle sue diverse espressioni, ha contraddistinto tutta la mia vita, ispirando la tutela delle mie collezioni di famiglia, da cui provengono le cere che ho voluto donare al Bargello – racconta il marchese Lionardo Lorenzo Ginori Lisci –. Sono infatti legato a questo museo da un rapporto speciale, in virtù della personale amicizia con Beatrice Paolozzi Strozzi, con Paola D’Agostino e Dimitri Zikos: da qui la scelta, maturata insieme all’amico Fausto Calderai, di operare questa donazione, rafforzata dal brillante esito della mostra La fabbrica della Bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue, organizzata al Bargello nel 2017, la quale mi ha ulteriormente convinto che questa poteva essere la sede più indicata a ospitare le cere della collezione Ginori”.

“È un vero piacere presentare al pubblico le cere pervenute al Bargello grazie alla generosità dei Marchesi Ginori – commenta Marino Marini, curatore del Museo Nazionale del Bargello – Questo nobile gesto dà continuità a quella consolidata tradizione che vede collezionisti, studiosi e antiquari donare opere di loro proprietà, perpetuando una pratica auspicata già dall’apertura del museo nel 1865. Fu infatti in quell’occasione che i cittadini furono invitati a concedere per la mostra d’arte medievale, organizzata per il VI° centenario della nascita di Dante e la proclamazione di Firenze a capitale d’Italia, qualche opera in loro possesso “colla speranza che qualcuno fra essi o volesse dimenticarsi di possederle o che, ad incremento delle arti, con maggior generosità le donasse”. La volontà di offrire opere di proprietà privata al patrimonio pubblico denota una spiccata sensibilità e un forte senso civico che rimarrà testimoniato nel tempo”.

“La stato conservativo dei cinque modelli in oggetto si presentava con le medesime caratteristiche di degrado che accomunano tutti i modelli in cera provenienti dalla Manifattura Ginori – ha spiegato la restauratrice Francesca Rossi. Il primo intervento di restauro è stata la spolveratura e la pulitura, successivamente si è proceduto al consolidamento dei sollevamenti tra cera e gesso con l’immissione di resina epossidica elastica tra gesso e cera. La stessa resina, addizionata con silice micronizzata è stata utilizzata per l’incollaggio dei frammenti più voluminosi. In seguito, sono stati posizionati nella loro ubicazione originale i frammenti erranti fratturati”.