Accordo CETA: oltre duemila comuni contrari


Salgono a 2400 le amministrazioni comunali che dicono no al trattato tra Unione europea e Canada

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Il CETA dà il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti italiani come ad esempio il parmesan

ROMA – Si allarga il fronte dei contrari al CETA, l’accordo per gli scambi commerciali tra Unione europea e Canada. “Contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia è in atto una vera rivolta popolare che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 18 province, 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine”.

È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell’incontro CETA: impatti e implicazioni per occupazione e ambiente in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare #NoCeta. Una opposizione trasversale come dimostra anche l’inedita ed importante alleanza tra diverse organizzazioni: Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch.

“Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele” denuncia la Coldiretti.

“Ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – sottolinea la Coldiretti – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni”.

Secondo la Confederazione su un totale di 292 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato. “Il CETA uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia”.

“E pesa anche – conclude la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia”.