Polmoniti comunitarie: uso di corticosteroidi associato a recidive e infezioni


L’impiego di corticosteroidi si associa ad un aumento del rischio di polmoniti ricorrente, infezioni secondarie e nuova dipendenza da insulina

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L’impiego di corticosteroidi si associa ad un aumento del rischio di polmoniti ricorrente, infezioni secondarie e nuova dipendenza da insulina a 180 giorni nei pazienti con polmonite acquisita in comunità (CAP). Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su BMC Pulmonary Medicine.

Razionale e disegno dello studio
Diversi studi e metanalisi pubblicate in letteratura hanno documentato un beneficio derivante dall’aggiunta di corticosteroidi in pazienti conpolmonite acquisita in comunità per quanto riguarda gli outcome a breve termine; permangono, invece, ancora delle incertezze sugli effetti a lungo termine derivanti dall’aggiunta di corticosteroidi sulla salute di questi pazienti.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di valutare gli outcome clinici a lungo termine nei pazienti partecipanti allo studio STEP (Corticosteroid Treatment for Community-Acquired Pneumonia). In questa analisi secondaria pre-pianificata dello studio STEP, un trial in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, è stata messa a confronto l’efficacia di prednisone rispetto a placebo in pazienti ricoverati con CAP.

A tal scopo, sono stati arruolati nei dipartimenti di emergenza o nei reparti medici di 7 ospedali di assistenza terziaria in Svizzera, dal 1° dicembre 2009 al 21 maggio 2014, entro 24 ore dalla presentazione, 727 pazienti consecutivi di almeno 18 anni di età che erano affetti da CAP. Questi sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1, a trattamento  giornaliero con 50 mg di prednisone o con placebo per 7 giorni.

L’endpoint primario era il tempo ad un evento letale per qualsiasi causa a 180 giorni. Sul totale dei pazienti reclutati, 361 erano stati randomizzati a prednisone (età mediana: 74 anni; 60,7% uomini) e 366 pazienti a placebo (età mediana: 73 anni: 63,1% uomini).

Risultati principali
Dall’analisi dei dati, non sono emerse differenze tra i gruppi prednisone e placebo per quanto riguarda il tempo al decesso per qualsiasi causa durante i 180 giorni di follow-up ( hazard ratio: 1,15; IC95%:  0,68-1,95; P =0,601).
Considerando gli endpoint secondari, anche in questo caso i due gruppi di trattamento non hanno presentato differenze per quanto riguarda la morte correlata alla CAP (OR: 0,75; IC95%:0,24-2,33; P =0,624), la riospedalizzazione (OR: 1,33; IC95%: 0,90-1,96; P =0,158) o la neo-insorgenza  di ipertensione al giorno 180 (OR: 1,90; IC95%:  0,69-5,18; P =0,213).

I ricercatori hanno riportato maggiori rischi di polmonite ricorrente (OR: 2,57; IC95%:1,29-5,12; P =0,007), di infezioni secondarie (OR: 1,94; IC95%: 1,25-3,03; P =0,003) e di nuova dipendenza da insulina al giorno 180 (OR, 8,73; IC95%: 1,10-69,62; P =0,041) nel gruppo trattato con prednisone rispetto al gruppo di controllo. I gruppi di trattamento presentavano punteggi di attività di malattia simili al giorno 180.

Non è stata riscontrata alcuna evidenza di modifica dell’effetto tra i sottogruppi di pazienti stratificati in base all’età mediana, alla concentrazione mediana iniziale di proteina C-reattiva, alla compresenza di Bpco e alla gravità della CAP con il punteggio dell’indice di gravità della polmonite.

Da ultimo, è stato documentato un effetto significativo per la polmonite ricorrente nel sottogruppo di pazienti con colture ematiche negative e in quelli senza prove batteriche, ma non nel sottogruppo di pazienti con prove virali.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, gli autori del lavoro hanno ammesso, tra i limiti metodologici dello studio, ii fatto che non è chiaro se i corticosteroidi a breve termine siano causa degli effetti osservati al giorno 180, dato che lo studio non era statisticamente dimensionato per valutare gli endpoint secondari. Al contempo è stato segnalato dai ricercatori il possibile rischio di bias informativi derivanti dalla provenienza dei dati (interviste ai pazienti).

Ciò detto, lo studio ha dimostrato rischi simili per la mortalità e la maggior parte degli altri endpoint secondari, ma incidenze più elevate di infezioni secondarie, polmoniti ricorrenti e nuova dipendenza da insulina nei pazienti randomizzati al gruppo di trattamento con corticosteroidi – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro -. Allo stato attuale, non è certo che questi effetti avversi a lungo termine superino gli effetti a breve termine dei corticosteroidi nella CAP moderata”.

“In pratica – aggiungono – quando si prende in considerazione l’aggiunta di corticosteroidi per la CAP, è necessario soppesare i benefici previsti, come un tempo più rapido per la stabilità clinica, una minore durata della degenza e una minore durata del trattamento antibiotico per via endovenosa, rispetto ai potenziali effetti avversi, come l’iperglicemia in ospedale, le infezioni secondarie oltre il 30° giorno e le recidive di CAP oltre il 30° giorno”.

Bibliografia
Blum CA et al. Adjunct prednisone in community-acquired pneumonia: 180-day outcome of a multicentre, double-blind, randomized, placebo-controlled trial. BMC Pulm Med. 2023;23(1):500. doi: 10.1186/s12890-023-02794-w
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