Acerbi e gli insulti razzisti a Juan Jesus: “Ho detto solo ti faccio nero”


Acerbi, che venerdì sarà ascoltato dalla Procura Federale, torna sul caso degli insulti razzisti: “Ho solo detto ‘ti faccio nero’”, Juan Jesus: “I razzisti hanno il cervello piccolo”

juan jesus

No, non “vai via nero“. Ma “ti faccio nero”. E l’ultima versione di Acerbi, quella definitiva che racconterà anche venerdì prossimo alla Procura Federale. Manca il “negro”, e quindi la parola fumante, il razzismo che gli rinfaccia la vittima, Juan Jesus. Il caso, che doveva restare nell’omertà delle “cose di campo” è invece straripato. Con il solito baraccone retorico fatto di “se” “ma” e altre congiunzioni che fatalmente sviliscono la polemica. Il difensore dell’Inter non è partito per gli Usa con la Nazionale e adesso rischia almeno 10 giornate di squalifica. Nel frattempo continua il rimpiattino delle “versioni”, uno nega e invoca il fraintendimento al limite della parodia, l’altro che conferma suo malgrado le accuse.

Con tempismo chirurgico oggi il Napoli ha pubblicato sui suoi social un video registrato il 15 marzo (quindi appena un paio di giorni prima di Inter-Napoli) in cui Juan Jesus e Mohamed Seick Mane, attaccante dell’under 15 azzurra, in cui i due parlano di razzismo: “Purtroppo lo viviamo da tanto tempo – dice Juan Jesus – Ci sono delle leggi, ma non vengono tanto rispettate. Ne servono di più forti per fermarlo. Dispiace perché siamo tutti uguali: bianchi, neri, gialli. Negli stadi ancora c’è il razzismo, dobbiamo far crescere le persone come esseri umani. Molti non hanno la consapevolezza che questa è una cosa che può ferire tante persone. Chi fa atto di razzismo ha un cervello piccolo. Cosa dico ai giovani? Dico di essere forti di testa”.

L’ultima parola, si spera, toccherà alla Giustizia Sportiva. Acerbi sarà ascoltato venerdì dalla Procura Federale in videoconferenza, con il calciatore (affiancato dall’avvocato dell’Inter Capellini) e un rappresentante della procura da Milano, e il procuratore federale Chiné e i suoi vice a Roma. Tra le due facce del nero, e un “negro” perduto.