Haris Epaminonda alla Galleria del Futurismo con “VOL. XXXI: Futurism Drama”


VOL. XXXI: Futurism Drama dell’artista cipriota Haris Epaminonda, realizzato appositamente per la Galleria del Futurismo sarà visitabile fino al 12 maggio 2024

HARIS EPAMINONDA

La Fondazione Henraux e il Museo del Novecento di Milano annunciano l’inaugurazione di VOL. XXXI: Futurism Drama dell’artista cipriota Haris Epaminonda. Il progetto realizzato appositamente per la Galleria del Futurismo sarà visitabile fino al 12 maggio 2024.

VOL. XXXI: Futurism Drama è un intervento site-specific dell’artista cipriota Haris Epaminonda (Nicosia, 1980), vincitrice della prima edizione di Fondazione Henraux Sculpture Commission, premio assegnato annualmente in occasione di miart, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano.

L’esposizione, a cura di Edoardo Bonaspetti e promossa dalla Fondazione Henraux in collaborazione con il Museo del Novecento, è un racconto di visioni, pensieri e temporalità. L’incipit è l’incontro di Epaminonda con le espressioni artistiche del Futurismo e la ricerca scultorea di Medardo Rosso, figura di riferimento dell’avanguardia e citata nel primo Manifesto dei pittori futuristi del 1910. La scultura di Rosso esercita una profonda influenza su Umberto Boccioni per le forti compenetrazioni tra arte e vita, e anticipatrice di quella “scultura d’ambiente” cara al movimento, contraddistinta da intrecci di piani, effetti di luce e permeabilità plastiche con lo spazio circostante.

Tuttavia, in opposizione all’individualismo, alla bellezza della lotta e all’esaltazione del progresso promossi dal Futurismo, Rosso sceglie personaggi umili, percependone le fragilità e le sofferenze, spesso rappresentati attraverso una ricerca della transitorietà del tempo. Ne è espressione in mostra l’Enfant malade (Bambino malato), un bronzo realizzato tra il 1893 ed il 1895, dove la vulnerabilitàdell’esistenza si contrappone alla meccanica moderna e ai prodigi della tecnologia. L’artista non cela le imperfezioni della fusione e la figura emerge delicata dalla materia, seguendo punti di vista privilegiati capaci di far vibrare luci e ombre.

Con una sensibilità analoga, Epaminonda realizza articolate installazioni che intersecano piani e visioni poetiche, in cui la meticolosa ricercatezza formale convive con le dimensioni del non finito. Nei suoi tableaux le superfici si riflettono, il reale diventa astratto e l’astratto diventa reale, sulla base di precisi schemi architettonici da lei progettati. L’artista offre uno spazio introspettivo, ricco di simbologie in cui il passato e il presente si fondono in un continuum senza tempo. Nella serie di mostre numerate e intitolate “volumi” (2009-in corso), questo interesse per i sistemi di associazione e ricontestualizzazione si combina con l’inclusione di oggetti sia trovati che prodotti artigianalmente. L’artista li accosta e crea nuovi significati, sperimentando con materiali e processi di lavorazione: da tale sperimentazione, ad esempio, è nata la versione in marmo Verde Luana della Portinaia (1883-84) di Rosso, realizzata presso l’azienda Henraux con avanzate tecniche di lavorazione 3D e l’intervento di abili maestranze. Manualità e robotica, umanità e industrializzazione sono riorganizzati attraverso il prisma dell‘immaginazione. In un tempo che ci appare sempre più diviso e incerto, Epaminonda interviene sui confini con poesia e delicatezza, ricordando con le sue composizioni non solo l’importanza della connessione tra pensieri e tradizioni culturali diverse ma anche il valore e la qualità che possono assumere nuovi mondi possibili.

Si ringrazia la Galleria Massimo Minini per il sostegno alla realizzazione della mostra.