Siria, il Parlamento europeo valuta opzioni per la fine della guerra


Martedì in Aula discussione con l’Alto rappresentante per gli affari esteri Federica Mogherini

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La distruzione della città siriana di Deir Ezzor

STRASBURGO – L’Unione europea è pronta a fare la sua parte per porre fine alla guerra che da più di sei anni insanguina la Siria. Sul conflitto, dopo la presunta strage con armi chimiche e l’intervento americano con il lancio di missili verso una base siriana, è calato di nuovo il silenzio.

A riaccendere i riflettori sulla crisi siriana sarà martedì prossimo il Parlamento europeo: in Aula è prevista una discussione con l’Alto rappresentante per gli affari esteri, Federica Mogherini. Una risoluzione sarà poi votata giovedì.

L’Europarlamento è chiamato a confrontarsi sui metodi e le misure per porre fine alla guerra in Siria, la peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale: tra i temi caldi il futuro del presidente siriano Bashar al-Assad, le sfide della Conferenza di pace dell’ONU, la riconciliazione del Paese e una transizione politica credibile.

L’Unione europea, infatti, è uno dei donatori principali alla crisi in Siria, con oltre 9,4 miliardi di euro in aiuti umanitari ed economici. Questi ultimi includono operazioni d’emergenza, fornitura di acqua potabile, aiuti sanitari, rifugio e cibo ai rifugiati in Siria e nei Paesi confinanti, come Libano, Giordania, Egitto e Turchia.

Lo scorso Marzo l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’UE, Federica Mogherini, ha presentato “una comunicazione congiunta” sulla strategia UE in Siria. Tale strategia mira a definire il potenziale contributo dell’UE nell’assicurare una soluzione politica duratura al conflitto, in linea con il quadro concordato dalle Nazioni Unite, nonché ad aiutare la costruzione di una stabilità e a sostenere la ricostruzione una volta che una transazione politica credibile sarà avviata.

Dal 2011, il conflitto in Siria ha causato quasi mezzo milione di vittime e oltre 11 milioni di siriani sono stati costretti a fuggire dalle loro case.