Recensione La La Land: un film d’evasione per palati fini


ROMA – La La Land è un film per cinefili. Per chi adora il cinema anni ‘50, patinato ed elegante. Per chi non vive senza citazioni – qui ce ne sono tante: da “Cantando sotto la pioggia” a “Un americano a Parigi” dal ballo di Astaire-Rogers a Gene Kelly, fino a “Casablanca” e “West Side Story” – oppure per chi sogna di camminare negli Studios di Hollywood, passando da un set all’altro.

“La La Land” ha ottenuto 14 nomination agli Oscar 2017

La La Land diretto da Damien Chazelle e candidato a 14 premi Oscar, è cinema allo stato puro, senza tempo. Non si riesce a capire in che epoca siamo – anni ‘50, ‘80, poi spuntano i cellulari, ma anche l’arredamento anni ‘60 – forse perché non ha importanza. L’amore, i sogni da realizzare, le delusioni e poi la crescita non hanno un tempo, sono figli di ogni epoca.

La coppia che regge tutto è formata da Emma Stone e Ryan Gosling: lei è un’aspirante attrice che fa la cameriera, lui un pianista duro e puro che vuole salvare la musica che sta morendo, il jazz, nella città dei sogni, Los Angeles. Si scontrano, s’incontrano, si amano, si sostengono per realizzare le loro aspirazioni, anche a costo di consumare un amore e di alimentare il rimpianto per il passato. Proprio Los Angeles è la terza protagonista del film, in poche altre occasioni è apparsa così bella e caratteristica. Dopotutto L.A. non è New York e questo li cinema glielo fa pesare. Ma non Chazelle, che la dipinge con il cielo viola e una bellezza da cartolina.

La scelta del musical rende originale il racconto della storia, che senza una grande regia sarebbe stata banale. Ma tutto è confezionato alla perfezione: dalla chiassosa e corale scena iniziale con un infinito piano sequenza, alla fine decisamente più intima e solitaria. Insomma, un film d’evasione ma per palati fini.

Chi merita l’Oscar nel film:

I vestiti di Emma Stone

Los Angeles e l’osservatorio Griffith

La fotografia

La regia straordinaria

I due attori che hanno gestito bene l’intero film