Fibrodisplasia ossificante: stop a studi su palovarotene


Fibrodisplasia ossificante progressiva, sospesi gli studi sul palovarotene per la scarsa probabilità che i trial raggiungano l’endpoint di efficacia

Fibrodisplasia ossificante progressiva, sospesi gli studi sul palovarotene per la scarsa probabilità che i trial raggiungano l'endpoint di efficacia

Stop, almeno per ora, agli studi sul farmaco palovarotene per la fibrodisplasia ossificante progressiva (FOP): l’ha annunciato il 24 gennaio scorso la società farmaceutica francese Ipsen. La decisione di sospendere il dosaggio dei pazienti riguarda lo studio globale di Fase III MOVE (in corso anche in Italia, presso il reparto Pediatria II – Malattie Rare del Gaslini di Genova, diretto dalla dr.ssa Maja Di Rocco) e 3 studi di estensione di Fase II.

La fibrodisplasia ossificante progressiva è una malattia ereditaria rara e gravemente invalidante causata da una mutazione nel gene ACVR1. La patologia è caratterizzata da ossificazione eterotopica, ovvero la formazione di osso al di fuori dello scheletro: nei muscoli, nei tendini o nei tessuti molli. Nella FOP, l’ossificazione eterotopica limita il movimento, bloccando le articolazioni e portando a una progressiva disabilità e ad un aumento del rischio di morte precoce.

Per la malattia non esistono, attualmente, farmaci approvati, ma il palovarotene è stato proposto come trattamento sperimentale per i pazienti con malattie ossee ultra rare e debilitanti, tra cui appunto la fibrodisplasia ossificante progressiva e gli osteocondromi multipli, nonché per altre condizioni come la sindrome dell’occhio secco. Il farmaco, un agonista del recettore gamma dell’acido retinoico, fino all’aprile 2019 era di proprietà di Clementia Pharmaceuticals, società acquisita da Ipsen.

La scelta di interrompere i trial sulla molecola è stata dettata dai risultati di un’analisi di futilità (ovvero l’incapacità di uno studio clinico di raggiungere i suoi obiettivi) condotta dal Comitato Indipendente per il Monitoraggio dei Dati (Independent Data Monitoring Committee, IDMC). Secondo questa analisi, è improbabile che lo studio di Fase III raggiunga il suo endpoint primario di efficacia: la variazione annuale del volume di ossificazione eterotopica rispetto a quello registrato dagli studi sulla storia naturale della malattia.

Ciò nonostante, nelle analisi preliminari post-hoc dello studio di Fase III sono stati osservati dei segnali incoraggianti di attività terapeutica: per questo motivo l’IDMC ha raccomandato di non interrompere il trial. Il Comitato, infatti, ha rilevato risultati molto disparati che precludono una conclusione certa sull’inutilità di questi studi, e ha sottolineato inoltre che il modello di protocollo pre-specificato potrebbe aver influito negativamente sull’analisi dell’efficacia e spostato le conclusioni statistiche da un beneficio terapeutico significativo a una dimostrazione di inutilità del trattamento.

Ipsen, dunque, condurrà un’ulteriore valutazione del set di dati completo e discuterà questi risultati con le autorità di regolamentazione per decidere il percorso da seguire. “Nonostante lo studio abbia raggiunto la futilità statistica pre-specificata, siamo incoraggiati dai risultati osservati nelle analisi preliminari post-hoc e non vediamo l’ora di discuterne il più rapidamente possibile con gli enti regolatori per determinare i prossimi passi del programma palovarotene”, ha affermato Aymeric Le Chatelier, Chief Executive Officer di Ipsen. “Riconosciamo con gratitudine il supporto e la fiducia dei pazienti, delle loro famiglie e degli operatori sanitari coinvolti in questi studi”.