Colchicina inefficace per riduzione aritmia atriale post-ablazione


Nei pazienti sottoposti ad ablazione con catetere per la fibrillazione atriale un breve ciclo di colchicina non riduce le recidive di aritmia atriale

Nei pazienti sottoposti ad ablazione con catetere per la fibrillazione atriale un breve ciclo di colchicina non riduce le recidive di aritmia atriale

Nei pazienti sottoposti ad ablazione con catetere per la fibrillazione atriale (Afib), non vi è alcun segnale che dimostri che un breve ciclo di colchicina riduca le recidive di aritmia atriale o migliori gli outcome clinici, se assunto per 10 giorni a partire da subito prima della procedura. Queste le conclusioni, deludenti, di un piccolo studio (IMPROVE-PVI) pubblicato su Circulation: Arrhythmia and Electrophysiology, che dimostra come gli effetti anti-infiammatori del farmaco non si traducono in un’efficace prevenzione delle aritmie.

Razionale e disegno dello studio
La colchicina è un agente antinfiammatorio ampiamente prescritto e noto per i suoi benefici nella prevenzione cardiovascolare. Dato che il successo dell’ablazione con catetere tramite isolamento della vena polmonare è spesso compromesso da aritmie atriali ricorrenti e che tali aritmie sono predette da biomarcatori infiammatori, gli autori dello studio hanno voluto verificare l’ipotesi di un possibile beneficio della colchicina in questo contesto.

Lo studio, avente un disegno monocentrico, ha arruolato pazienti con intervento programmato di ablazione con catetere, escludendo quelli con controindicazioni alla colchicina, in particolare quelli che assumevano determinati farmaci o quelli che erano affetti da gravi malattie gastrointestinali, malattie epatiche evidenti o gravi malattie renali. I partecipanti  allo studio sono stati randomizzati a  trattamento con colchicina 0,6 mg due volte al giorno o a placebo per 10 giorni, a partire da 4 ore prima dell’ablazione.

L’aritmia atriale ricorrente era definita nello studio come fibrillazione atriale, flutter atriale o tachicardia atriale >30 secondi su due Holter a 14 giorni, eseguiti immediatamente e a 3 mesi dall’ablazione.
La coorte dello studio era composta da 199 pazienti (età media 61 anni, 22% donne, 70% sottoposti alla prima procedura di ablazione) che erano stati sottoposti a procedura di ablazione con radiofrequenza utilizzando il sistema Carto 3 di Biosense Webster (79%) o l’ablazione con crioballoon con il sistema Arctic Front di Medtronic (21%).

Al momento della dimissione erano stati prescritti farmaci antiaritmici al 75% dei pazienti. A 6 mesi di follow-up, la percentuale di pazienti che avevano sospeso la terapia antiaritmica è stata del 62,2% e del 57,0% rispettivamente nei gruppi colchicina e placebo.

Risultati principali
Mediante il monitoraggio Holter a 14 giorni, è stato osservato che la colchicina non è stata in grado di prevenire le recidive di aritmia atriale subito dopo l’ablazione (31% vs 32% con placebo; HR: 0,98; IC95%: 0,59-1,61), né a 3 mesi (14% vs 15%; HR: 0,95; IC95%: 0,45-2,02). Inoltre, Il farmaco antinfiammatorio non ha ridotto l’outcome composito di visite al pronto soccorso, ricoveri cardiovascolari, cardioversioni o ablazioni ripetute durante un follow-up mediano di 1,3 anni (29 vs 25 per 100 anni-paziente; HR: 1,18; IC95%: 0,69-1,99).

Al contempo, però, i ricercatori hanno anche tenuto a sottolineare che l’incidenza del dolore toracico post-ablazione suggestivo di pericardite si riduceva con la colchicina (4% vs 15%; HR: 0,26, IC95%: 0,09-0,77).
“Questa riduzione – spiegano – è stata osservata nei giorni successivi all’ablazione con catetere, suggerendo effetti antinfiammatori del trattamento a breve termine con la colchicina. Questo risultato è in linea con le evidenze sull’efficacia della colchicina nella prevenzione e nel trattamento della pericardite e della sindrome post-pericardiotomica dopo un intervento di cardiochirurgia”.

“Per quanto la nostra definizione di pericardite differisca da definizioni più rigorose – aggiungono i ricercatori – l’effetto benefico osservato della colchicina sul dolore toracico post-ablazione in questo studio controllato con placebo e in doppio cieco è risultato clinicamente significativo”.

Considerazioni conclusive
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno riconosciuto che, oltre all’esiguità del campione, non hanno individuato le aritmie ricorrenti utilizzando i loop recorder impiantabili, il che ha probabilmente determinato una sottovalutazione in entrambi i gruppi di trattamento.

Da quando è stato condotto l’IMPROVE-PVI, è stata approvata dalla FDA un’altra tecnologia per l’ablazione con catetere, l’ablazione in campo pulsato (PFA). Il sistema PulseSelect PFA di Medtronic è stato approvato la scorsa settimana, mentre il sistema PFA rivale Farapulse di Boston Scientific non ha ancora ricevuto il via libera.

A differenza dell’ablazione convenzionale con catetere per l’Afib, il PFA evita danni termici all’esofago o al nervo frenico.

Bibliografia
Benz AP, et al “Colchicine to prevent atrial fibrillation recurrence after catheter ablation: a randomized, placebo-controlled trial” Circ Arrhythm Electrophysiol 2023; DOI: 10.1161/CIRCEP.123.012387.
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