Con la tassa sugli affitti brevi 30mila annunci Airbnb disattivati


Airbnb chiede al Consiglio di Stato di riformare con urgenza la decisione del Tar. Il Codacons interviene nel giudizio a sostegno dell’azienda

Trentamila annunci di case in affitto tramite Airbnb disattivati in Italia dopo l’entrata in vigore della tassa sugli affitti brevi e sanzioni per complessivi 180 milioni di euro in capo all’azienda che ora è pronta a dare battaglia

Trentamila annunci di case in affitto tramite Airbnb disattivati in Italia dopo l’entrata in vigore della tassa sugli affitti brevi e sanzioni per complessivi 180 milioni di euro in capo all’azienda per non aver versato gli importi dovuti in attesa della decisione di merito del Tar Lazio.

Questi i dati che emergono da una istanza presentata dai legali di Airbnb al Consiglio di Stato lo scorso 28 aprile, in cui si chiede di annullare con urgenza la sentenza del Tar del Lazio del 18 ottobre 2017 che aveva respinto il ricorso dell’azienda contro la tassa introdotta in Italia in base alla quale gli intermediari immobiliari – portali online o agenzie tradizionali attive nel mercato degli affitti turistici – devono raccogliere le tasse dovute dai proprietari di casa e trasmettere i relativi dati all’Agenzia delle Entrate.

Ne dà notizia il Codacons, intervenuto nel giudizio dinanzi al Consiglio di Stato a sostegno delle ragioni di Airbnb, in quanto la tassa in questione crea disparità di trattamento tra operatori del settore e crea distorsioni del mercato e delle tariffe a danno degli utenti finali.

Come si ricorderà il Consiglio di Stato lo scorso 13 dicembre aveva ordinato al Tar di discutere nel merito e in tempi rapidi le questioni sollevate da Airbnb sula tassa sugli affitti brevi, ritenendo “meritevoli di un attento apprezzamento” i rilievi sollevati dall’azienda. Anche l’Antitrust aveva evidenziato effetti distorsivi della concorrenza derivanti dall’introduzione dei suddetti obblighi in danno di Airbnb e a vantaggio degli altri operatori che, pur svolgendo il medesimo servizio, sono esonerati da ogni forma di onere nel pagamento dell’imposta da parte dei locatori.

Ad oggi, tuttavia, l’udienza di merito dinanzi al Tar è stata fissata solo per il prossimo 17 ottobre 2018, una data che rischia di arrecare danni economici ingenti ad Airbnb.

Scrive infatti l’azienda nell’istanza presentata ora al Consiglio di Stato: “30.000 annunci (una volta attivi) disattivati nel periodo successivo all’entrata in vigore della disciplina normativa qui in rilievo e del provvedimento impugnato. Ciò a riprova della elevatissima incidenza pregiudizievole del provvedimento e della disciplina normativa qui in oggetto sulla capacità competitiva e sullo stesso equilibrio finanziario e contabile della parte ricorrente […]. Nella situazione processuale venutasi a delineare in conseguenza dell’impossibilità di fissare immediatamente l’udienza di trattazione del merito del ricorso, le società ricorrenti sono “condannate” alla inottemperanza della disciplina normativa qui in discussione e dunque all’applicazione di sanzioni idonee a compromettere la stessa permanenza di Airbnb nel mercato italiano […] per un importo complessivo pari a circa € 180 milioni”.

Il Codacons è intervenuto dinanzi al Consiglio di Stato a sostegno delle tesi di Airbnb, ritenendo la tassa sugli affitti brevi un balzello creato ad hoc per colpire l’azienda, con ripercussioni sul fronte della concorrenza e degli utenti i quali subirebbero una riduzione dell’offerta sul mercato dei pernottamenti a fini turistici, dall’altro un rincaro delle tariffe praticate dagli operatori Airbnb attivi in Italia.