Pazienti affetti da colite ulcerosa da moderata a grave hanno ottenuto miglioramenti clinici, endoscopici e istologici grazie al trattamento con lusvertikimab
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I pazienti affetti da colite ulcerosa da moderata a grave hanno ottenuto miglioramenti clinici, endoscopici e istologici grazie al trattamento con lusvertikimab, il primo antagonista del recettore dell’interleuchina-7, come mostrato dai risultati di uno studio di fase II presentati al congresso Digestive Disease Week (DDW) 2025.
Lusvertikimab è un anticorpo monoclonale immunomodulatore che ha come bersaglio il recettore CD127, la catena alfa del recettore dell’interleuchina-7 (IL-7R) che induce un potente effetto antagonista sui linfociti T effettori. La IL-7 è infatti una citochina che regola specificamente la migrazione tissutale dei linfociti T effettori umani, e il suo blocco impedisce la migrazione dei linfociti T patogeni, preservando al contempo i linfociti T regolatori che hanno un impatto positivo nelle malattie autoimmuni.
Oltre all’immunoinfiammazione, lusvertikimab ha dimostrato un grande potenziale terapeutico anche in immuno-oncologia attraverso risultati preclinici di efficacia positivi nella leucemia linfoblastica acuta (LLA), un tumore molto aggressivo.
Valutazione di lusvertikimab nella colite ulcerosa moderata/grave
Lo studio di fase II CoTikiS ha arruolato 134 pazienti affetti da colite ulcerosa attiva da moderata a grave, definita da un punteggio Modified Mayo Score (MMS) da 4 a 9, che avevano manifestato fallimento terapeutico o intolleranza a corticosteroidi, immunosoppressori, inibitori del TNF, vedolizumab o ustekinumab.
In 35 hanno ricevuto lusvertikimab 450 mg per via endovenosa, 50 una dose da 850 mg e 49 sono stati sottoposti a placebo alle settimane 0, 2 e 6. I tre gruppi erano simili per sesso, età, stato di fumatore, durata della malattia, punteggio MMS e gravità della malattia in base all’Ulcerative Colitis Endoscopic Index of Severity (UCEIS). L’età media era di 39-43 anni e il 54-63% erano uomini. Il gruppo da 450 mg aveva meno partecipanti con una precedente esposizione a farmaci biologici (14,3%) rispetto ai gruppi 850 mg (38%) e placebo (38,8%).
Miglioramenti clinici, endoscopici e istologici
Le variazioni medie del punteggio MMS dal basale alla settimana 10 sono state pari a -2,7 per i pazienti che hanno ricevuto 450 mg di lusvertikimab e -2,4 per quelli che hanno ricevuto la dose da 850 mg rispetto a -1,5 per i soggetti trattati con il placebo, differenze entrambe significative (P=0,019 e P=0,036), ha riferito il relatore Arnaud Bourreille del Centre Hospitalier Universitaire de Nantes in Francia.
La remissione clinica alla settimana 10 si è verificata nel 4% del gruppo placebo rispetto al 22% del gruppo lusvertikimab 450 mg (P=0,03), mentre la differenza tra il gruppo placebo e quello da 850 mg non è stata significativa (P=0,16).
In termini di miglioramento endoscopico, il gruppo placebo ha registrato una diminuzione di 0,3 punti nell’UCEIS, rispetto a una diminuzione di 1,7 punti nel gruppo lusvertikimab da 450 mg (P=0,006) e di 1,1 punti nel gruppo 850 mg (P=0,05).
La remissione endoscopica si è verificata nel 13% dei partecipanti trattati con il placebo rispetto al 35% del gruppo 450 mg (P=0,032), con una differenza nuovamente non significativa per il gruppo 850 mg (P=0,385).
Una risposta istologica si è verificata nel 10% del gruppo placebo, nel 45% del gruppo 450 mg (P<0,01) e nel 31% del gruppo 850 mg (P=0,02). L’indice istologico di Geboes è sceso di 0,7 punti nel gruppo placebo, di 2,9 punti nel gruppo 450 mg (P=0,05) e di 4,2 punti nel gruppo 850 mg (P<0,01).
Si è verificato almeno un evento avverso emergente dal trattamento nel 33% dei partecipanti trattati con il placebo, nel 47% di quelli che hanno ricevuto 450 mg di lusvertikimab e nel 39% di quelli che hanno ricevuto la dose da 850 mg. La linfopenia è stata segnalata più spesso con il farmaco attivo (6,9% complessivo) rispetto al placebo (2%), ma è stata transitoria, non ha comportato un tasso di infezioni più elevato, è stata più comune nei pazienti che assumevano corticosteroidi e non ha portato all’interruzione del trattamento.
Lo studio di estensione conferma l’efficacia di lusvertikimab
Tutti i pazienti sono stati invitati a proseguire in un’estensione in aperto a partire dalla settimana 10, che prevedeva la somministrazione di lusvertikimab 850 mg per via endovenosa ogni 4 settimane per 6 mesi. La visita più recente per questi pazienti è stata effettuata alla settimana 34 e continueranno a essere monitorati per motivi di sicurezza fino alla settimana 50. A ogni visita saranno raccolti gli esiti riferiti dai pazienti.
I 119 partecipanti all’estensione in aperto includevano tutti i 42 pazienti trattati con placebo rimasti nella sperimentazione alla settimana 10, così come 31 dei 32 che hanno completato l’induzione con 450 mg e 46 dei 47 che hanno completato l’induzione con 850 mg.
Oltre il 90% dei partecipanti che hanno ottenuto una risposta clinica dopo 10 settimane di trattamento con lusvertikimab hanno mantenuto la remissione sintomatica per ulteriori 24 settimane.
Tra il 67,6% dei pazienti che non hanno risposto alla settimana 10 (in base al dato MMS parziale), il 68,6% ha mostrato remissione clinica alla settimana 34, incluso il 61% di quanti hanno completato l’induzione con lusvertikimab e l’82% dei soggetti che inizialmente facevano parte del gruppo placebo.
Referenze
Bourreille A, et al “Lusvertikimab, a first-in-class IL7 receptor antagonist, in moderate to severe ulcerative colitis: results of a multicenter, randomized, placebo-controlled phase II study (CoTikiS)” DDW 2025.