“Luci” è il primo estratto audio e video dal nuovo album di Udde


Disponibile in radio e in streaming “Luci”, il primo estratto audio e video dal nuovo album di Udde, Diaspora, fuori per l’etichetta PNR

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Udde presenta così il nuovo singolo e il suo video: “Tra le undici canzoni che compongono il nuovo album, Diaspora, ho scelto Luci come singolo apripista, ma non per le solite ragioni. Generalmente si decide il singolo in base ad una sua presunta maggiore accessibilità rispetto alle altre tracce. Non è stato questo il caso, perché fondamentalmente non mi sono posto questo problema. Luci è stata una delle prime canzoni composte per l’album, è maturata abbastanza velocemente e naturalmente, senza particolari rielaborazioni. In maniera altrettanto naturale si è imposta come una delle tracce pilota, riuscendo a dare un orientamento, delineando e mostrando la strada per l’intero corpus del disco. Questo non significa che Luci sia la canzone esemplificativa dell’album, ne rappresenta pur sempre solo un undicesimo. Per Luci desideravo un video completamente sconnesso dal testo della canzone, ma che conservasse qualche elemento simbolico del disco, con un po’ di ironia (autoironia). Ho deciso di collaborare con un regista nato e cresciuto in Indonesia, che non conosce nemmeno una parola d’italiano, a cui ho imposto una sola regola e lasciato tre parole chiave.
Il videoclip è stato girato nell’altopiano di Dieng, in Indonesia.
L’altopiano è un complesso vulcanico, considerato dagli indù come luogo sacro.
Il nome Dieng deriva dal Giavanese ‘di hyang’, che significa luogo degli dei, o degli antenati.

Guarda il video di “Luci”

L’idea di Diaspora nasce molto prima della musica che lo costituisce. L’album è una scintilla che scocca nel 2014, quando Udde vede per la prima volta quell’immagine sospesa che ne diventerà copertina.
La fotografia si rivela per un istante come un’illusione: la percezione del proprio velo di Maya.

Da allora, per anni, Udde insegue e studia quella momentanea suggestione.
Scrive più di 30 tracce ed innumerevoli bozze per decifrarla, per darle forma e sintetizzarla, alla fine, in 11 canzoni.
I padri ispiratori sono un ricordo: i vari Robert Wyatt, Wendy Carlos, Cocteau Twins, David Bowie, Scott Walker, Brian Wilson, John Foxx, Syd Barrett, come i cataloghi Warp, Kranky e Ghost Box, sono stati derubati, deturpati e traditi.
Al contrario di quanto fatto con il disco precedente album, in Diaspora l’autore si slega dalle restrizioni e dai vincoli formali autoimposti, lasciandosi trainare esclusivamente da quella suggestione e dalle note.

Il filtro del suo gusto personale è sempre orientato ad assecondare tanto gli impulsi verticali delle ascesi e delle depressioni, quanto il percorso che si srotola alternando momenti onirici e letargici a parentesi più ruvide e vivide.
Con naturalezza Udde si ritrova a plasmare Diaspora come un album che inciampa, avanza e si ritrova nel succedersi delle 11 tracce che lo compongono.