Terapia con Car-T: individuato possibile rischio di neoplasie mieloidi


I pazienti trattati con cellule CAR-T per un disturbo linfoproliferativo delle cellule B o per un mieloma multiplo sembrano avere un rischio di sviluppare neoplasie mieloidi

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I pazienti trattati con cellule CAR-T per un disturbo linfoproliferativo delle cellule B o per un mieloma multiplo che al basale presentano un’età avanzata e trombocitopenia sembrano avere un rischio particolarmente alto di sviluppare neoplasie mieloidi a seguito di questo trattamento. È quanto emerge da uno studio caso-controllo statunitense da poco pubblicato su JAMA Oncology. Anche bassi livelli di emoglobina sono risultati associati a un rischio aumentato di sviluppare queste neoplasie nei pazienti trattati con le CAR-T.

Gli effetti avversi più caratteristici della terapia con cellule CAR-T evidenziati già nei primi studi sono la sindrome da rilascio delle citochine (CRS) e la tossicità neurologica. L’esperienza clinica ha insegnato che a questi si aggiungono le citopenie prolungate. Ma tra i possibili effetti tossici noti vi sono anche le neoplasie mieloidi, che insorgono dopo una breve latenza. Per questa ragione, gli autori hanno voluto esaminare l’incidenza dei fattori di rischio di queste neoplasie nei pazienti trattati con le CAR-T.

Studio caso-controllo
Lo studio è stato condotto su pazienti trattati con CAR-T per malattie linfoproliferative a cellule B o per un mieloma multiplo. A 20 pazienti che avevano sviluppato neoplasie mieloidi entro un tempo mediano di 10 mesi dall’infusione, sono stati abbinati 120 pazienti di controllo che non le avevano sviluppato.

Il gruppo di controllo era mediamente più giovane rispetto a quello che ha sviluppato neoplasie mieloidi (età mediana: 67 anni contro 61 anni), presentava una maggiore rappresentanza di uomini (60% contro 40%) ea aveva una probabilità inferiore di avere un punteggio dell ‘indice CAR-HEMATOTOX (un indice in grado di alcuni pazienti a rischio di mielosoppressione elevata dopo l’infusione delle CAR-T) pari a 2 o superiore (35% contro 60%).

Rischio più alto in pazienti anziani con trombocitopenia
In un’analisi univariata, i fattori associati allo sviluppo di neoplasie mieloidi dopo il trattamento con cellule CAR-T sono risultati l’età avanzata ( hazard ratio [HR] 1,06; IC al 95% 1,01-1,12; P = 0,02), livelli bassi di emoglobina (HR 0,74; IC al 95% 0,56-0,98; P = 0,04) e valori bassi della conta piastrinica ( HR 0,99; IC al 95% 0,99-1,00; P = 0,04).

Sulla base di questi risultati, gli autori hanno creato quattro modelli per valutare le coppie di variabili che potenzialmente aumentano il rischio di tumori della linea mieloide dopo il trattamento con CAR-T: età ≥ 65 anni e livello di emoglobina ≤ 9 g/dl ( modello A); età ≥ 65 anni e conta piastrinica ≤ 140.000/μl (modello B); livello di emoglobina ≤ 9 g/dl e conta piastrinica ≤ 140.000/μl (modello C); punteggio CAR-HEMATOTOX ≥ 2 ed età ≥ 65 anni (modello D).

Tra questi, gli autori sono giunti alla conclusione che il modello B rappresenta un «surrogato pragmatico» dell’aumento del rischio di neoplasie mieloidi nei pazienti trattati con cellule CAR-T. Infatti, quando il modello B è stato applicato ai pazienti, il tasso di neoplasia mieloidi è risultato pari a 27 per 100 anni-persona di follow up in presenza sia di un’età avanzata sia di una bassa conta piastrinica, a fronte di 4 per 100 anni-persona in presenza di un solo fattore (P < 0,001). Con un follow-up superiore a 80 anni-persona, non risultavano invece casi di neoplasie mieloidi in assenza dei due fattori inclusi nel modello B.

Gli autori hanno concluso che l’età dei pazienti e la presenza di trombocitopenia al basale potrebbero essere utilizzati per stimare il rischio di insorgenza di neoplasie mieloidi dopo una terapia a base di cellule CAR-T. Tuttavia, questi risultati «richiedono una conferma con studi più ampi, multicentrici o basati su registri».

Sicurezza delle CAR-T sotto la lente delle autorità
Recentemente, l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha avviato una revisione della sicurezza delle terapie a base di cellule CAR-T, a seguito di alcune segnalazioni di pazienti (23) che hanno sviluppato tumori secondari. L’avviso dell’Ema, che segue di poco quello lanciato dalla Food and Drug Administration (Fda), si riferisce a neoplasie secondarie legate alle cellule T.

L’ente regolatore europeo ha dichiarato che tali neoplasie sono state considerate un rischio potenziale importante già al momento dell’approvazione e sono inclusi nel piano di gestione del rischio. È previsto uno stretto monitoraggio, con l’obbligo per le aziende di condurre studi di follow-up a lungo termine sulla sicurezza e sull’efficacia e di presentare relazioni di aggiornamento sulla sicurezza.

Bibliografia
M. Gurney, et al. Caratteristiche e fattori associati alle neoplasie mieloidi dopo terapia con cellule T del recettore dell’antigene chimerico. JAMA Oncol. Pubblicato online il 22 febbraio 2024; doi: 10.1001/jamaoncol.2023.7182. Epub prima della stampa.
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