Sclerosi multipla progressiva, disabilità ridotta da metotressato intratecale


La somministrazione intratecale di metotressato ogni tre mesi è sicura e ben tollerata e consente ai pazienti con forme progressive di sclerosi multipla di mantenere livelli di disabilità stabili

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Uno studio pubblicato sul “Journal of Neurology” ha evidenziato che la somministrazione intratecale di metotressato ogni tre mesi è sicura e ben tollerata e consente ai pazienti con forme progressive di sclerosi multipla (SM) di mantenere livelli di disabilità stabili fino a nove anni.

Questa sperimentazione di Fase 1 open-label ha analizzato l’efficacia della terapia nel rallentare il peggioramento della malattia, ponendo particolare attenzione agli effetti collaterali e alle variazioni dei parametri neurologici durante il trattamento.

Il razionale della terapia
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune caratterizzata da una risposta immunitaria aberrante che porta alla distruzione della mielina, la guaina che protegge le fibre nervose e facilita la trasmissione dei segnali elettrici nel sistema nervoso centrale.

Nelle forme recidivanti, la malattia è segnata da episodi acuti di peggioramento seguiti da periodi di remissione, mentre le forme progressive sono caratterizzate da un declino costante e spesso irreversibile.

Attualmente esistono numerosi trattamenti approvati per le forme recidivanti, ma le opzioni terapeutiche per le forme progressive rimangono limitate, soprattutto per i pazienti che non presentano recidive. Gli autori dello studio sottolineano che «esiste ancora un bisogno insoddisfatto di trattamenti efficaci per la SM progressiva».

Il metotressato, farmaco ampiamente utilizzato in oncologia e nelle malattie autoimmuni, potrebbe avere un effetto benefico nella SM progressiva riducendo l’infiammazione nel sistema nervoso centrale. Agisce bloccando la produzione di nuove cellule immunitarie, limitando così la neuroinfiammazione che porta alla degenerazione neuronale.

Alcuni studi precedenti avevano già testato il metotressato in forme recidivanti e progressive di SM, mostrando risultati promettenti. Tuttavia, la sua somministrazione intratecale—direttamente nel liquido cerebrospinale—offre un’opportunità di concentrare il farmaco nell’area più coinvolta dalla malattia, evitando la dispersione sistemica e potenzialmente riducendo gli effetti collaterali.

Non osservate variazioni significative nei punteggi EDSS 
La sperimentazione ha coinvolto 22 pazienti con SM progressiva—10 con SM primariamente progressiva e 12 con SM secondariamente progressiva—che avevano mostrato un peggioramento della disabilità nei sei mesi precedenti, senza recidive o lesioni infiammatorie attive. L’età media dei partecipanti era di 57,6 anni e la durata media della malattia di circa 13,1 anni.

I pazienti hanno ricevuto iniezioni intratecali di metotressato ogni tre mesi per un anno, con una dose di 12,5 mg accompagnata da desametasone per minimizzare gli effetti collaterali dell’iniezione.

Per valutare la sicurezza e l’efficacia del trattamento, sono stati analizzati i punteggi della Expanded Disability Status Scale (EDSS), il 25-Foot Walk test (25FW) per la mobilità e il Symbol Digit Modalities Test (SDMT) per la funzione cognitiva.

Nei sei mesi precedenti l’inizio dello studio, il punteggio EDSS mediano era aumentato da 5,5 a 6,5, indicando un significativo peggioramento della disabilità.

Tuttavia, dopo sei mesi e un anno di trattamento con metotressato, non si sono osservate variazioni significative nei punteggi EDSS, e più del 68% dei pazienti ha mantenuto stabile o migliorato il proprio stato neurologico.

Anche le misurazioni di mobilità e funzione cognitiva non hanno mostrato peggioramenti significativi nel periodo osservato.

Parallelamente, è stato condotto un follow-up a lungo termine su 10 pazienti che hanno continuato il trattamento per un periodo compreso tra i due e i nove anni. Alcuni di questi pazienti avevano precedentemente rifiutato o interrotto il trattamento con ocrelizumab.

Durante il follow-up, sette pazienti hanno mantenuto stabili i loro punteggi EDSS, mentre tre hanno avuto un aumento di 0,5 punti.

Sicurezza e tollerabilità del trattamento a breve e lungo termine
Il trattamento è stato generalmente ben tollerato. L’effetto avverso più comune è stato il mal di testa dopo la puntura lombare, riportato dal 32% dei partecipanti. Due pazienti hanno avuto effetti collaterali gravi—vomito e disidratazione—che hanno richiesto il ricovero.

Durante il follow-up a lungo termine, la durata media del trattamento è stata di 4,2 anni, con una sicurezza complessiva positiva. Non sono stati osservati effetti collaterali severi su un periodo complessivo di trattamento di 44 anni tra tutti i pazienti coinvolti.

Questi dati confermano che la terapia con metotressato intratecale è un’opzione sicura e promettente per la gestione della SM progressiva. Gli autori dello studio affermano che «questi risultati supportano il metotressato intratecale come una strategia terapeutica innovativa per la SM progressiva, specialmente per i pazienti che continuano a peggiorare nonostante le terapie approvate o che non riescono a tollerarle».

L’efficacia del metotressato intratecale nel mantenere stabile la disabilità a lungo termine apre nuove prospettive per i pazienti con SM progressiva. Tuttavia, gli autori sottolineano che lo studio ha coinvolto un numero relativamente ridotto di pazienti e che ulteriori ricerche su larga scala saranno necessarie per confermare questi risultati.

Bibliografia:
Kolb H, Shachaf Y, Fainberg K, et al. Intrathecal methotrexate in progressive multiple sclerosis: a phase 1 open-label study with long-term follow-up. J Neurol. 2025;272:374. doi: 10.1007/s00415-025-13114-z. leggi