Nel sistema planetario K2-290 due pianeti contromano


Il sistema planetario K2-290 ospita due esopianeti in orbita retrograda rispetto al senso di rotazione della stella madre: la scoperta pubblicata su Pnas

Nel sistema planetario K2-290 due pianeti contromano

È un sistema alquanto contorto, K2-290: è formato da tre stelle, attorno a una delle quali – la stella K2-290A – sono stati osservati orbitare due pianeti. L’aspetto più sorprendente è il moto retrogrado dei pianeti rispetto all’asse di rotazione della stella: quest’ultimo, rispetto al piano di rivoluzione dei suoi due pianeti, è infatti girato di 124 gradi. Il che significa che la stella ruota praticamente in senso contrario rispetto al moto dei pianeti.

Una configurazione a dir poco rara – sebbene non del tutto inedita – che pone interrogativi non semplici su cosa possa mai essere accaduto nel lontano passato di questo sistema planetario. Si suppone infatti che di norma una stella e il suo disco protoplanetario debbano essere inizialmente allineati, con l’equatore stellare parallelo al piano del disco, così come è avvenuto per il Sistema solare.

«Non è il primo caso noto di sistema planetario retrogrado, i primi sono stati scoperti oltre dieci anni fa. Ma in questo caso», sottolinea la prima autrice dello studio pubblicato su PnasMaria Hjorth, della Aarhus University (Danimarca), «pensiamo di sapere cosa possa aver causato il drastico disallineamento». E la spiegazione avrebbe a che fare con la presenza della altre due stelle del sistema, le due nane rosse K2-290B e K2-290C, la cui attrazione gravitazionale parrebbe aver inclinato fino quasi a ribaltarlo il disco protoplanetario.

I due pianeti in contromano, K2-290b e K2-290c (convenzione vuole che i pianeti si indichino con le lettere minuscole, a partire dalla ‘b’), sono il primo un sub-nettuniano con periodo orbitale di 9.2 giorni e il secondo un gioviano caldo con periodo di 48.4 giorni. L’orbita retrograda di K2-290c è stata scoperta misurando l’effetto Rossiter-McLaughlin sia al Telescopio nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf, alle Canarie, il 25 aprile 2019 con lo spettrografo Harps-N sia – circa due mesi più tardi, il 12 giugno 20129 – alle Hawaii, al telescopio giapponese Subaru, con lo spettrografo ad alta dispersione Hds. Allo spettrografo Espresso del Very Large Telescope dell’Eso, in Cile, si deve invece la misura dell’effetto Rossiter-McLaughlin sulla curva di velocità radiale dell’altro pianeta, K2-290b, compiuta il 20 luglio 2019.

«Il team danese ha potuto stanare il peculiare sistema planetario K2-290 grazie all’internazionalità del Tng. Esiste infatti un accordo fra il Tng e il Nordic Optical Telescope (Not), situato a poca distanza – sempre all’Osservatorio del Roque de los Muchachos, nell’Isola di La Palma – affinché i ricercatori italiani possano chiedere tempo al Not e quelli nordici al Tng», ricorda a Media Inaf Ennio Poretti, direttore del Telescopio nazionale Galileo. «Inoltre, il Tng offre tempo osservativo anche nell’ambito dell’accordo International Time Programme e Opticon». Ed è proprio nel quadro dell’accordo Tng-Not fra i due telescopi che il team guidato da Hjorth ha potuto compiere le misure con Harps-N.

Per saperne di più: