In radio e in digitale “My Pills”, il nuovo singolo di Herself


Si intitola “My Pills” il nuovo singolo di HERSELF, in uscita su tutti gli stores digitali e in rotazione radiofonica

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“My Pills“ anticiperà il nuovo album che vedrà la luce il 1° Marzo, con il titolo “Spoken Unsaid”, che verrà stampato in edizione limitata di 300 copie in vinile 180gr.
Il brano in questione è caratterizzato da un mood malinconico e vagamente dreamy.
Questa canzone è un epitaffio su tutti gli amori che caratterizzano la vita di un artista. Amore inteso in senso cosmico, onirico, dov’è dolce, se non esiziale, stupirsi che perfino “le amebe, le piante e gli alberi hanno orecchie”, e dove il bilancio di una vita – alla fine della fiera -, non potendo che prospettare una fine, risulta sempre in perdita.

Il singolo sarà inoltre accompagnato da un video scritto e diretto dal regista videomaker Sergio Angot.

A 5 anni di distanza da “Rigel Playground”, Herself, moniker sotto cui si cela il polistrumentista palermitano Gioele Valenti, si accinge quindi alla prosecuzione della sua ormai fitta e consumata carriera che negli anni ne ha decretato il carattere da puro outsider.

Molto attivo sulla scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (Josefin Ohrn, Lay Llamas), Gioele Valenti gira l’Europa con due delle sue creature musicali, JuJu e Herself.

Il lavoro di Herself viene salutato dalla critica, sin dagli esordi in casa Jestrai (prima label dei Verdena), come un armonico meltin’ pot tra Sparklehorse, Gravenhurst e Will Oldham.
Con un pugno di dischi alle spalle, il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.

L’ultimo lavoro Rigel  Playground (2018 Urtovox rec.) predisponeva l’ascoltatore ad un viaggio fatto di folk cosmico, in cui gli inglesismi della tradizione si sposavano con una vena alt, come se Beatles e Sparklehorse avessero incontrato i tormenti di Nick Drake e l’intimismo di Mike Scott.

Avvezzo da sempre alle collaborazioni (negli anni, Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, John Fallon dei The SteppesCapra Informis degli svedesi GOAT ecc…), ospite illustre in quell’album fu Jonathan Donahue, front man degli americani Mercury Rev, band di assoluto rilievo nell’indie internazionale, che oltre ad aver prestato la voce sul singolo The Beast of Love, ha – a detta dello stesso Herself – informato l’essenza dell’intero disco. Non a caso, i Mercury Rev hanno scelto Herself per accompagnarli durante il loro ultimo tour italiano nel 2019.

JuJu è invece un progetto di psichedelica pan-mediterranea, in cui convergono gli stilemi del rock lisergico a cavallo tra ’80 e ’90, pulsioni krautrock ed elementi di tribalismo africano.
Con questa formazione, Gioele Valenti ha pubblicato 4 dischi (il debutto self-titled, ‘Our Mother Was A Plant’, ‘Maps And Territory’, ‘Fuzz Club Session’, ‘La Que Sabe’) e un quinto di imminente uscita, tutti per l’etichetta inglese Fuzz Club Records, label di punta del movimento neopsichedelico nordeuropeo.
Con JuJuValenti è stato impegnato negli ultimi anni in una nutrita attività live, che l’ha portato ad esibirsi in festival come il Liverpool Psych Fest, il Fuzz Club Eindhoven, il Dunajam, e in locali come il Supersonic di Parigi, la Roundhouse di Londra o il Muziekgietereij di Maastricht.