HIV e paternità: nasce il progetto Sperm Positive


HIV: il progetto Sperm Positive avviato in Nuova Zelanda ha l’obiettivo di aiutare i pazienti ad avere figli senza alcuna trasmissione del virus grazie alle nuove terapie

HIV: il progetto Sperm Positive avviato in Nuova Zelanda ha l'obiettivo di aiutare i pazienti ad avere figli senza alcuna trasmissione del virus grazie alle nuove terapie

In Nuova Zelanda nasce “Sperm Positive”, la prima banca dello sperma da donatori sieropositivi all’HIV in cura con farmaci anti-retrovirali e quindi con carica virale talmente bassa da risultare ininfluente per un’eventuale trasmissione del virus. La notizia, uscita tra l’altro su Newsweek e sul sito della BBC, rappresenta, secondo i promotori del progetto, un passo avanti contro lo stigma subito dalle persone HIV-positive negli ultimi decenni.

Come è noto, infatti, la scoperta e l’utilizzo dei farmaci anti-retrovirali di ultima generazione nella terapia contro la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) ha mostrato una tale efficacia da riuscire ad azzerare in maniera costante la presenza del virus nel sangue dei pazienti. “La banca dello sperma di donatori HIV-positivi è uno strumento assolutamente sicuro dal punto di vista delle infezioni e della trasmissione del virus”, ha detto il dottor Mark Thomas, infettivologo alla Oakland University. “I pazienti in cura con questi farmaci mostrano nel sangue una presenza molto bassa di carica virale, o non ne mostrano alcuna, persino nelle secrezioni genitali, compreso lo sperma, e perciò non possono trasmettere l’infezione a nessuno”.

La missione che caratterizza il progetto Sperm Positive, che comprende la partecipazione delle organizzazioni Body Positive, New Zealand AIDS Foundation e Positive Women Inc, è racchiusa in una frase: “Oggi, le persone con HIV possono trasmettere a un bambino i loro occhi, i loro capelli, il loro modo di ridere, ma non possono trasmettergli il virus”. La banca ha già trovato i primi tre donatoriUno di loro è Damien Rule-Neal che a causa della malattia e della discriminazione subita, ha dovuto lasciare il suo lavoro di impiegato: “Vorrei che la gente sapesse che la vita non finisce con una diagnosi positiva all’HIV – ha spiegato – e che avere dei figli è una pratica assolutamente sicura, nel caso si assuma regolarmente la terapia”. Rule-Neal, a cui la sieropositività è stata diagnosticata nel 1999, è oggi in salute, sposato e con due bambini. I promotori di Sperm Positive ci tengono a specificare che il campo d’azione di questa banca non riguarda la fertilità ma soltanto la possibilità, per chi lo desidera, di mettere al mondo un figlio in condizioni di sieropositività.

Qualche giorno fa, il 1° dicembre, si è svolta come ogni anno la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Notevoli sono stati i passi avanti compiuti nella ricerca e nella terapia, persino con un caso di trapianto di midollo (il cosiddetto “paziente di Berlino”, Timothy Ray Brown) mentre sono in stato avanzato gli studi sul vaccino anti-HIV (clamorosa è stata la recente scoperta della ‘capacità profilattica’ del medicinale Truvada (tenofovir/emtricitabina), usato da tempo nei cocktail farmacologici indicati per le persone HIV-positive). Rimane comunque alto, nel mondo, il numero di infezioni da HIV, approssimativamente 38 milioni nel 2018, con un picco di 1 milione nella sola Russia, per quanto riguarda l’area europea.