Nintedanib rallenta i sintomi della fibrosi polmonare progressiva


In pazienti con fibrosi polmonare progressiva, l’assunzione di nintedanib per 52 settimane è stata in grado di rallentare il peggioramento di dispnea, affaticamento e tosse

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Un’analisi post-hoc dello studio INBUILD, pubblicata su Respiratory Medicine, ha dimostrato che, in pazienti con fibrosi polmonare progressiva (PPF), l’assunzione di nintedanib per 52 settimane è stata in grado di rallentare il peggioramento di dispnea, affaticamento e tosse rispetto al placebo. La peculiarità di questa analisi consiste nell’aver utilizzato una misura di outcome riferita dai pazienti (PRO) relativamente nuova, sviluppata specificamente per una popolazione di pazienti con ILD (cioè L-PF).

Razionale e disegno dello studio
I sintomi di dispnea e tosse, così come la fatica, possono avere un profondo impatto sulla vita dei pazienti con fibrosi polmonare, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Gli approcci ad oggi utilizzati nella gestione della fibrosi polmonare mirano a rallentare la progressione della malattia, a minimizzare i sintomi e a preservare la qualità di vita correlata alla salute dei pazienti (HRQoL).

Per valutare l’impatto della malattia sulla vita dei pazienti e gli effetti degli interventi sono necessari risultati affidabili, validi e rispondenti alle esigenze dei pazienti.

Il questionario Living with Pulmonary Fibrosis (L-PF) è un PRO sviluppato per valutare i sintomi e il loro impatto nei pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica (IPF) e da altre forme di malattia polmonare interstiziale fibrosa progressiva (ILD) (indicata come fibrosi polmonare progressiva (PPF)) e ha dimostrato di includere voci rilevanti per questi pazienti.

Nello studio INBUILD sull’impiego di nintedanib in pazienti con PPF, il farmaco ha ridotto il tasso di declino della FVC rispetto al placebo. I cambiamenti assoluti dei punteggi relativi ai domini “tosse” e “dispnea” del questionario L-PF alla settimana 52 erano stati definiti come endpoint secondari dello studio e si sono dimostrati reattivi alle variazioni di gravità di malattia e della percezione del proprio stato di salute.

Inoltre, sono state identificate delle soglie di cambiamento significative all’interno del paziente per il deterioramento di questi punteggi, che possono essere utilizzate per interpretare l’effetto degli interventi farmacologici messi in atto.

Con questa analisi post-hoc dello studio INBUILD; i ricercatori si sono proposti di analizzare gli effetti di nintedanib sui sintomi e sull’impatto della fibrosi polmonare in base alle variazioni dei punteggi del questionario L-PF ottenuti nel trial.

A tal scopo, i ricercatori hanno valutato 663 pazienti (età media: 65,8 anni; 53,7% uomini) con PPF per determinare l’impatto di nintedanib sui punteggi del questionario L-PF dopo 52 settimane di trattamento. Alla TAC a risoluzione elevata, oltre la metà della coorte (62,1%) presentava un pattern fibrotico usuale simile alla polmonite interstiziale. I ricercatori hanno inoltre osservato diverse diagnosi di ILD nella coorte totale, con prevalenza elevata di polmonite da ipersensibilità (26,1%) e ILD correlate a malattie autoimmuni (25,6%), seguite da diagnosi di polmonite interstiziale idiopatica non specifica (NSIP; 18,9%), polmonite interstiziale idiopatica non classificabile (IIP; 17,2%) e altre ILD (12,2%).

Nella popolazione dello studio, 332 pazienti erano stati randomizzati a trattamento con nintedanib e 331 a trattamento con placebo.

Risultati principali
I ricercatori hanno osservato che, quando valutavano le variazioni del punteggio totale L-PF dal basale alla settimana 52 (in cui gli aumenti segnalavano un peggioramento), i pazienti randomizzati a placebo presentavano incrementi di questo punteggio maggiori rispetto ai pazienti randomizzati a trattamento con nintedanib (media aggiustata: 5,1 punti contro 0,5 punti).

Questo risultato è stato ulteriormente confermato quando si sono valutate le variazioni dei punteggi medi aggiustati relativi ai vari domini di L-PF, con un rallentamento dei sintomi nei pazienti randomizzati a trattamento con nintedanib rispetto al placebo [punteggio dei sintomi della L-PF: 1,3 punti vs 5,3 punti; punteggio relativo al sintomo “dispnea” (4,3 punti vs. 7,8 punti) e punteggio relativo al dominio “fatica” (0,7 punti vs. 4 punti)].

Per quanto riguarda il punteggio L-PF relativo al dominio “tosse”, i ricercatori hanno riscontrato che il gruppo nintedanib aveva sperimentato una sua riduzione di 1,8 punti dal basale alla settimana 52, mentre questo punteggio è aumentato di 4,3 punti nel gruppo placebo. Un andamento simile è stato osservato relativamente al punteggio L-PF che misura l’impatto sulla QoL (-0,2 punti contro 4,6 punti).

Quando la coorte di pazienti in toto è stata divisa in due gruppi – quelli con pattern fibrotico simile alla polmonite interstiziale usuale alla TAC a risoluzione elevata e quelli con altri pattern fibrotici alla TAC a risoluzione elevata – i pazienti trattati con nintedanib in ciascuno dei due gruppi hanno continuato a mostrare un rallentamento del peggioramento dei punteggi L-PF rispetto al placebo.

In tutti i gruppi di diagnosi di ILD, i pazienti randomizzati a placebo hanno registrato cambiamenti peggiori del punteggio totale L-PF rispetto ai pazienti randomizzati a trattamento con nintedanib. Nello specifico, le variazioni osservate sono state le seguenti:
– polmonite da ipersensibilità: 6,5 punti vs. 2 punti
– NSIP idiopatica: 7 punti vs. 0,7 punti
–  IIP non classificabile: 6,7 punti vs.  1,4 punti
–  ILD correlate a malattie autoimmuni: 0,9 punti vs. -1,1 punti
– altre ILD: 5,9 punti vs -1,4 punti

Da ultimo, i ricercatori hanno messo a confronto la percentuale di pazienti del gruppo nintedanib che avevano raggiunto le soglie di peggioramento in termini di punteggi L-PF relativi ai domini “dispnea” e “tosse” con la percentuale di pazienti che avevano raggiunto queste soglie nel gruppo placebo.

A questo proposito è stato documentato meno frequentemente un incremento del punteggio L-PF relativo alla dispnea pari o superiore a 6 punti nel gruppo nintedanib rispetto al placebo (36,8% vs. 46,4%), così come un aumento pari o superiore a 7 punti (34,7% vs. 43%).

Allo stesso modo, è stato riscontrato meno frequentemente un incremento del punteggio L-PF relativo alla tosse pari o superiore a 4 nel gruppo nintedanib rispetto al placebo (41,6% vs. 50,6%), così come un aumento pari o superiore a 5 punti (34,6% vs. 46,3%).

Riassumendo
Nel complesso, i risultati di questa analisi dello studio INBUILD che ha valutato i cambiamenti nei punteggi del questionario L-PF nell’arco di 52 settimane suggeriscono che, nei pazienti con PPF, nintedanib ha rallentato il peggioramento di dispnea, affaticamento e tosse e l’impatto della malattia sulla vita dei pazienti.

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come il loro sia stato il primo studio in cui i cambiamenti nei PRO nell’arco di 52 settimane abbiano suggerito un beneficio della terapia antifibrotica sui sintomi e sull’impatto della malattia nella popolazione complessiva di un singolo studio.

Naturalmente, a questo punto, sarà necessario confermarein nuovi studi l’impatto di nintedanib sulla dispnea, la tosse e la fatigue in coorti diverse di pazienti affetti da fibrosi polmonare.

Bibliografia
Wijsenbeek M et al. Effects of nintedanib on symptoms in patients with progressive pulmonary fibrosis. European Respiratory Journal 2024 63: 2300752; DOI: 10.1183/13993003.00752-2023
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