Missili americani contro una base aerea in Siria, alta tensione tra Usa e Russia


Tomahawk lanciati dal Mediterraneo contro una struttura militare a Shayrat: rabbia del Cremlino che parla di aggressione

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Nella foto diffusa dal Pentagono il lancio dei missili dalle portaerei del Mediterraneo

NEW YORK – Nella notte decine di missili Tomahawk lanciati dalle portaerei americane nel Mediterraneo sono piovuti dal cielo su una base aerea siriana. È la risposta, preannunciata ieri dal presidente Usa Donald Trump, al presunto attacco con armi chimiche avvenuto a Khan Sheikhoun, nella provincia siriana di Idlib.

La Casa Bianca fin da subito ha attribuito la responsabilità dei tragici fatti di Khan Sheikhoun alle forze governative siriane del presidente Bashar al Assad, nonostante Damasco e l’alleato russo abbiano negato.

Così, dopo aver spiegato al mondo che avrebbe agito anche senza il via libera dell’Onu (dove peraltro non è stata approvata una risoluzione proposta da Usa, Francia e Gran Bretagna) Trump è passato dalle parole ai fatti.

I missili Tomahawk, almeno una sessantina, hanno colpito la base siriana di Shayrat, 38 chilometri a Sud di Homs. Da qui, secondo gli Stati Uniti, sarebbe partito l’attacco con armi chimiche dei giorni scorsi.

Secondo il governatore della provincia di Homs, citato da diversi media internazionali, il bombardamento avrebbe provocato anche alcune vittime tra soldati e civili.

Quel che è certo è che l’attacco con i missili Tomahawk ha scatenato l’immediata reazione della Russia, alleata di Damasco nel conflitto che dal 2011 insanguina il Paese mediorientale.

Viktor Ozerov, presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio federale russo ha affermato che Mosca chiederà una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu e che l’attacco missilistico è “un atto di aggressione contro uno stato dell’Onu”.

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha utilizzato parole simile, come riferito dal suo portavoce Dmitri Peskov. Secondo Putin il lancio dei missili contro la base siriana “è una violazione della legge internazionale. Quello degli Stati Uniti è un atto di aggressione contro uno Stato sovrano”.

Pieno sostegno all’azione americana, che Washington avrebbe annunciato alla Nato e ai Paesi Ue, è stata espressa in una nota congiunta da Francia e Germania, attraverso il presidente François Hollande e la cancelliera Angela Merkel.

“L’azione ordinata questa notte dal presidente americano Donald Trump è una risposta motivata a un crimine di guerra” ha affermato il premier italiano, Paolo Gentiloni.

Il Presidente del Consiglio ha spiegato di aver parlato al telefono anche con Hollande e Merkel: “C’è un impegno comune dell’Europa a riprendere il negoziato e trovare una soluzione politica della crisi siriana. Sono convinto che l’azione di questa notte possa accelerare un negoziato politico” ha aggiunto.

La crisi siriana inevitabilmente sarà anche al centro dei colloqui tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Putin in occasione della visita a Mosca del Capo dello Stato.

Accompagnato dal Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Vincenzo Amendola, Mattarella sarà nella capitale russa dal 10 al 13 Aprile prossimi.

“Il colloquio tra i due Capi di Stato consentirà di discutere le più importanti questioni delle relazioni bilaterali e dell’agenda internazionale” specifica in una nota il Quirinale.

Nel corso della visita il Mattarella incontrerà anche il Primo Ministro Dmitrij Medvedev e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill.