Ancora troppi rischi per la salute con cibo dall’estero


Coldiretti: l’86% degli allarmi alimentari nel 2018 in Italia riguarda prodotti provenienti dall’estero. Nel carrello della spesa è anonimo un prodotto su quattro

Coldiretti: l'86% degli allarmi alimentari nel 2018 in Italia riguarda prodotti provenienti dall'estero. Nel carrello della spesa è anonimo un prodotto su quattro

Con l’86% degli allarmi alimentari scattati in Italia nel 2018 che dipende da prodotti stranieri occorre estendere al più presto l’obbligo di indicare l’etichetta di origine a tutti gli alimenti in commercio per evitare psicosi nei consumi e confinare più rapidamente l’emergenza.

E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nella relazione all’Assemblea nazionale in riferimento all’ultima emergenza Listeria con il ritiro di verdure surgelate a rischio in Italia ed in tutta Europa.

Nel primo semestre del 2018 in Italia si sono verificate 222 emergenze alimentari secondo il sistema di allerta rapido comunitario (Rasff) soprattutto per la presenza di microrganismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, infestazione parassiti o corpi estranei su alimenti provenienti in quasi 9 casi su 10 dall’estero.

Nonostante i passi in avanti permangono purtroppo ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano gli scandali alimentari degli ultimi anni che si sono propagati rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza: dal latte per i bambini in polvere francese contaminato da salmonella alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino agli ultimi casi di Listeria.

Una emergenza in tutta Europa che ha provocato vittime e che sembra riguardare in Italia alcune confezioni vendute a marchio Findus che ha ricevuto la segnalazione da parte dell’azienda belga fornitrice Greenyard per una possibile contaminazione che potrebbe essere dovuta a verdure e mais prodotti in uno stabilimento in Ungheria.

“Le maggiori preoccupazioni per la salute – precisa Moncalvo – sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro”.

“L’esperienza di questi anni – sostiene Moncalvo – dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in indicare in etichetta l’origine dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti ma anche la necessità di togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano i prodotti dall’estero per consentire interventi rapidi e mirati”.

Nonostante i passi in avanti oggi ancora un prodotto su quattro nel carrello della spesa non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta. Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o per gli ortaggi conservati, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari anche promuovendo una profonda revisione delle norme comunitarie.

Proprio per questo la Coldiretti ha avviato una raccolta firme sulla petizione #stopcibofalso per chiedere che i consumatori abbiano la possibilità di conoscere da dove arriva il cibo che portano in tavola.

“Un segnale positivo in questa direzione – conclude Moncalvo – giunge dal Commissario Ue per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis il quale ha dichiarato di ritenere maturi i tempi per affrontare la questione dell’etichettatura con l’indicazione dell’origine dei prodotti agricoli a livello europeo”.