Sclerosi multipla, buon controllo delle ricadute con ocrelizumab


Sclerosi multipla, i dati di un nuovo studio multi-registro evidenziano il superiore controllo delle ricadute con ocrelizumab

duchenne

Ocrelizumab, un anticorpo monoclonale che colpisce le cellule B CD20+, è stato valutato utilizzando i dati real-world provenienti da tre grandi registri di sclerosi multipla: MSBase, OFSEP e il Registro danese sulla SM.

L’analisi ha confrontato i pazienti trattati con ocrelizumab con quelli in terapia con fingolimod (2.600 vs. 4.103 pazienti), natalizumab (3.197 vs. 2.437 pazienti) e alemtuzumab (2.960 vs. 644 pazienti), tutti con almeno sei mesi di trattamento e follow-up.

Nel confronto con fingolimod, i tassi di ricaduta erano significativamente più bassi nei pazienti trattati con ocrelizumab (0,06 vs. 0,14; p<0,001). I pazienti in terapia con fingolimod avevano più del doppio del rischio di ricaduta (HR 2,26; IC 95% 1,98–2,58), un rischio più elevato di peggioramento associato a ricadute e una probabilità minore di miglioramento della disabilità.

Rispetto a natalizumab e alemtuzumab, ocrelizumab ha mostrato anch’esso tassi di ricaduta inferiori (0,07 vs. 0,10 e 0,12 vs. 0,18, rispettivamente; entrambi p<0,001). Inoltre, ocrelizumab ha ridotto il rischio di peggioramento associato a ricadute rispetto a natalizumab, mentre non sono state osservate differenze significative rispetto ad alemtuzumab.

La prima autrice dello studio, dottoressa Izanne Roos, ha commentato: «Sebbene le differenze tra ocrelizumab e natalizumab o alemtuzumab siano risultate statisticamente significative, l’entità era modesta. Per esempio, si osservava circa una ricaduta in meno ogni 33 anni-paziente nel confronto tra natalizumab e ocrelizumab. Queste differenze erano più marcate nei pazienti con attività recente di malattia, con precedenti fallimenti terapeutici o non naïve al trattamento».

I dati sugli eventi avversi non erano disponibili in modo uniforme nei registri. Come proxy di tollerabilità, lo studio ha quindi analizzato la persistenza in trattamento: solo l’8% dei pazienti in terapia con natalizumab e il 6% di quelli con ocrelizumab hanno interrotto la terapia per scarsa tollerabilità, suggerendo che entrambi i farmaci sono generalmente ben tollerati.

Nonostante la riduzione costante delle ricadute e del peggioramento associato a ricadute con ocrelizumab, non sono emerse differenze significative rispetto agli altri farmaci ad alta efficacia per quanto riguarda la progressione indipendente dall’attività di ricaduta (PIRA) o il miglioramento della disabilità.

«Questi risultati suggeriscono che potremmo aver raggiunto un “tetto massimo” di beneficio sulla disabilità ottenibile sopprimendo le sole ricadute, evidenziando l’urgenza di sviluppare trattamenti in grado di colpire anche la progressione indipendente dalle ricadute», ha concluso la dottoressa Roos.

Conclusioni
Lo studio real-world conferma l’efficacia di ocrelizumab nel ridurre in modo significativo le ricadute rispetto ad altri trattamenti ad alta efficacia, in particolare fingolimod. Tuttavia, l’assenza di differenze sostanziali nella progressione silente e nell’accumulo di disabilità rafforza l’idea che la soppressione delle ricadute, per quanto importante, non sia sufficiente da sola a modificare in profondità la storia naturale della SM.

Questi risultati orientano la ricerca verso nuove terapie capaci di affrontare i processi neurodegenerativi e i meccanismi che guidano la progressione indipendentemente dall’attività infiammatoria, con l’obiettivo di migliorare gli esiti a lungo termine e la qualità di vita delle persone con SM.

Bibliografia:

Roos I. Real-world effectiveness of ocrelizumab in multiple sclerosis: a multiregistry observational cohort study. Presented at ECTRIMS 2025, Barcelona, Spain.