Regolamento di Dublino, modifiche di Bruxelles non piacciono al M5s


L’eurodeputata pentastellata Laura Ferrara: “Le proposte non vanno nella giusta direzione”

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Il numero di migranti sbarcati in Italia l’anno scorso ha superato quello del 2015

ROMA – Per fronteggiare l’emergenza migranti l’Unione europea sta valutando la revisione del regolamento di Dublino. Il sistema stabilisce i criteri e i meccanismi per determinare quale Stato membro sia responsabile dell’accoglienza di chi sbarca.

In particolare il Trattato di Dublino prevede che a farsi carico dei migranti sia lo Stato membro in cui questi approdano e vengono, obbligatoriamente, registrati.

Con l’emergenza sbarchi del 2015 e, in misura ancora maggiore, dell’anno scorso i Paesi “di frontiera” come Italia e Grecia hanno ribadito la necessità di modifiche al regolamento. Il trend dell’accoglienza nel nostro Paese, al riguardo, è emblematico con oltre 170mila migranti accolti nel 2016 a fronte dei 66mila del 2014.

Il tema è approdato anche al Parlamento Europeo, dove si è aperto il dibattito sulla modifica delle regole di Dublino.

Gli eurodeputati del Movimento 5 stelle hanno parlato di “sistema fallimentare che necessita di una profonda revisione, ma la proposta della Commissione non va nella giusta direzione”.

“Tutta la poca flessibilità che l’attuale sistema aveva è stata rimossa e manca una reale suddivisione delle responsabilità tra gli Stati membri” ha dichiarato Laura Ferrara, eurodeputata pentastellata e vicepresidente della commissione Affari Giuridici.

Nel nuovo sistema la parola chiave deve essere solidarietà. Sono d’accordo sulla necessità di introdurre un meccanismo automatico e vincolante per tutti gli Stati membri di ricollocazione dei rifugiati, che non richieda voti in Consiglio per essere attivato. Tuttavia tale meccanismo non si deve applicare solo in situazioni di forte afflusso, ma anche in situazioni di normale amministrazione”, ha aggiunto la relatrice ombra della proposta di modifica del regolamento di Dublino.

Il criterio che attribuisce la responsabilità allo Stato membro di primo ingresso va rimosso in quanto è stato la ragione del collasso dell’intero sistema. Nonostante questo, la Commissione lo ripropone come principale criterio per la determinazione della responsabilità. Il criterio principale deve essere il ricongiungimento familiare: lo Stato membro responsabile deve essere quello in cui il richiedente ha legami famigliari”, conclude l’eurodeputata.