In Italia meno carne in tavola ma più animali macellati


In Italia si mangia meno carne ma si contano più animali macellati secondo un report che analizza la situazione dal 2009 al 2019

In Italia si mangia meno carne ma si contano più animali macellati secondo un report che analizza la situazione dal 2009 al 2019

L’associazione Essere Animali ha pubblicato un report che analizza la situazione dal 2009 al 2019: meno carne rossa ma più pollo e pesce. Crollano i consumi di carne di coniglio e cavallo, ma formaggi e uova ancora alti. Nel report “Dieci anno di zootecnia in Italia“, l’associazione Essere Animali ha mirabilmente analizzato e spiegato i dati che riguardano allevamento, macellazione e consumo di carne e derivati come latte, formaggio e uova nel nostro paese, dal 2009 al 2019, mostrando come l’Italia abbia in parte modificato le proprie abitudini alimentari, anche se a favore solo di alcune specie animali come bovini e suini e a discapito di polli e pesci.

“Non nascondiamo – afferma Essere Animali come riferisce l’Enpa -che, al momento di raccogliere questi dati, la nostra speranza fosse quella di riscontrare numeri in calo e per la maggior parte delle specie considerate ciò si è rilevato vero. In realtà però i dati sembrano raccontare due storie diverse: mentre è calata di 4,5 milioni di quintali (-11%) la carne prodotta nei macelli italiani (in linea con un calo riscontrato anche nelle importazioni), è aumentato di 37 milioni il numero di animali macellati nel nostro Paese. Come si spiega questa differenza? Il motivo è semplice: è calato il numero di animali macellati di grossa taglia mentre è aumentato quello di piccola taglia. Il pollo è l’animale di cui si registra un notevole aumento nel consumo mentre sono diminuite le macellazioni della maggior parte degli animali a carne rossa, il cui peso a individuo è superiore anche di cento volte rispetto a un singolo pollo.  Il numero di animali macellati è quindi aumentato, ma l’Italia oggi consuma meno carne (-5,4 kg), uova e latticini rispetto a dieci anni fa. E questo grazie a un insieme di fattori, come i crescenti appelli a un’alimentazione più attenta alla salute, ma anche per una maggiore consapevolezza e sensibilità rispetto alle condizioni in cui vengono allevati gli animali e all’impatto che questi prodotti hanno sull’ambiente”.

“E i metodi di allevamento stanno cambiando? A parte la graduale dismissione delle gabbie per le galline ovaiole, passate dal 75% al 55% della produzione totale – continua Essere Animali-  non si registrano cambiamenti significativi. Prendendo in mano i dati della produzione di tipo biologico, notiamo come ancora oggi questa tipologia rappresenti una nicchia inferiore al 1% per la maggioranza delle specie da carne (con unica eccezione nei bovini per cui il biologico inizia ad avere una percentuale più rilevante, pari al 6,7% nel 2019)”.