Analisi conferma come la somministrazione di natalizumab durante la gravidanza sia associata a un controllo efficace dell’attività della sclerosi multipla
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Il Congresso Annuale del Consortium of Multiple Sclerosis Centers (CMSC) 2025, tenutosi a Phoenix, ha presentato un’analisi che conferma come la somministrazione di natalizumab durante la gravidanza sia associata a un controllo efficace dell’attività della sclerosi multipla (SM), mentre la sospensione del trattamento aumenta il rischio di recidive cliniche e radiologiche.
Lo studio, condotto sotto la guida di Katrina Bawden, infermiera di famiglia certificata presso la Rocky Mountain MS Clinic di Westminster (Colorado), ha coinvolto 43 donne affette da sclerosi multipla per un totale di 58 gravidanze, analizzando l’impatto del trattamento con natalizumab durante la gestazione.
Venti pazienti hanno mantenuto la terapia fino alla 34ª settimana di gestazione o al parto, mentre 38 hanno interrotto il trattamento al momento della conferma della gravidanza o entro le prime otto settimane dal concepimento. L’età materna variava dai 21 ai 41 anni, con una media di 29,8 anni.
Metodologia dello studio e principali risultati
Lo studio, condotto tra il 2008 e il 2024, ha adottato un disegno osservazionale in un unico centro, con raccolta retrospettiva di dati clinici e radiologici. Il protocollo ha previsto la valutazione dell’attività di malattia mediante risonanza magnetica e il monitoraggio clinico per identificare eventuali recidive. È stata inoltre analizzata l’esposizione cumulativa al natalizumab prima e durante la gravidanza, unitamente agli esiti neonatali.
Nei 20 casi in cui il trattamento è stato mantenuto, non è stata rilevata alcuna attività patologica né recidive cliniche o radiologiche. Al contrario, tra le 38 pazienti che hanno sospeso il farmaco, 17 hanno mostrato segni di attività alla risonanza magnetica e 13 hanno avuto almeno una recidiva clinica, evidenziando un impatto significativo della sospensione precoce del farmaco. Otto di queste donne hanno ripreso il trattamento durante la gravidanza per controllare la riattivazione della malattia.
L’esposizione al natalizumab prima della gravidanza variava tra 0 e 163 dosi (media di 39,8), con una somministrazione durante la gestazione compresa tra 1 e 8 dosi (media di 2,37). Nel periodo postpartum, si sono verificati 18 episodi di recidiva, 17 dei quali tra donne che avevano interrotto il trattamento.
Complessivamente, 31 pazienti hanno ripreso il natalizumab entro tre mesi dal parto, con un tempo medio di ripresa di due settimane (intervallo: da un giorno a 12 settimane). Per quanto riguarda gli esiti delle gravidanze, su 52 casi analizzati, si sono registrati 36 parti fisiologici, 10 aborti spontanei e 6 anomalie neonatali. Infine, 26 donne hanno scelto di allattare al seno, 13 hanno optato per l’alimentazione artificiale, mentre per le restanti non è noto il comportamento adottato.
Contestualizzazione clinica e meccanismo d’azione
Il natalizumab è un anticorpo monoclonale diretto contro l’integrina α4, fondamentale per l’adesione delle cellule immunitarie all’endotelio vascolare e il loro passaggio verso il sistema nervoso centrale.
L’interruzione del trattamento determina una rapida riattivazione della malattia, con effetti negativi sulla stabilità clinica della SM. In gravidanza, la gestione della terapia è complessa: la riduzione della risposta immunitaria materna tende a limitare spontaneamente l’attività patologica della malattia, ma nelle forme ad alta attività il rischio di recidive rimane elevato.
Confronto con evidenze disponibili
I risultati presentati al CMSC 2025 si aggiungono a un crescente corpo di evidenze scientifiche sull’uso del natalizumab in gravidanza.
Uno studio prospettico del 2024, pubblicato su “Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry” (2), ha analizzato 350 gravidanze esposte al farmaco, confermando che la prosecuzione del trattamento oltre il primo trimestre riduceva significativamente il tasso di recidive materne sia durante la gravidanza che nel periodo postpartum.
L’indagine ha inoltre valutato la correlazione tra il timing di sospensione e gli esiti neonatali, suddividendo la popolazione in due gruppi sulla base della 30ª settimana di gestazione.
Oltre alla riduzione delle recidive nel primo anno postpartum, le pazienti che avevano mantenuto il trattamento fino al termine della gravidanza mostravano un rischio significativamente inferiore di recidiva nei primi sei mesi dopo il parto (rapporto di rischio: 0,36; IC 95%: 0,15-0,84).
Sebbene non siano emersi effetti significativi sugli esiti neonatali, l’anemia (OR: 2,62; IC 95%: 1,12-6,52) e la trombocitopenia (OR: 2,64; IC 95%: 1,15-6,46) erano più comuni nel gruppo che aveva mantenuto la terapia. Inoltre, il 21,8% dei neonati risultava piccolo per l’età gestazionale, indipendentemente dalla tempistica di sospensione del natalizumab.
Un altro studio italiano (3), pubblicato nel 2022, ha analizzato 170 gravidanze afferenti a 29 centri neurologici, confermando l’efficacia del natalizumab nel contenere l’attività di malattia. I risultati hanno evidenziato come la ripresa tardiva della terapia aumentasse il rischio di recidive (OR: 1,29; IC 95%: 1,07-1,57; P = 0,0009) e di lesioni captanti il gadolinio (OR: 1,49; IC 95%: 1,17-1,89; P = 0,001).
Applicazioni nella pratica neurologica
L’evidenza disponibile suggerisce che la prosecuzione del natalizumab durante la gravidanza rappresenti un’opzione efficace nelle pazienti con SM ad alta attività, riducendo il rischio di recidive. Tuttavia, il bilanciamento tra beneficio materno e sicurezza neonatale richiede un’analisi individuale.
Il mantenimento della terapia fino alla 34ª settimana appare una strategia promettente, mentre la ripresa precoce nel postpartum si conferma cruciale per limitare la riattivazione della malattia.
Bibliografia
1. Bawden K, et al. LBA12 – Pregnancy and Natalizumab: A Single US Center Experience of 58 Pregnancies. 2025 CMSC Annual Meeting. Phoenix, AZ.
2. Thiel S, Litvin N, Haben S, Gold R, Hellwig K. Disease activity and neonatal outcomes after exposure to natalizumab throughout pregnancy. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2024;95(6):561-570. doi: 10.1136/jnnp-2023-332804. leggi
3. Landi D, Bovis F, Grimaldi A, et al. Exposure to natalizumab throughout pregnancy: effectiveness and safety in an Italian cohort of women with multiple sclerosis. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2022;329657. doi:10.1136/jnnp-2022-329657. leggi