Sindrome Churg-Strauss: bene doppio dosaggio di mepolizumab


Sindrome Churg-Strauss: mepolizumab efficace a due dosaggi secondo i risultati di uno studio multicentrico osservazionale

Sindrome Churg-Strauss: mepolizumab efficace a due dosaggi secondo i risultati di uno studio multicentrico osservazionale

Mepolizumab, utilizzato ai due dosaggi mensili di 100 e 300 mg, sembra essere efficace nel trattamento della  granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA), nota anche come sindrome Churg-Strauss.

Queste le conclusioni di uno studio osservazionale multicentrico, riassunto ai nostri microfoni dal dott. Giacomo Emmi (Ricercatore Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Firenze) che ha coinvolto anche il nostro Paese, recentemente pubblicato su Arthritis & Rheumatology.

Lo studio è stato coordinato nel nostro Paese dal Gruppo di Studio Europeo sulla EGPA e rappresenta, ad oggi, la più grande casistica raccolta sull’impiego di questo farmaco nel trattamento di questa condizione.

Che cosa è la sindrome di Churg-Strauss
Si tratta  di una vasculite sistemica dei piccoli vasi che colpisce 10-15 persone su un milione. E’ una patologia infiammatoria sistemica caratterizzata dalla presenza di asma bronchiale, aumento consistente di eosinofili circolanti, ma anche da rinosinusite cronica e infiltrati polmonari fugaci, interessamento del sistema nervoso periferico, della cute, del cuore, dei reni e del tratto gastroenterico.  Tra i pazienti affetti da questa condizione clinica esiste anche in sottogruppo di pazienti con positività agli anticorpi citoplasmatici anti-neutrofili (ANCA+).

La sindrome è dovuta a una disregolazione del sistema immunitario caratterizzata da un alterato rapporto tra linfociti T ed eosinofili. Questi ultimi risultano pertanto aumentati di numero, attivati e soprattutto in grado di raggiungere gli organi bersaglio e provocare il danno mediante la liberazione di proteine citotossiche.

Razionale e disegno dello studio
I glucocorticoidi (GC), da soli o in combinazione con gli immunosoppressori convenzionali, rimangono ancora oggi la pietra miliare del trattamento dell’EGPA. Tuttavia, molti pazienti trattati vanno ancora incontro a recidive di vasculite, asma cronico dipendente da GC e rinosinusite. Di qui gli sforzi della ricerca farmacologica per trovare trattamenti alternativi a questa condizione.

“Mepolizumab – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio – è un anticorpo monoclonale avente come bersaglio terapeutico IL-5, una citochina coinvolta nella maturazione, differenziazione e sopravvivenza degli eosinofili. (…) Il farmaco è attualmente approvato al dosaggio mensile di 100 mg sottocute per il trattamento dell’asma severo eosinofilico, e a 300 mg/mese per la sindrome ipereosinofilica (HES)”.

“Lo studio di fase 3 MIRRA – continuano – ha dimostrato l’efficacia di mepolizumab 300 mg/mese sottocute nel trattamento della EGPA recidivante o refrattaria e ha contribuito alla sua approvazione per questa indicazione da parte dall’ente regolatorio Usa nel 2017, mentre in Europa l’impiego per questa indicazione è off label. La recente pubblicazione di studi di piccole dimensioni ha documentato l’efficacia di questo trattamento nella EGPA al dosaggio mensile di 100 mg sottocute, soprattutto per il controllo della sintomatologia respiratoria. Fino ad ora, però, non erano stati messi a confronto i benefici e gli effetti collaterali dei due dosaggio per l’EGPA a coinvolgimento sistemico e respiratorio, lasciando ancora aperto il dibattito sul dosaggio ottimale di farmaco da utilizzare in questa condizione”.

Su questi presupposti è nato il nuovo studio, multicentrico e retrospettivo, che si è proposto di studiare l’efficacia (nella real world) e la sicurezza di mepolizumab al dosaggio di 100 e 300 mg/mese in un’ampia coorte di pazienti con EGPA residenti in 8 Paesi europei (Italia, Francia, Germania, UK, Russia, Spagna, Svizzera, Svezia).

Nello specifico, i ricercatori hanno valutato la risposta al trattamento da 3 a 24 mesi (T3-T24) dopo l’inizio del trattamento con il farmaco.

La risposta completa (CR) era definita sulla base del soddisfacimento dei seguenti criteri:
– Assenza di attività di malattia (Birmingham Vasculitis Activity Score, BVAS=0)
– Dose di prednisone < 4 mg/die

Tra gli outcome respiratori considerati vi erano l’asma e le riacutizzazioni di malattia a livello delle orecchie, del naso e della gola.

Risultati principali
I ricercatori hanno incluso 203 pazienti nello studio: 191 di questi erano stati sottoposti a dosaggio stabile (158 con mepolizumab 100 mg/mese, 33 con mepolizumab 300 mg/mese).

Tre settimane dopo l’inizio del trattamento con mepolizumab, 25 pazienti (12,3%) hanno raggiunto la CR. I tassi di raggiungimento della CR sono aumentati al 30,4% e al 35,7%, rispettivamente, 12 e 24 settimane dopo l’inizio del trattamento ed erano paragonabili tra i due dosaggi utilizzati.

Mepolizumab, inoltre, ha indotto una riduzione significativa del punteggio BVAS di attività di malattia, della dose di prednisone e della conta eosinofilica da 3 a 24 settimane dopo l’inizio della terapia, in assenza di differenze significative tra i due dosaggi utilizzati.

Passando alla safety, 82 pazienti (40,4%) sono andati incontro a riacutizzazioni asmatiche [57/158 (36%) al dosaggio di 100mg/4 mese; 17/33 (52%) al dosaggio di 300mg/4 mese].

Il 15,3% del campione (31 pazienti) ha sperimentato manifestazioni di pertinenza otorinolarigoiatrica.
Il 21,7% dei pazienti della coorte (n=44) è andato incontro ad eventi avversi (AE), nella maggior parte dei casi di entità non grave.

Riassumendo
In conclusione, i risultati di questo ampio studio real-world europeo hanno mostrato che mepolizumab è associato con un controllo efficace sia delle manifestazioni sistemiche che di quelle respiratorie di EGPA, il tutto con un buon profilo di safety.

Inoltre, lo studio suggerisce come il dosaggio di mepolizumab pari a 100 mg/mese sottocute possa rappresentare un valore posologico accettabile per i pazienti con EGPA e un’alternativa valida al dosaggio già approvato da Fda per questa indicazione terapeutica (300 mg/mese).

A questo punto è opportuna l’implementazione di un trial clinico randomizzato, avente lo scopo di mettere a confronto l’efficacia e la sicurezza di questi due regimi di trattamento per la EGPA, valutando l’efficacia di un regime di titolazione della dose – da 100 a 300 mg/mese – da adottare nei casi risposta clinica insoddisfacente.

Bibliografia
Bettiol A et al. Mepolizumab for Eosinophilic Granulomatosis with Polyangiitis (EGPA): a European multicenter observational study. Arthritis & Rheumatology 2021. Leggi