Colite ulcerosa moderatamente o gravemente attiva con risposta negativa alla terapia convenzionale: il Chmp dell’Ema raccomanda l’approvazione di ustekinumab
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Dopo l’approvazione nel Crohn per ustekinumab adesso arriva anche il via libera del Chmp dell’Ema per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa (UC) moderatamente o gravemente attiva, che abbiano avuto una risposta inadeguata, hanno perso risposta o siano intolleranti alla terapia convenzionali (ad es. corticosteroidi o immunomodulatori) o biologiche (fattore di necrosi tumorale [TNF]-alfa antagonisti o vedolizumab) o hanno controindicazioni mediche a tali terapie.
Ustekinumab è il primo trattamento che mira selettivamente al percorso IL-12/IL-23, un importante obiettivo terapeutico per la colite ulcerosa.
La colite ulcerosa è una grave e cronica malattia infiammatoria immuno-mediata dell’intestino crampi addominali, che colpisce 2,6 milioni di persone in Europa, per la quale non esiste attualmente alcuna cura definitiva. I sintomi possono variare ma possono includere crampi addominali, diarrea sanguinosa e affaticamento, che possono essere dolorosi, imbarazzanti e debilitanti, con un onere significativo per le persone con questa condizione. Per un massimo di due terzi delle persone con UC, i trattamenti attuali non sono completamente efficaci o possono sorgere complicazioni.
Il Chmp ha adottato il parere sulla base dei dati del programma di sperimentazione della Fase 3 UNIFI.
Già nella seconda settimana di uno studio di induzione di otto settimane (UNIFI-I), una percentuale maggiore di pazienti che hanno ricevuto una singola dose di ustekinumab per infusione endovenosa (IV) non ha avuto emorragie o ha raggiunto la normale frequenza delle feci rispetto a quelli randomizzati al placebo. L’endpoint primario (remissione clinica come definito dallo scoreb di Mayo) e tutti gli endpoint secondari chiave erano significativi per l’ustekinumab vs. placebo (controllo della molteplicità).
Per la dose raccomandata di ustekinumab il 62% dei pazienti ha raggiunto la responsabilità clinica rispetto al 31% dei pazienti che ricevevano placebo (p<0,001) alla settimana 8. La dose raccomandata di ustekinumab è stata del 62% dei pazienti con placebo (p<0,001).
Tutti i pazienti che sono stati randomizzati nello studio di mantenimento di 44 settimane (UNIFI-M) sono stati rispondenti all’induzione di ustekinumab per via endovenosa. Tra i pazienti successivamente randomizzati per ricevere ustekinumab sottocutaneo (q8w o q12w), una percentuale significativamente maggiore ha raggiunto la remissione clinica rispetto ai primi soccorritori randomizzati al placebo.
L’effetto sostenuto dell’ustekinumab è stato osservato nei gruppi ustekinumab q8w e q12w rispetto al placebo (57,4% e 48,3% rispettivamente, vs. 35,4%, p<0,001 e p=0,010, rispettivamente), come misurato dalla remissione parziale durevole di Mayo (remissione parziale di Mayo a ≥ 80% di tutte le visite e all’ultima visita).
Ustekinumab ha dimostrato un profilo di sicurezza favorevole nelle UC dove gli studi dimostrano che il trattamento è ben tollerato.