Condannato per diffamazione: Fabri Fibra dovrà risarcire Valerio Scanu


Fabri Fibra dovrà risarcire Valerio Scanu con 70mila euro. La Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione al rapper, a causa del testo di  “A me di te”

fabri fibra e valerio scanu

Fabri Fibra dovrà risarcire Valerio Scanu con 70mila euro. La terza sezione civile della Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione al rapper, a causa del testo di  “A me di te”, brano contenuto nell’album “Guerra e pace”. Si chiude così una vicenda che dura dal 2015 quando l’ex vincitore di Sanremo ha denunciato il collega per alcuni versi che farebbero riferimento al 35enne sardo.

In sede penale, l’artista – al secolo Fabrizio Tarducci – era stato condannato con rito abbreviato a 600 euro di multa e al pagamento di una provvisionale di 20mila euro (che ora verranno sottratti ai 70mila).

Come spiega Il Giorno, quel “verdetto non viene impugnato e diviene definitivo, ma nel frattempo gli avvocati Ugo Prospero Cerruti, Paola Castiglione e Antonio Gargiulo hanno già citato in sede civile Fabri Fibra per il risarcimento dei danni non patrimoniali”. In primo grado, questo era stato quantificato in 25mila euro, cifra elevata a 70mila in Appello per “l’eccezionale gravità del discredito” arrecato e per la “risonanza mediatica” del pezzo, visto che l’album di Fibra ha ottenuto il disco di platino.

“Siamo soddisfatti – ha commentato a Il Giorno l’avvocato Cerruti –. Valerio meritava questo risarcimento per essere stato attaccato da una persona che non conosceva, con una cattiveria gratuita e ingiustificabile”.

Sempre come riporta Il Giorno, la storia potrebbe proseguire perché – sempre nel 2015, dopo il verdetto in sede penale – Fibra “ha proseguito nell’atteggiamento diffamatorio” durante un concerto al Fabrique di Milano, “decidendo di eseguire comunque il brano A me di te” e “facendo trasmettere su video stralci della sentenza di condanna”. Per questo episodio è stata presentata una seconda querela che si è conclusa con condanna definitiva per diffamazione nel 2024. I legali, però, “andranno avanti in sede civile per ottenere un altro risarcimento”.

IL TESTO DI “A ME DI TE”

Sire, chiedo il permesso per andare fuori a compiere il mio dovere
E fare giustizia in questa terra, in questa terra di impostori
Posso, sire? Che dice, sire?
Uccidili tutti!

Come vedi, a me di te
Non me ne fre-fre-frega una se-
Ti finisco, finché sei sul mio disco
È solo un gioco, ma in pochi lo capiscono

È solo un gioco, ma in pochi lo capiscono
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
Tutti gli altri si prendono troppo sul serio
Come le tasse, si prendono troppo, sul serio

Vento in poppa, come un veliero
Vengo in bocca, come a Va-
Che in verità è una donna
A me sta bene, il mondo è vario
Vladimir era invertito, un travestito al contrario

“Davvero?” Certo, l’ho visto a Porto Cervo
Esplodevo come a Chernobyl, dopo il suo concerto
Eravamo nel suo camerino a bere vino
Io l’ho spinto in bagno, lui m’ha detto “In tutti i mari”
“In tutti i laghi, non capisci, mi bagno”

Con una corda l’ho legato sul divano
Lui mi ha detto “Questa corda mi ricorda”
“Il mio compagno di scuola media”
“Si chiamava Massimo, chiavava al massimo”
“Una media alta, mi inculava come i Mass Media”

Gli ho risposto “Complimenti”
Gli ho abbassato i pantaloni
E sotto aveva un tanga e quattro assorbenti
Giù le mutande, liquido fuori da questo glande
Tira su tutto come le canne
Mi sono fatto

Come vedi, a me di te
Non me ne fre-fre-frega una se-
Ti finisco, finché sei sul mio disco
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono

È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
Tutti gli altri si prendono troppo sul serio
Come le tasse, si prendono troppo, sul serio

Ho le palle come a bowling
Mistero, ho avuto più erezioni
Che soldi dalle edizioni, vii lancio
Maledizioni in rima, Aleister Crowley
L’arte la paghi, giocano a carte tra ladri

Per un futuro, senza nome come quella parte
Che sta tra le palle e il buco del culo
Finti pass, etichette senza fan
Dietro l’onda, “Così fan tutte” come Tinto Brass

Mi venga un colpo di genio, rigenero
Il mio disco piace anche a tuo padre, come un genero
Il sangue ci ribolle, il vero rap non parla di gioielli
E di assegni bancari

Finché spendi soldi di famiglia
Come i gioielli, dopodiché sistemerai le cipolle sopra i bancali
Nella testa ho così tanti nemici
Prima o poi li becco tutti come i preti, l’ICI

Come vedi, a me di te
Non me ne fre-fre-frega una se-
Ti finisco, finché sei sul mio disco
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono

È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
Tutti gli altri si prendono troppo sul serio
Come le tasse, si prendono troppo, sul serio

Taglio la tua testa, la metto in una scatola
E vado a Buona Domenica
Appena la conduttrice chiede
“Quante donne per te perdono la testa?”
Lancio la scatola gridando “Buona domenica”

Oggi la gente guarda La Vita In Diretta
Praticamente se passi la vita
Vivendo indirettamente la vita degli altri
È una vita indiretta
In TV non c’è niente di vero, e tu non darmi retta

“I Ragazzi Della Via Pàl” sopra un grande UFO
Vecchi senza palle, sembrate Grande Puffo
Divento pazzo, ragiono in lingua volgare
Mi frega la figa, non mi frega un cazzo

Rap Neorealista, in bianco e nero
Tu Vale-, “Io Donna” come la rivista
È il quarto anno che mi invitano a Sanremo
E che rifiuto una somma che per metà avresti offerto la vista

Come vedi, a me di te
Non me ne fre-fre-frega una se-
Ti finisco, finché sei sul mio disco
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono

È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
È solo un gioco ma in pochi lo capiscono
Tutti gli altri si prendono troppo sul serio
Come le tasse, si prendono troppo, sul serio

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)