Artrite psoriasica: da UPREAL-PsA conferme di efficacia di upadacitinib


Uno studio tutto italiano ha confermato l’efficacia e la sicurezza nella real life di upadacitinib in pazienti affetti da artrite psoriasica

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E’ stato recentemente pubblicato su Arthritis Research and Therapy uno studio tutto italiano che ha confermato l’efficacia e la sicurezza nella real life di upadacitinib in pazienti affetti da artrite psoriasica (PsA), identificando anche alcuni fattori predittivi legati al raggiungimento della minima attività di malattia con il Jak inibitore. Lo studio in questione (UPREAL-PsA) è uno dei primi studi condotti nella real life  ad avere valutato l’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti affetti da PsA.

Razionale e obiettivi dello studio
Nonostante l’ampio ventaglio di terapie disponibili, ancora oggi solo un terzo dei pazienti con PsA raggiunge e mantiene un’attività di malattia minima, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Di qui la necessità di identificare nuove opzioni terapeutiche in grado di agire sul maggior numero possibile di domini della malattia, fornendo un trattamento personalizzato in base al fenotipo del singolo paziente.

E’ recente l’approvazione di due Jak inibitori (tofacitinib e upadacitinib) per l’impiego nella PsA: la loro efficacia terapeutica è stata ampiamente dimostrata in studi randomizzati e controllati.

Upadacitinib (UPA) è un Jak inibitore reversibile, dotato di spiccata selettività per l’enzima Jak1. Gli studi SELECT 1-2 hanno documentato l’efficacia di questo trattamento sui diversi domini di “malattia psoriasica”, con miglioramenti significativi del dolore, della fatica e della qualità di vita.

L’assenza di dati di real life sul trattamento con UPA della PsA ha sollecitato la messa a punto di questo studio osservazionale multicentrico, condotto in Italia, che si è proposto l’obiettivo di valutarne l’efficacia e la sicurezza nell’arco di 24 settimane in una coorte di pazienti con PsA sia periferica che assiale.

Disegno dello studio 
I ricercatori hanno arruolato 126 pazienti con PsA trattati con UPA, provenienti da 10 centri dislocati sul territorio della penisola.
I criteri di inclusione nello studio erano i seguenti:
– PsA attiva, definita dall’assenza di criteri di attività minima della malattia (MDA);
– Insuccesso terapeutico o intolleranza verso almeno un DMARDcs per i pazienti bio-naïve oppure fallimento del trattamento con almeno un DMARDb o DMARts

Gli outcome dell’efficacia dell’UPA sono stati valutati a 12 settimane e a 24 settimane (lo studio è tuttora in corso e prevede rivalutazioni di questi parametri ogni 12 settimane).
Nello specifico, l’outcome primario di efficacia era rappresentato dalla percentuale di pazienti che ha raggiunto lo stato di minima attività di malattia (MDA) e di attività di malattia molto bassa (VLDA) alla settimana 24.

L’outcome primario di sicurezza era dato dalla percentuale di eventi avversi gravi (SAE) durante il periodo di osservazione.

Passando all’outcome secondario di efficacia, questo era dato dalla percentuale di pazienti che aveva ottenuto una risposta clinicamente rilevante con riferimento ai punteggi DAPSA e ASDAS-CRP.

Per quanto riguarda il DAPSA, le risposte minori, moderate e maggiori erano definite come una variazione del 50%, 75% e 85% rispetto al basale, rispettivamente.

Per quanto riguarda l’ASDAS-CRP, invece, il miglioramento clinicamente importante (CII) e il miglioramento maggiore (MI) erano definiti come una diminuzione di almeno 1,1 e 2,0 punti rispetto al basale, rispettivamente.
Inoltre, sono state valutate anche le percentuali di pazienti che avevano raggiunto la remissione DAPSA e la bassa attività di malattia, nonché la malattia inattiva o la bassa attività di malattia ASDAS-CRP.

Risultati principali
Al basale, 124/126 (98%) e 54/126 (43%) pazienti si caratterizzavano, rispettivamente, per un coinvolgimento periferico e assiale di malattia; inoltre 110 (87%) pazienti erano intolleranti o resistenti ai DMARDb.
Passando ai risultati a 24 settimane, è emerso che lo stato MDA, la remissione DAPSA e la malattia inattiva ASDAS-CRP erano stati raggiunti rispettivamente nel 47%, 23% e 48% dei pazienti.

Miglioramenti di entità minore, moderata e maggiore dei punteggi DAPSA sono stati osservati rispettivamente nel 67%, 39% e 23% dei pazienti, mentre il 65% e il 35% di questi hanno raggiunto rispettivamente ASDAS-CRP CII e MI.

La variazione media rispetto al basale è stata di 15,9 ± 13,5 (p < 0,001) per il punteggio DAPSA e di 1,21 ± 0,97 (p < 0,001) per il punteggio ASDAS-CRP.

Passando alla safety, 13 pazienti (10%) hanno interrotto il trattamento con UPA per mancanza di efficacia o per eventi avversi non gravi. Inoltre, non sono stati osservati eventi avversi gravi.

Da ultimo, l’appartenenza al sesso maschile  (OR:2,54, IC95%:1,03-6,25 p = 0,043), l’essere naïve al trattamento con DMARDb (OR: 4,13, IC95%: 1,34-12,71, p = 0,013) e la presenza di livelli elevati di  al basale (OR: 2,49, IC95%: 1,02-6,12, p = 0,046) sono risultati essere i fattori maggiormente predittivi di raggiungimento della risposta MDA alla settimana 24.

Riassumendo
Nel complesso, i risultati preliminari dello studio UPREAL-PsA, tuttora in corso, dimostrano che UPA è efficace già a 12 settimane e mantiene l’attività a 24 settimane, sia nel punteggio composito che nei singoli domini (periferico, entesico e cutaneo), in accordo con i risultati dei trial clinici randomizzati.

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci legati al lavoro (disegno osservazionale, popolazione reclutata limitata al territorio nazionale, proporzione di pazienti bio-naive con malattia allo stadio iniziale relativamente limitata, esistenza di fattori confondenti non considerati nello studio, quali l’impiego di FANS o di steroidi o la posologia d’impiego di MTX).

Ciò premesso, i risultati a 24 settimane dello studio UPREAL-PsA confermano la notevole efficacia e il buon profilo di sicurezza della terapia con upadacitinib nel trattamento real life della PsA, con una maggiore efficacia di UPA dimostrata nei pazienti di sesso maschile, nei pazienti bio-naïve e in quelli con CRP elevata al basale.

Bibliografia
Luchetti GentiloniM.M et al. Upadacitinib effectiveness and factors associated with minimal disease activity achievement in patients with psoriatic arthritis: preliminary data of a real-life multicenter study. Arthritis Res Ther 25, 196 (2023). https://doi.org/10.1186/s13075-023-03182-9
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