La subcultura della violenza anche nel luogo di dolore


12 mila casi di violenza in ambito sanitario, due professionisti picchiati allo Iazzolino: la subcultura della violenza anche nel luogo di dolore

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Due professionisti picchiati allo Iazzolino, ospedale cittadino vibonese, una donna del pronto soccorso e operatore sanitario. Se n’è parlato all’Istituto Italiano di criminologia di Vibo, con esponenti del mondo sanitario, politico e la presenza del Procuratore della città.

Un argomento, quello su ciò che è accaduto all’interno del nosocomio cittadino, la settimana scorsa, che ha scosso la città. Ma ha rimesso anche in discussione un incentivo di cui si deve al più presto mettere mano attraverso la legge 113 del 2020 sulla sicurezza delle professioni sanitarie e socio sanitarie. Infatti, la legge è stata istituita proprio perché spesso i medici che hanno subito maltrattamenti, non denunciavano.

Dopo l’apertura e la presentazione degli interventi fatta dal Rettore dell’Istituto Italiano di criminologia di Vibo Saverio Fortunato, Il sindaco Maria Limardo apre il dibattito e vuole “spezzare una lancia” a favore del malato che “subisce”. E, di chi non accetta lo stato in cui versa il loro caro e si scaglia contro il medico, paramedico di turno. E invoca più sanità ai cittadini, consapevole della falla del sistema. Ma afferma anche che: ” stiamo convocando un consiglio comunale aperto per discutere della problematica Iazzolino e tappare qualche falla del sistema”, grande solidarietà ai medici aggrediti ma di base c’è il problema sanità. L’ospedale Iazzolino deve essere messo al centro della discussione politica perché è punto di riferimento del territorio.

La presenza del commissario dell’A.S.P provinciale Giuseppe Giuliano, ha rassicurato un controllo permanente. Indebolisce la tesi “culturale”, che qualcuno ha rigettato confermando l’inasprimento degli animi per la situazione in cui versa la sanità . Ma si fionda sull’assenza di reclutare personale medico. E, “ la violenza non è mai una risposta”.

Mentre per il procuratore Camillo Falvo, la violenza, è uno spaccato della subcultura vibonese, ma anche quello che succede in altri posti, ai carabinieri, alle forze dell’ordine, ai sindaci. Sono necessari messaggi di legalità e rispetto delle persone. Precondizione quello del vivere civile. “Il mio lavoro è altro” afferma, ma dal suo osservatorio è pronto a coinvolgere associazioni per intervenire e cercare di arginare il fenomeno. “E’ necessario agire, assicurare servizi sanitari migliori e messi in evidenza gli aspetti dal punto di vista legislativo.”

Il primario del pronto Soccorso di Vibo Vincenzo Natale, ricalca sul problema violenza nel mondo sanitario: “E’ preoccupazione  nazionale!”, incalza il dottore Natale. “ Vibo, ha prodotto particolare recrudescenza con questi episodi.

Va fatta un’analisi del problema. Riguarda non solo l’utente, ma la società civile, il rapporto con la stampa, la struttura ospedaliera, i familiari il rapporto con la categoria avvocati. Ho proposto di aprire un tavolo tecnico per affrontare i problemi.  Con la legge del 2020 ci sono i fondi, ma esiste anche l’organizzazione di procedura penale, censimento, formazione e non per ultimo segnalare al ministero le aggressioni. Esiste una rilevazione statistica del 2019 che mette in evidenza che la violenza riguarda anche gli OSS.

L’aggressività avviene, dove c’è maggiore utenza di pubblico. Per la sicurezza, è un tassello del mosaico, non serve solo la guardia armata. La figura del poliziotto è un deterrente della sicurezza. Il commissario alla sanità deve prenderne  atto e porre soluzioni a queste criticità.”

La subcultura della violenza anche nel luogo di dolore

Due professionisti picchiati allo Iazzolino, ospedale cittadino vibonese, una donna del pronto soccorso e operatore sanitario

Il commissario, Giuseppe Giuliano porta le esperienze delle strutture sanitarie, “12 mila casi di violenza in ambito sanitario, 80 % donne”. E precisa alcuni aspetti diversi.” Alcuni fattori scatenanti che di sanitario hanno poco. Nel pronto soccorso la lista d’attesa è macchinoso. In cinque anni mi sono capitati tre casi confronto con i dati nazionali siamo bassi.”

Il sostegno ai colleghi arriva dal Presidente nazionale della federazione dell’ordine dei medici Anelli Filippo. “ Piena solidarietà della Federazione ai colleghi. Ogni violenza è una violazione dei principi fondamentali che garantiscono il vivere civile quello della sicurezza del posto di lavoro. In sanità, si occupano di malati la violenza su di loro ha poco significato.

La morte non viene accettata. I medici non possono proibire che questo può accadere. Grazie ai gruppi parlamentari abbiamo la legge, che tutela gli operatori sanitari, che sancisce il diritto dei medici ad essere tutelati. Aumentando pene e indica a magistrati che qualsiasi tipo (di pena) dovrà essere perseguita d’ufficio. State vicini ai vostri medici perché è la maniera per tutelare la vostra salute ma anche per tutelare l’intero sistema sanitario.”

Ada cosco