“Montabbano sono!” in scena il 13 aprile al Teatro san Leone di Firenze


La commedia teatrale “Montabbano sono!” tratta dall’omonimo racconto di Alessandro Robecchi (in “Piovono pietre” Laterza Ed.) arriva a Firenze

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La commedia tratta dall’omonimo racconto di Alessandro Robecchi (giornalista, autore televisivo anche del noto Fratelli di Crozza. Dai suoi libri gialli è nata la serie Tv con Fabrizio Bentivoglio)contenuto nell’antologia: “Piovono pietre – cronache marziane da un paese assurdo” è una pièce distopica ambientata in un futuro assurdo, eppure probabile e molto vicino ai nostri tempi. Un futuro dove la televisione di basso livello, la pubblicità martellante, il cinema spazzatura, il giornalismo becero e ignorante, il linguaggio povero dei social sono diventati mainstream e modelli da seguire. Un nuovo mondo dove coloro che non riescono a adeguarsi, vuoi per motivi anagrafici oppure culturali, sono ghettizzati e marchiati come snob obsoleti ed elitari.

Questo, senza svelare troppo, è ciò che vive il protagonista della commedia, Mombelli, giornalista colpevole di amare le buone letture e di non utilizzare i social, catapultato d’improvviso in un assurdo lager per intellettuali dissidenti. Nel tentativo di sopportare proiezioni quotidiane di film assurdi, o quiz demenziali o telegiornali asserviti e bugiardi, Mombelli incontrerà altri personaggi “deviati”: alcuni impazziti, altri tenuti in vita da vane speranze di fuga, altri ancora completamente asserviti alla logica dominante. Il tutto in una giravolta di gag e di equivoci, di fraintendimenti e di battute fulminanti.

Pur con un linguaggio brillante e ricco di gag, la commedia pone il problema del decadimento della nostra lingua e della nostra cultura, del gusto e di tutto ciò che influenza il gusto stesso. Siamo ormai assuefatti alle risse nei talk-show televisivi? La televisione del dolore è l’unica possibile? Il cinema che cerca solo la risata grassa nello spettatore è l’unico erede della grande tradizione comica italiana?

Soprattutto: perché è accaduto tutto questo?

Per tornare alla commedia: riuscirà infine Mombelli a resistere al canto delle sirene esercitato dai programmi spazzatura della tv? Il suo equilibrio psichico sfuggirà al fascino perverso e insistente dei cinepanettoni? Il grido di libertà, “Montabbano sono!”, urlato dal suo compagno di cella gli consentirà di non adeguarsi alla (sotto) cultura dominante?

Ridere e pensare. Pensare e riderci su.