Ictus ischemico acuto: tirofiban endovena protegge da danni neurologici


Ictus ischemico acuto: Tirofiban per via endovenosa ridurrebbe più della terapia antiaggregante orale il deterioramento neurologico precoce

ictus tirofiban

Tirofiban per via endovenosa ridurrebbe più della terapia antiaggregante orale il deterioramento neurologico precoce, se somministrato entro 24 ore dalla comparsa di sintomi in pazienti con ictus ischemico acuto non cardioembolico non trattati con trombolisi endovenosa o trombectomia meccanica.
E’ quanto emerge dai dati dello studio randomizzato e controllato TREND (NCT04491695) presentati a Phoenix, Arizona, nel corso dell’International Stroke Conference 2024, da Wenbo Zhao, Xuanwu Hospital, Beijing, Cina.

Le strategie normalmente utilizzate 
Il deterioramento neurologico è comune dopo un ictus ischemico acuto e alcuni studi hanno indicato che la doppia terapia antiaggregante con clopidogrel e aspirina può contribuire a ridurre questo peggioramento. Un’altra opzione è il tirofiban per via endovenosa, un inibitore della glicoproteina IIb/IIIa a rapida insorgenza.
Nello studio TREND, condotto in 10 centri per ictus in Cina, gli sperimentatori hanno valutato l’impatto di tirofiban nei pazienti con ictus ischemico acuto non cardioembolico.

Caratteristiche dello studio
Lo studio TREND, randomizzato e controllato, ha incluso 426 pazienti (età media 64 anni; 29% donne) che presentavano un deficit neurologico attribuito a un’ischemia cerebrale focale e un punteggio alla National Institute of Health Stroke Scale (NIHSS) compreso tra 4 e 20 (mediana 5), erano in grado di muovere i muscoli dell’arto paralizzato e potevano essere trattati entro 24 ore dall’insorgenza di una sintomatologia indicativa di ictus.  I pazienti trattati con trombolisi endovenosa o trombectomia endovascolare sono stati esclusi.
I soggetti sono stati assegnati in modo casuale a tirofiban per via endovenosa (ev) per 72 ore, seguito da terapia antiaggregante orale (n = 214) o a solo trattamento antiaggregante orale (n = 212).
L’outcome primario di deterioramento neurologico era rappresentato da un aumento di più di 4 punti alla NIHSS.
L’outcome primario di sicurezza era l’emorragia intracerebrale sintomatica entro 72 ore dalla randomizzazione,
Altri outcome considerati erano il deterioramento di ≥ 2 punti alla NIHSS e la percentuale di non disabilità a 90 giorni, definita come un punteggio alla modified Rankin Scale (mRS) di 0 – 1.

I risultati del trial
I risultati hanno mostrato che l’outcome primario si è verificato in 9 pazienti (4,2%) nel gruppo tirofiban e in 28 (13,2%) nel gruppo di controllo, cioè una riduzione relativa dell’insorgenza del 68% [rate ratio (RR), 0,32; IC al 95%: 0,15-0,66; P = 0,001).
L’out secondario del deterioramento neurologico è stato ridotto con tirofiban (11,7% vs 23,6%; RR 0,49; IC 95%:0,32-0,75).
Il 75,2% (n = 161) dei pazienti trattati con tirofiban ha raggiunto la non disabilità al momento del follow-up, rispetto al 68,4% (n = 145) dei pazienti del gruppo di controllo (RR, 1,10; IC al 95%: 0,98-1,24; P = 0,117).
Gli sperimentatori non hanno osservato alcuna differenza nell’incidenza di emorragie sistemiche tra i due gruppi. Il tasso di emorragie lievi non era diverso tra i gruppi tirofiban e aspirina (6,6% vs 5,1%; P = 0,33).

Conclusioni
Per quanto i risultati indichino un maggiore beneficio di tirofiban ev rispetto alla terapia antipiastrinica, «sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati per determinare l’efficacia di tirofiban sugli outcome funzionali», ha sottolineato Zhao concludendo la sua presentazione.

Fonti
Wenbo Z, Sijie L, Wang J, et al. Intravenous tirofiban reduces early neurological deterioration in acute ischemic stroke: the TREND randomized controlled clinical trial. Presented at: International Stroke Conference; February 7-9, 2024; Abstract LB12