Cicli regolari di omalizumab efficaci per le allergie alimentari


Allergie alimentari: cicli regolari di somministrazione di omalizumab sotto forma di iniezioni sono risultati associati alla possibilità di mangiare alcuni cibi

allergie alimentari immunoterapia orale

Cicli regolari di somministrazione di omalizumab sotto forma di iniezioni sono risultati associati alla possibilità di aumentare l’assunzione di arachidi e di altri alimenti allergenici in una popolazione di bambini affetti da allergie alimentari senza sviluppare una reazione allergica a questi alimenti. Queste le conclusioni della prima fase dello studio OUtMATCH, presentato nel corso del congresso annuale dell’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology a Washington (Usa). Tali risultati sono stati contemporaneamente pubblicati sulla rivista NEJM.

Razionale e obiettivi dello studio
Come è noto, le allergie alimentari rappresentano un’evenienza comune in età pediatrica e sono associate ad una notevole morbilità. Fino ad oggi, l’unico trattamento approvato era rappresentato dalla immunoterapia orale per l’allergia alle arachidi. E’ noto, però, come il ricorso all’immunoterapia orale si associ anche ad un’incidenza elevata di reazioni avverse.

Per questo, la ricerca nel settore si è focalizzata sullo sviluppo di strategie terapeutiche in grado di affrontare le allergie a più alimenti contemporaneamente, ridurre le reazioni alle esposizioni accidentali e migliorare la qualità di vita complessiva delle persone affette da allergie alimentari.

Omalizumab, un anticorpo monoclonale che si lega alle IgE, si è dimostrato essere un’opzione di trattamento promettente per il trattamento dell’allergia alimentare in numerosi studi di piccole dimensioni.
Attualmente è approvato per il trattamento dell’asma allergico nei bambini a partire dai 6 anni di età e per l’orticaria cronica spontanea e la rinosinusite cronica con polipi nasali negli adolescenti e negli adulti.

Gli studi fin qui disponibili hanno dimostrato che omalizumab e altre terapie anti-IgE aumentano la soglia di reattività agli alimenti quando vengono somministrati da soli, e quando vengono somministrati insieme all’immunoterapia orale, possono ridurre l’incidenza e la gravità degli eventi avversi e diminuire il tempo necessario per l’intensificazione della dose.

Su questi presupposti è stato implementato lo studio OUtMATCH (), un trial clinico di fase 3 finalizzato a valutare in modo più completo la sicurezza e l’efficacia di omalizumab come trattamento che blocca le risposte immunitarie, indipendentemente dal tipo di antigene, in pazienti a partire da 1 anno di età che sono allergici a più alimenti.

Disegno dello studio e risultati principali
A tal scopo, pazienti pediatrici provenienti da 10 centri specialistici Usa sono stati randomizzati, secondo uno schema 2:1, a trattamento con omalizumab o placebo somministrato per via sottocutanea con una dose basata sul peso e sui livelli di IgE ogni 2-4 settimane per 16-20 settimane.

Complessivamente, 180 pazienti sono stati randomizzati ad uno dei due bracci di trattamento previsti dal protocollo del trial da settembre 2019 a novembre 2022 e 177 sono stati inclusi nell’analisi.
Focalizzando l’attenzione sui 118 pazienti che erano stati randomizzati a trattamento con omalizumab, l’età media era di 6,5 anni, il 58% erano di sesso maschile, mentre il livello mediano di IgE totali era pari a 700 UI/mL.
Considerando, invece, i 59 pazienti randomizzati a trattamento con placebo, l’età media era di 7 anni, il 53% erano ragazzi, mentre il livello mediano di IgE totali era di 712 UI/mL. La maggior parte dei partecipanti soffriva anche di asma, dermatite atopica e rinite allergica.

Sono stati esclusi i dallo studio i pazienti: a) con asma grave; b) con una storia di anafilassi grave agli alimenti inclusi; c) che erano stati precedentemente sottoposti ad immunoterapia per uno qualsiasi degli alimenti allergenici considerati nel trial; d) che erano stati sottoposti a terapia con anticorpi monoclonali  fino a 6 mesi prima dell’inizio del trial.

I pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a test di laboratorio e a prick test cutanei per confermare la presenza di un’allergia alimentare. Le allergie alle arachidi sono state le più comuni, seguite da anacardi, noci, uova, latte, nocciole e grano.

L’endpoint primario del trial era rappresentato dall’ingestione di proteine di arachidi in dose singola pari o superiore a 600 mg senza sintomi dose-limitanti. I tre end point secondari chiave erano rappresentati, invece, dal consumo di anacardi, latte e uova in dosi singole di almeno 1000 mg ciascuna senza sintomi dose-limitanti.

I primi 60 partecipanti (59 dei quali erano bambini o adolescenti) che hanno completato questa prima fase sono stati arruolati in un’estensione in aperto della durata pari a 24 settimane (seconda fase dello studio).

Risultati principali
Su 177 bambini e adolescenti randomizzati a trattamento con omalizumab, il 67% di coloro che sono stati trattati con l’anticorpo monoclonale anti-immunoglobulina E (IgE) è stato in grado di ingerire almeno una dose di 600 mg di proteine di arachidi senza sviluppare una reazione moderata o grave, rispetto al 7% di coloro che erano stati randomizzati a trattamento con placebo (P<0,001).

Quanto agli endpoint secondari chiave dello studio – il consumo di anacardi, latte e uova in dosi singole di almeno 1.000 mg ciascuna senza sintomi dose-limitanti – anche in questo caso il trattamento ha dato risultati simili (P<0,001 per tutti i confronti).

Nello specifico, le percentuali di pazienti pediatrici allergici che hanno potuto assumere gli alimenti sotto indicati senza andare incontro ad allergia sono state le seguenti:
– Anacardi: 41% di pazienti del gruppo omalizumab vs. 3% dei pazienti del gruppo placebo
– Latte: 66% di pazienti del gruppo omalizumab vs. 10% dei pazienti del gruppo placebo
– Uova: 67% dei pazienti del gruppo omalizumab vs. 0% dei pazienti del gruppo placebo

Quanto osservato, inoltre, è stato verificato anche per altri endpoint secondari, tra cui il consumo di noci (64% vs 13%, rispettivamente), nocciole (65% vs 14%) e grano (75% vs 13%).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno affermato che “…i livelli di protezione osservati sono stati probabilmente superiori a quelli che sarebbero necessari per le quantità di cibo che si rilevano tipicamente durante un’esposizione accidentale. Ciò suffraga il possibile impiego di omalizumab come opzione monoterapica in grado per ridurre il rischio giornaliero di reazioni allergiche alimentari, pur riconoscendo che questa protezione potrebbe richiederebbe un trattamento continuo e l’evitamento costante degli alimenti allergenici”.

Sulla base di questi risultati, l’Fda ha recentemente approvato omalizumab per il trattamento dell’allergia alimentare IgE-mediata negli adulti e nei bambini a partire da 1 anno, per contribuire a ridurre alcune reazioni allergiche, compreso il rischio di anafilassi, in seguito all’esposizione accidentale ad uno o più alimenti.

Bibliografia
Wood RA et al. Omalizumab for the Treatment of Multiple Food Allergies. N Engl J Med. 2024 Feb 25. doi: 10.1056/NEJMoa2312382. Epub ahead of print. PMID: 38407394.
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