Malattia di Crohn della pouch: ustekinumab e vedolizumab ottime opzioni di cura


Ustekinumab e vedolizumab si sono dimostrati sicuri ed efficaci nel trattamento della malattia di Crohn della pouch, una complicanza che interessa circa il 10% dei pazienti

dieta di esclusione calprotectina nutrizione enterale infliximab malattia di crohn fistole escherichia coli

Secondo i risultati di uno studio, condotto in una delle più ampie coorti di pazienti valutate finora, ustekinumab (UST) e vedolizumab (VDZ) si sono dimostrati sicuri ed efficaci nel trattamento della malattia di Crohn della pouch, una complicanza che interessa circa il 10% dei pazienti sottoposti a IPAA ed è tra le principali cause di fallimento della pouch. Lo studio è stato pubblicato su Inflammatory Bowel Diseases.

“La malattia di Crohn della pouch refrattaria è stata storicamente trattata con terapie anti-TNF,” ha spiegato Sunhee Park, autrice principale dello studio e professore associato di medicina alla University of California, Irvine School of Medicine. “Il nostro studio ha dimostrato che sia ustekinumab sia vedolizumab rappresentano valide opzioni terapeutiche per questa malattia e possono essere considerate tra le scelte disponibili.”

Park ha inoltre sottolineato che lei e i suoi colleghi sono stati motivati a condurre questa ricerca dalle limitazioni nelle opzioni terapeutiche e dalle scarse linee guida specifiche per questa condizione.
“Gli studi clinici progettati per valutare nuove terapie farmacologiche tendono solitamente a escludere i pazienti con anastomosi ileo-pouch-anale o con pouchite; per questo motivo è difficile reperire studi prospettici rigorosi applicabili alla nostra popolazione di pazienti,” ha dichiarato. “Abbiamo bisogno di maggiori indicazioni su come trattare in modo efficace la malattia di Crohn della pouch.”
Fino al 30% dei pazienti con colite ulcerosa (UC) richiederà, nel tempo, una colectomia a causa di malattia refrattaria al trattamento medico o per displasia. La maggior parte di questi pazienti verrà successivamente sottoposta ad anastomosi ileo-pouch-anale (IPAA).

La pouchite rappresenta una complicanza comune, che può verificarsi nel 50%-80% dei pazienti con IPAA; tra questi, il 10%-15% sviluppa una pouchite cronica antibiotico-dipendente o refrattaria. Circa il 3%-17% dei pazienti sottoposti a IPAA sviluppa, o viene successivamente diagnosticato, un fenotipo simile alla malattia di Crohn (CD) della pouch mesi o anni dopo l’intervento, nonostante una diagnosi preoperatoria di UC.

Le caratteristiche diagnostiche della CD della pouch non sono ancora completamente definite; tuttavia, tra le manifestazioni più comunemente osservate nei pazienti che ricevono successivamente una diagnosi di malattia di Crohn vi sono: infiammazione della pouch resistente alla terapia antibiotica, infiammazione dell’ileo pre-pouch (ansa afferente), malattia stenosante della pouch, malattia fistolizzante che coinvolge la regione perianale o l’intestino tenue prossimale non correlata alla chirurgia, e reperti istopatologici di granulomi.
La CD non controllata dell’ileo-pouch rappresenta una delle principali cause di fallimento della pouch, che richiede l’asportazione chirurgica della pouch o l’ileostomia permanente in una percentuale fino al 63% dei pazienti.

Le opzioni terapeutiche ottimali per la malattia di Crohn della pouch includono le terapie anti-TNF, come infliximab o adalimumab, che hanno dimostrato di indurre tassi di risposta clinica variabili, compresi tra il 20% e il 50% dei pazienti.

Con l’introduzione di nuove terapie disponibili nell’armamentario dei clinici che trattano pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), sono stati riportati dati sugli esiti del CD della pouch in relazione a ustekinumab (UST) e vedolizumab (VDZ). Tuttavia, tali dati restano insufficienti per offrire ai medici linee guida chiare sulle strategie terapeutiche.
Gli obiettivi di questo studio sono valutare gli esiti clinici ed endoscopici nei pazienti con malattia di Crohn della pouch trattati con UST o VDZ.

Lo studio
In questo studio retrospettivo multicentrico, Park e colleghi hanno analizzato 104 adulti sottoposti ad anastomosi ileo-pouch-anale per colite ulcerosa che in seguito avevano sviluppato caratteristiche simili alla malattia di Crohn.
I pazienti sono stati trattati con ustekinumab (n=77) o vedolizumab (n=57) tra il 2011 e il 2021. Tra i pazienti trattati con ustekinumab, l’83% (n=64) aveva avuto precedenti esposizioni a farmaci biologici; tra quelli trattati con vedolizumab, la percentuale era del 79% (n = 45).
L’endpoint primario era la risposta clinica a 3 e 6 mesi.

Gli endpoint secondari includevano: remissione clinica, risposta endoscopica, risposta istologica, fallimento del pouch o necessità di chirurgia, ed eventi avversi.
Per confrontare l’efficacia dei due farmaci, i ricercatori hanno utilizzato la regressione logistica multivariata, aggiustando i dati per età, fumo, durata della malattia, uso di corticosteroidi e antibiotici. L’ analisi di sopravvivenza di Kaplan-Meier è stata invece impiegata per valutare la durata del trattamento con ustekinumab rispetto a vedolizumab.
Risultati principali
La remissione clinica a 3 mesi è stata raggiunta dal 32% dei pazienti trattati con ustekinumab rispetto al 18% di quelli trattati con vedolizumab; a 6 mesi, dal 29% con ustekinumab vs 21% con vedolizumab.

La risposta endoscopica e istologica (ustekinumab) è stata ottenuta dal 41%, con remissione nel 10% e la risposta istologica dal 46%, con remissione nel 7%.
Mentre la risposta endoscopica con vedolizumab) è stata raggiunta dal 27% dei pazienti, con remissione nel 16% e la risposta istologica nel 26%, con remissione nell’8%.
Per quanto riguarda le ospedalizzazioni e  la chirurgia (follow-up a 3 anni): con ustekinumab sono stati osservati il 5% di ricoveri correlati a IBD, 9% di interventi per fallimento della pouch mentre con  vedolizumab si sono avuti il 3% di ricoveri correlati a IBD, 5% interventi per fallimento del pouch.

Gli eventi avversi riscontrati con ustekinumab sono stati artralgie, caduta dei capelli, sincope, infezioni delle alte vie respiratorie; e con vedolizumab: edema al polso ed elevati livelli di transaminasi.
Le analisi multivariate hanno evidenziato che i pazienti trattati con ustekinumab avevano una probabilità significativamente maggiore di ottenere una risposta clinica rispetto a quelli trattati con vedolizumab sia a 3 mesi (OR=2,73; IC 95%, 1,13-6,56) sia a 6 mesi (OR=2,53; IC 95%, 1,01-6,29). Inoltre, ustekinumab ha mostrato una durata del trattamento superiore (log-rank p=0,005).

In conclusione, gli autori evidenziano che ustekinumab ha raggiunto una risposta clinica superiore a 3 e 6 mesi e ha dimostrato una maggiore durata del trattamento rispetto a vedolizumab. I pazienti trattati con ustekinumab sono risultati più propensi a mantenere la terapia nel corso di un follow-up fino a 3 anni.

Secondo Park, lo studio dimostra che entrambi i farmaci sono opzioni promettenti per la malattia di Crohn della pouch e possono essere considerati tra le scelte terapeutiche disponibili.
“Non sono emersi segnali di sicurezza rilevanti,” ha concluso. “Alla luce delle opzioni terapeutiche in rapida espansione per le malattie infiammatorie croniche intestinali, nuove terapie per la malattia di Crohn del pouch sono attese con grande interesse.”

Sunhee Park et al.,  Efficacy and Safety of Ustekinumab and Vedolizumab for Crohn’s Disease of the Pouch Inflamm Bowel Dis. 2025 Jul 25:izaf146.
leggi