Malattia di Crohn: nuovi dati su ustekinumab


Ustekinumab sicuro ed efficace nei pazienti con malattia di Crohn perianale secondo un nuovo studio presentato al Crohn’s and Colitis Congress

Malattia di Crohn, un gruppo di ricercatori è riuscito a identificare alcuni predittori di risposta a ustekinumab. I risultati al Congresso dell'American College of Gastroenterology

Ustekinumab si è mostrato sicuro ed efficace nei pazienti con malattia di Crohn perianale e che non riuscivano a raggiungere una risposta clinica utilizzando intervalli di somministrazione più ravvicinati nel tempo secondo alcuni dati presentati al Crohn’s and Colitis Congress.

“Il dosaggio standard di ustekinumab prevede una somministrazione ogni 8 settimane per la malattia di Crohn da moderata a grave, ma nella pratica del mondo reale molti medici utilizzano una distanza tra le dosi pari a 4 o 6 settimane nei pazienti che non soddisfano una risposta clinica”, ha evidenziato Jason Glass, del Southwestern Medical Center dell’Università del Texas.

Poiché ad oggi non esistono molti dati sulla risposta clinica variando la tempistica delle somministrazioni, gli autori hanno esaminato un sottogruppo di pazienti dosati ogni 6 o 4 settimane.

E’ stato condotto uno studio di coorte retrospettivo a centro singolo su 38 pazienti (età media, 38 anni) a cui è stato prescritto ustekinumab tra il 2016 e il 2019 ed in cui è stato valutato l’aumento della dose di ustekinumab per la malattia di Crohn luminale e perianale.

Come endpoint primari sono stati considerati: risposta clinica priva di steroidi, miglioramento oggettivo dell’attività della malattia in seguito a TC, risonanza magnetica o endoscopia; o la normalizzazione della proteina C-reattiva. L’outcome primario aggiuntivo era un miglioramento della malattia perianale.

Gli eventi avversi e la chirurgia correlata all’IBD erano endpoint secondari.
Lo studio comprendeva pazienti che avevano ricevuto una dose di ustekinumab aumentata da 90 mg per via sottocutanea ogni 8 settimane a ogni 4 o 6 settimane.
Più della metà dei pazienti (63%) aveva una malattia perianale attiva e il 65% dei pazienti era stato sottoposto a un precedente intervento chirurgico correlato alla IBD.

Diciotto pazienti hanno avuto una non-risposta primaria al dosaggio in etichetta.
Il 60% dei pazienti ha manifestato una risposta composita alla malattia. Il 60% dei pazienti (n=10) ha avuto una risposta senza il ricorso agli steroidi, il 73% ha avuto un miglioramento endoscopico (n=11), il 50% ha avuto un miglioramento radiologico (n=12) e il 27% ha avuto una normalizzazione della proteina C reattiva (n=33).

La metà dei pazienti (n=24) ha riscontrato un miglioramento della malattia di Crohn perianale.

“Abbiamo scoperto che l’escalation della dose era efficace sia nella malattia perianale che nel nostro esito composito; ciò potrebbe supportare l’escalation nel mondo reale del dosaggio di ustekinumab. Su altri biologici, come gli anti-TNF, ci sono più prove a supporto dell’escalation della dose, ma in futuro con l’arrivo di maggiori dati, l’escalation della dose di ustekinumab sarà probabilmente supportata nelle linee guida. Ciò fornisce ulteriori prove per usare ustekinumab anche per la malattia perianale.”, ha sottolineato Glass. Il 5% dei pazienti ha riferito di aver avuto un evento avverso, che Glass ha dichiarato simile ad altri studi e nessuno è stato considerato serio.

“La nostra coorte nel complesso è di 38 pazienti, non è un grande studio, ma in futuro prevediamo di espanderci in più centri per creare una popolazione più ampia “, ha concluso Glass.