Sclerosi multipla: ozanimod migliora la velocità di elaborazione cognitiva


I disturbi cognitivi compaiono precocemente nella sclerosi multipla (SM) e rappresentano uno degli aspetti più invalidanti della malattia

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I disturbi cognitivi compaiono precocemente nella sclerosi multipla (SM) e rappresentano uno degli aspetti più invalidanti della malattia. Tra questi, il rallentamento della velocità di elaborazione delle informazioni è considerato un segno clinico rilevante e impattante sulla qualità di vita. Comprendere se le terapie modificanti la malattia siano in grado di stabilizzare o addirittura migliorare la funzione cognitiva è quindi un obiettivo cruciale della ricerca.

Lo studio ENLIGHTEN: disegno e obiettivi
ENLIGHTEN è uno studio di fase IIIb, monocentrico e in corso, che valuta l’efficacia e la sicurezza di ozanimod (Zeposia), un modulatore orale del recettore della sfingosina-1-fosfato (S1P), in pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente (RMS) nelle fasi iniziali.

Avviato nel 2020, il trial coinvolge 185 pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di ozanimod 0,92 mg. L’analisi presentata al congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS si basa sui dati raccolti fino a febbraio 2023. L’end point primario è la variazione delle prestazioni al Symbol Digit Modalities Test (SDMT), considerato un indicatore sensibile e affidabile della velocità di elaborazione cognitiva.

Miglioramenti clinicamente significativi
Dopo un anno di trattamento, quasi la metà dei pazienti (47,4%) ha mostrato un miglioramento clinicamente significativo, definito come un aumento di almeno 4 punti o del 10% rispetto al punteggio basale dello SDMT. Un altro 25,9% dei partecipanti ha mantenuto stabile la propria funzione cognitiva, mentre il 26,7% ha registrato un peggioramento.

“Il deficit cognitivo compare presto nella SM ed è uno dei sintomi più invalidanti”, ha spiegato Robert Naismith, della Washington University di St. Louis, presentando i dati. “Dimostrare che una terapia modificante la malattia può stabilizzare o addirittura migliorare le performance cognitive è molto importante per la qualità di vita dei pazienti.”

Un farmaco già noto, con nuove prospettive
Ozanimod è stato approvato per la RMS nel 2020 sulla base degli studi registrativi SUNBEAM e RADIANCE, che lo hanno confrontato con interferone beta-1a. In SUNBEAM, un miglioramento nei punteggi SDMT era già stato osservato come endpoint secondario. Da qui la decisione di inserire il test come obiettivo primario nello studio ENLIGHTEN, focalizzato su pazienti con diagnosi recente.

Il farmaco, oltre alla SM, è autorizzato anche per il trattamento della colite ulcerosa.

Altri dati clinici e di sicurezza
Nel primo anno di osservazione, i partecipanti hanno mostrato un basso livello di attività clinica e radiologica della malattia. Il tasso annualizzato di ricaduta è stato di 0,2 e oltre il 90% dei pazienti era libero da lesioni captanti gadolinio alla risonanza magnetica dopo 12 mesi.

Gli eventi avversi emersi sono stati in linea con quanto già noto dagli studi di fase III. L’infezione da COVID-19 è stata la più frequente, senza però alterare in modo sostanziale il profilo di sicurezza del trattamento.

Implicazioni e prospettive future
Questi risultati suggeriscono che iniziare precocemente ozanimod può migliorare la velocità di elaborazione cognitiva in una quota significativa di pazienti. Rimane da chiarire quanto tali benefici si manterranno nel tempo e se potranno tradursi in un rallentamento del declino cognitivo a lungo termine.

“È un segnale incoraggiante – ha sottolineato Naismith – ma sarà fondamentale osservare come evolveranno i dati nei prossimi anni, quando disporremo di un follow-up più esteso.”

Lo studio ENLIGHTEN continuerà a fornire informazioni preziose non solo sull’efficacia cognitiva del farmaco, ma anche sul suo impatto complessivo nel trattamento precoce della SM.