Anemia falciforme, il trattamento con idrossiurea riduce ricoveri e giorni di degenza


Nei bambini affetti da anemia falciforme, il trattamento con idrossiurea continua a offrire benefici significativi, riducendo il numero delle visite al pronto soccorso e i giorni di ricovero

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Nei bambini affetti da anemia falciforme, il trattamento con idrossiurea continua a offrire benefici significativi, riducendo il numero delle visite al pronto soccorso e i giorni di ricovero, anche dopo anni di utilizzo, in alcuni casi anche dopo più di 8 anni. Lo mostrano i risultati di uno studio osservazionale condotto in un contesto di real life e pubblicati su Blood Advances di recente.

L’idrossiurea è un agente mielosoppressivo che per decenni ha rappresentato il trattamento standard per l’anemia falciforme e, secondo i risultati della ricerca, continua a dimostrarsi efficace a lungo termine nei bambini affetti da questa malattia.

Degli oltre 2000 bambini affetti da anemia falciforme valutati, quelli trattati con idrossiurea per un periodo prolungato si sono recati al pronto soccorso più raramente (0,36 visite in meno per paziente-anno) e hanno trascorso meno giorni in ospedale (0,84 giorni in meno per paziente-anno) rispetto ai bambini che non avevano mai assunto idrossiurea, scrivono Paul E. George, della Emory University School of Medicine di Atlanta e colleghi. «Il nostro studio affronta una lacuna significativa nella letteratura attuale relativi agli effetti a lungo termine e variabili nel tempo dell’idrossiurea», ha detto George in un’intervista, sottolineando che l’efficacia dell’idrossiurea nel tenere i bambini lontani dai pronto soccorso e dagli ospedali nel breve termine si mantiene anche nel lungo termine. «È una buona notizia per i medici e per i pazienti sapere che mantiene la sua efficacia anche dopo anni di utilizzo».

Lo studio registrativo
L’idrossiurea nel 1998 è stata approvata dalla Food and drug administration (Fda) per il trattamento dell’anemia falciforme negli adulti e nel 2017 ha ricevuto l’approvazione per ridurre la frequenza delle crisi dolorose e la necessità di emotrasfusioni nei pazienti di età pari o superiore a 2 anni con anemia falciforme e crisi dolorose ricorrenti di intensità da moderata a severa. L’approvazione del farmaco si è basata sui dati dello studio ESCORT-HU (European Sickle Cell Disease Cohort-Hydroxyurea), dove è stato dimostrato che l’impiego di idrossiurea aumenta l’emoglobina F e diminuisce la percentuale dei pazienti che sviluppano almeno un episodio vaso-occlusivo, un episodio di sindrome toracica acuta, un ricovero ospedaliero a causa della malattia o una trasfusione di sangue dopo 12 mesi di trattamento.

Impiego in cronico
Le attuali linee guida del National Heart, Lung, and Blood Institute raccomandano la terapia con idrossiurea a tutti i pazienti con la variante più severa della malattia, a partire dai 9 ai 12 mesi di età. «Nel mondo dell’anemia falciforme sappiamo da tempo che l’idrossiurea è efficace, e ciò è suffragato da studi controllati randomizzati che dimostrano chiaramente i forti benefici dell’idrossiurea nei primi anni di utilizzo», ha spiegato George. «Tuttavia, l’idrossiurea è attualmente un trattamento raccomandato per tutta la vita nei bambini e negli adulti affetti dalla forma severa della malattia. Pertanto, essendo un farmaco da assumere a lungo termine, era importante capire se l’idrossiurea continuasse a offrire gli stessi benefici dopo anni di utilizzo» ha precisato il ricercatore.

Effetto sull’emoglobina solo con buona compliance
I ricercatori hanno anche rilevato che l’uso di idrossiurea ha prodotto un aumento della concentrazione di emoglobina. In media, la concentrazione di emoglobina è aumentata con l’uso di idrossiurea di 0,56 g/dl, (IC al 95% 0,39, 0,73) rispetto ai pazienti non trattati, ma è stato osservato un effetto mantenuto solo nei bambini con indici di buona aderenza al trattamento. «Questi risultati evidenziano il potenziale per ulteriori benefici clinici attraverso sforzi programmatici volti a migliorare l’aderenza all’idrossiurea e a ottimizzare le strategie di dosaggio», scrivono ancora gli autori.

Lo studio osservazionale
Il campione era costituito da 2147 bambini, affetti da anemia falciforme con variante genica HbSS/HbSβ0, sottoposti a più di tre visite tra il 2010 e il 2021 presso il Children’s Hospital di Atlanta. Erano esclusi i pazienti che erano stati sottoposti a trapianto di midollo osseo, terapia genica, terapia trasfusionale cronica o trattamenti con altri farmaci disease modifying eccetto l’idrossiurea. Trai i partecipanti, il 58% non aveva mai assunto idrossiurea, mentre per gli altri il tempo medio di terapia con idrossiurea era di 5,1 anni e 304 bambini erano in terapia continuativa con idrossiurea da 8 anni o più.

Limiti dello studio
Tra i limiti dello studio, gli autori segnalano la mancanza di dati sulle trasfusioni intermittenti e sugli eventi acuti, come gli episodi dolorosi dovuti a vaso-occlusione. «Il nostro database non ci ha fornito dati affidabili sul perché i bambini si recassero al pronto soccorso e perché venissero ospedalizzati», ha dichiarato George. «Non possiamo affermare con certezza quale fosse la causa della visita in emergenza o del ricovero, il che rappresenta sicuramente un limite dello studio. Tuttavia, considerando come vengono curati i bambini con anemia falciforme in questo istituto, è lecito affermare che la maggior parte delle visite al pronto soccorso e dei ricoveri erano dovuti a episodi di dolore».

Bibliografia
P.E. George, et al. Evaluating the long-term benefits of hydroxyurea in pediatric sickle cell anemia. Blood Adv 2025; doi:10.1182/bloodadvances.2024015564 leggi