Malattia renale e diabete: insulino-resistenza non impatta su finerenone


Nei pazienti con malattia renale cronica e diabete di tipo 2, l’insulino-resistenza al basale non influenzava l’efficacia del finerenone

Terapia del diabete di tipo 2 carboidrati

In uno studio pubblicato su Diabetes Care, nei pazienti con malattia renale cronica (CKD) e diabete di tipo 2, l’insulino-resistenza al basale era associata a un aumento del rischio cardiovascolare (CV) ma non renale e non influenzava l’efficacia del finerenone.

Questo farmaco è un antagonista dell’aldosterone e si utilizza per il trattamento della malattia renale cronica associata al diabete di tipo 2.

Come si legge nello studio, l’insulino-resistenza è implicata nella malattia CV nei pazienti con CKD, ma il suo ruolo nella progressione di quest’ultima è poco conosciuto.

L’analisi post hoc dello studio FIDELITY, un’analisi congiunta degli studi FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD, ha assegnato in modo casuale pazienti con diabete di tipo 2 e CKD a ricevere finerenone (10 mg o 20 mg) una volta al giorno o placebo. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 3 anni.

Per i 12.964 pazienti arruolati (età media 65 anni) è stato calcolato il tasso stimato di smaltimento del glucosio (estimated glucose disposal rate, eGDR), un indice di insulino-resistenza, utilizzando la circonferenza vita, lo stato di ipertensione e l’emoglobina glicata.

L’endpoint principale cardiovascolare era di tipo composito e includeva il tempo alla morte CV, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o ricovero per insufficienza cardiaca. L’endpoit principale renale era anch’esso di tipo composito e includeva il tempo all’insufficienza renale, una diminuzione sostenuta ≥ 57% della velocità di filtrazione glomerulare stimata iniziale o morte renale.

L’eGDR mediano era di 4,1 mg/kg/min.  un valore di eGDR inferiore alla media (insulino-resistente) era associato a una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari, indipendentemente dal trattamento, rispetto a un valore eGDR superiore (insulino-sensibile) (tasso di incidenza/100 anni-paziente di 5,18 e 6,34 [per finerenone e placebo] vs. 3,47 e 3,76 [per finerenone e placebo], rispettivamente). Tuttavia, l’eGDR non era associato agli esiti renali. Non è stata riscontrata un’eterogeneità significativa per gli effetti del finerenone in base all’eGDR sugli esiti cardiovascolari (<media: hazard ratio [HR] 0,81, 95% CI 0,72-0,92; ≥media: HR = 0,92, 95% CI 0,79-1,06; interazione P = 0,23) o renali (<medio: HR = 0,84, 95% CI 0,68-1,02; ≥medio: HR = 0,70, 95% CI 0,58-0,85; P interazione = 0,28). Nel complesso, il finerenone ha dimostrato una sicurezza simile tra i sottogruppi. Le analisi di sensibilità sono risultate coerenti.

In conclusione, lo studio ha mostrato che l’insulino-resistenza era associata a un aumento del rischio cardiovascolare, ma non renale e non modificava l’efficacia del finerenone.

Ebert T. et al., Outcomes With Finerenone in Patients With Chronic Kidney Disease and Type 2 Diabetes by Baseline Insulin Resistance, Diabetes Care