Dal casatiello alla genovese: la storia dei piatti tipici napoletani


Casatiello, pastiera, genovese: tra fake e leggende ecco come sono nati i piatti d’oro di Napoli. Spiega tutto l’antropologo Marino Niola

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La vera origine della genovese? E della pastiera? La cucina napoletana ha una sua storia, aneddoti e curiosità tutte da scoprire. Ma in rete ci sono tante bufale da cui stare lontani. Ne è convinto l’antropologo Marino Niola, supervisore della rassegna “Vedi Napoli e poi mangia” (14 eventi gratuiti, dal 28 marzo all’1 maggio), che ha anticipato i temi al centro di alcuni incontri che si terranno in città.

A “La genovese a Napoli”, ad esempio, è dedicato un appuntamento in programma domenica 21 aprile (alle 11 nel Monastero di Santa Maria in Gerusalemme). “Ci sono tante fake news legate all’origine della genovese– racconta Niola -, ma la prima ricetta della pasta alla genovese compare nella seconda metà del Duecento in un manoscritto unico, mai stampato, che si trova nella Biblioteca Nazionale di Francia, è un manoscritto angioino del 1270. Lì compare la ricetta della tria alla genovese. Il termine “genovese” deriva semplicemente dal fatto che, all’epoca, la pasta era una prerogativa di Genova. Dove c’era la pasta c’era il nome Genova”.

E la pastiera (di cui si parlerà lunedì 1 aprile, alle 11, nel Monastero di Santa Maria in Gerusalemme)? “In rete c’è tanta fuffa. L’origine della pastiera è antichissima perché nasce dagli antichi riti mediterranei in onore delle divinità della vegetazione, che rinascevano a Pasqua, periodo nel quale c’era il divieto della macinazione del grano, allora si facevano focacce di grano macerato, addolcite e aromatizzate con acqua di fiore. Eccola la pastiera, che nasce quasi tremila anni fa”.

Mentre il casatiello (domenica 31 marzo, alle 11, nella Sala del Lazzaretto) “è insolito perché rappresenta una rottura di tutti i tabù alimentari. Arriviamo dalla penitenza di Pasqua e ci spariamo questa overdose proteica che è il casatiello”.