Tumore al colon e chemioterapia: i benefici dell’esercizio fisico strutturato


Un programma di esercizio fisico strutturato ha migliorato gli outcome di sopravvivenza nei pazienti sottoposti a chemioterapia adiuvante per il cancro al colon

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I risultati dello studio randomizzato di fase 3 CHALLENGE, presentati a Chicago, al convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine, hanno dimostrato che l’adozione di un programma di esercizio fisico strutturato ha migliorato gli outcome di sopravvivenza nei pazienti sottoposti a chemioterapia adiuvante per il cancro al colon.

DFS migliorata in modo significativo e benefici anche sull’OS
Il trial di fase 3 ha mostrato che la sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 5 anni era dell’80,3% nel gruppo che ha seguito il programma di esercizio di 3 anni, rispetto al 73,9% del gruppo che ha ricevuto solo materiale informativo sulla salute (HR 0,72; IC al 95% 0,55–0,94; P = 0,02). Questo si traduce in una riduzione del rischio di recidiva o morte del 28%, ha riferito Christopher M. Booth, Queen’s University in Kingston, Ontario (Canada).

Inoltre, i risultati hanno suggerito un notevole beneficio anche in termini di sopravvivenza globale (OS): l’OS a 8 anni è risultata del 90,3% nel gruppo che ha adottato il programma di esercizio contro l’83,2% nel gruppo con sola educazione sanitaria (HR 0,63; IC al 95% 0,43-0,94).

Booth ha anche evidenziato che questi benefici sono stati ottenuti con un aumento “modesto” degli eventi avversi muscoloscheletrici.

I commenti allo studio
«Lo studio CHALLENGE stabilisce un nuovo standard di cura per il cancro al colon», ha affermato Booth durante una conferenza stampa dell’ASCO. «Un programma di esercizio strutturato dopo la chirurgia e la chemioterapia adiuvante migliora in modo significativo la forma fisica, la DFS e l’OS. Questi risultati rappresentano un effetto anticancro innovativo e di prima categoria per una nuova forma di terapia». Ha aggiunto, inoltre, che «la portata del beneficio è notevole» e, in alcuni casi, paragonabile o persino superiore a quella di molte terapie oncologiche standard.

Pamela Kunz, dell’Università di Yale, ha sottolineato che «questo è il primo studio randomizzato di fase 3 in pazienti con cancro al colon in stadio 3 o stadio 2 ad alto rischio, a dimostrare che l’esercizio post-trattamento è fattibile ed efficace nel migliorare la DFS». Ha poi affermato: «L’esercizio fisico è una scelta ovvia come intervento, e dovrebbe essere implementato su larga scala».

Lo studio CHALLENGE
Lo studio è nato dall’osservazione che, nonostante l’esistenza di studi preclinici e osservazionali che suggerivano che l’attività fisica riducesse il rischio di recidiva e morte, tali risultati erano inconcludenti a causa dei limiti metodologici tipici degli studi osservazionali.

Di qui il nuovo trial, che è stato condotto in 55 centri (principalmente dislocati in Canada e Australia) e che ha coinvolto 889 pazienti che erano stati sottoposti a resezione di adenocarcinoma del colon in stadio 3 o stadio 2 ad alto rischio. Tutti avevano completato la chemioterapia adiuvante nei 2-6 mesi precedenti, con uno performance status ECOG pari a 0 o a 1, e riferivano di svolgere meno di 150 minuti settimanali di attività fisica moderata/intensa. Dovevano, inoltre, essere in grado di completare almeno due stadi di un test submassimale al tapis roulant o il test del cammino di 6 minuti.

I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: il gruppo sottoposto a intervento di “educazione sanitaria” e il gruppo che ha seguito un programma di esercizio strutturato. Il primo gruppo aveva ricevuto materiali informativi sulla salute e la nutrizione, oltre ad essere sottoposto alla normale sorveglianza. L’altro gruppo ha ricevuto gli stessi materiali, oltre a partecipare a sessioni obbligatorie di supporto comportamentale e a sessioni di esercizio supervisionato per 3 anni. L’esercizio era personalizzato e andava da camminate veloci a lezioni di circuit training.

L’età mediana dei partecipanti era di 81 anni, il 51% erano donne, il 90% aveva una malattia in stadio III, e il 61% aveva effettuato la chemioterapia con il regime FOLFOX.

I risultati
Al basale, il punteggio medio della funzionalità fisica (scala SF-36, da 0 a 100) era pari 80 nel gruppo sottoposto al programma di esercizio fisico e 85 nel gruppo sottoposto a solo intervento di educazione sanitaria. I miglioramenti nel gruppo esercizio, rispetto al basale, sono stati maggiori in tutti i punti di valutazione:

  • 6 mesi: +7,1 contro +1,3 punti;
  • 1 anno: +6,8 contro +3,3;
  • 18 mesi: +7,2 contro +2,4;
  • 2 anni: +6,1 contro +2,6;
  • 3 anni: +6,1 contro +3,0.

L’intervento ha raggiunto l’obiettivo di aumentare l’attività fisica moderata/intensa di circa 10 MET-ore a settimana, equivalente a 45-60 minuti di camminata veloce o 25-30 minuti di corsa tre o quattro volte a settimana. MET è l’acronimo di Metabolic Equivalent of Task, l’unità che misura quanta energia – cioè quante calorie – consuma il corpo durante un’attività, rispetto al riposo. I MET-ore a settimana sono un modo per quantificare l’attività fisica, combinando intensità e durata dell’esercizio.

Eventi avversi muscoloscheletrici si sono verificati in 79 pazienti (18,5%) del gruppo sottoposto al programma di esercizio fisico (di cui 8 ritenuti correlati all’intervento) e in 53 pazienti (11,5%) del gruppo sottoposto a solo intervento di educazione sanitaria.

L’aderenza al programma di esercizio fisico è variata nel tempo. Nei primi 6 mesi, l’83% ha seguito le 12 sessioni comportamentali obbligatorie, mentre il 79% ha completato le 12 sessioni di esercizio supervisionato. Solo il 20% ha partecipato a tutte le 12 sessioni raccomandate. Negli ultimi 2 anni, l’aderenza è scesa al 63% per le 24 sessioni comportamentali e al 44% per le sessioni di esercizio raccomandate.

Considerazioni finali
Nonostante i risultati positivi, Booth ha sottolineato che i pazienti non potranno beneficiare di questi programmi senza un investimento concreto da parte di sistemi sanitari, ospedali e assicurazioni.

«Questo intervento è efficace, realizzabile per i pazienti, ha costi molto inferiori rispetto a molte terapie, ed è sostenibile per i sistemi sanitari», ha concluso.

Bibliografia
Booth, et al. A randomized phase III trial of the impact of a structured exercise program on disease-free survival (DFS) in stage 3 or high-risk stage 2 colon cancer: Canadian Cancer Trials Group (CCTG) CO.21 (CHALLENGE). J Clin Oncol. 43, 2025 (suppl. 17, abstr LBA3510); 10.1200/JCO.2025.43.17_suppl.LBA3510. https://meetings.asco.org/abstracts-presentations/244420

K Courneya, et al. Structured exercise after adjuvant chemotherapy for colon cancer. N Engl J Med. 2025;doi: 10.1056/NEJMoa2502760. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2502760