Idrosadenite suppurativa: buoni risultati con sonelokimab


Nei pazienti con idrosadenite suppurativa, ottimi risultati dopo il trattamento con il piccolo anticorpo monoclonale sperimentale sonelokimab

Nei pazienti con idrosadenite suppurativa da moderata a grave buoni risultati con l'uso di un nuovo inibitore orale sperimentale della Janus chinasi 1, noto come INCB054707

Nei pazienti con idrosadenite suppurativa, il trattamento con il piccolo anticorpo monoclonale sperimentale sonelokimab, un doppio inibitore dell’interleuchina 17A/F, è stato associato a tassi di controllo della malattia molto incoraggianti. I risultati sono stati presentati al congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology (EADV).

Dopo 24 settimane di trattamento, la più efficace delle due dosi valutate dell’inibitore nanobody sonelokimab, una molecola con dimensioni sostanzialmente più piccole rispetto ai tradizionali anticorpi monoclonali (40 kilodalton contro 150 kilodalton), ha quasi raddoppiato la percentuale di pazienti con risoluzione completa dei tunnel drenanti (41,1% contro 23,8%, P<0,05) rispetto al placebo.

«Ritengo che la piccola dimensione di sonelokimab sia importante» ha affermato Brian Kirby, medico e dermatologo presso il St. Vincent’s Hospital di Dublino. «Pensiamo che questo si traduca in una migliore penetrazione nel tessuto infiammato, un aspetto riconosciuto in passato come un potenziale punto debole degli anticorpi monoclonali più grandi».

Valutazione di sonelokimab vs placebo e vs adalimumab
Lo studio MIRA di fase II, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto per valutare l’efficacia e la sicurezza di sonelokimab somministrato per via sottocutanea, ha coinvolto 234 adulti con idrosadenite suppurativa da moderata a grave (quasi il 64% dei quali con malattia in stadio II di Hurley) randomizzati in rapporto 2:2:2:1 a ricevere due diverse dosi del farmaco, placebo, oppure adalimumab.

L’endpoint primario era una riduzione di almeno il 75% rispetto al basale nella conta degli ascessi e dei noduli totali senza aumento dei tunnel drenanti (HiSCR 75), un endpoint più rigoroso del più comunemente utilizzato HiSCR 50. I trattamenti sono stati somministrati ogni 2 settimane per le prime 8 settimane di un follow-up programmato di 24 settimane, e successivamente ogni 4 settimane.

Risultati incoraggianti con entrambe le dosi testate
A 16 settimane entrambe le dosi di sonelokimab si sono mostrate più attive del placebo, ma Kirby ha riferito che quella più bassa ha ottenuto risultati migliori per la maggior parte degli endpoint obiettivi. Infatti la risposta HiSCR 75 è stata raggiunta dal 43,3% dei soggetti trattati con la dose da 120 mg (P<0,001 vs placebo), dal 34,8% con la dose da 240 mg (P<0,01) e dal 14,7% nel gruppo placebo.

I tassi di risposta HiSCR 50 sono stati del 65,7%, 53,0% e 27,9% rispettivamente per i bracci 120 mg, 240 mg e placebo. Anche in questo caso entrambe le dosi erano significativamente superiori al placebo (rispettivamente P<0,001) e P<0,01).

Nell’International Hidradenitis Suppurativa Severity Score System (IHS4), che conta i noduli e gli ascessi, le riduzioni del punteggio sono state pari a 19,3, 14,5 e 7,9 rispettivamente per la dose più bassa, la più alta e il placebo, con un maggiore vantaggio statistico per la dose più bassa rispetto a quella più alta rispetto al placebo (P<0,001 vs P<0,01).

I risultati focalizzati sui pazienti non sono stati tuttavia necessariamente migliori con la dose più bassa. La riduzione del 50% del dolore cutaneo sulla scala numerica di valutazione (NRS 50) e la percentuale di responder a 12 settimane è stata numericamente maggiore con la dose da 240 mg (41,3%) rispetto ai 120 mg (32,0%), anche se entrambi hanno raggiunto la significatività (P<0,001) rispetto al 4,3% dei soggetti che ha raggiunto questo livello di risposta con il placebo.

Nel Dermatology Life Quality Index (DLQI) e il Patient Global Impression of Severity (PGI-S) i miglioramenti rispetto al basale sono stati simili con le due dosi, pur con un modesto vantaggio numerico e statistico con quella più alta vs placebo (P<0,001 vs P<0,01).

Le risposte HiSCR 50 (57,6%) e HiSCR 75 (36,4%) sono state entrambe inferiori per i partecipanti randomizzati ad adalimumab rispetto a sonelokimab, tuttavia il minor numero di pazienti in questo braccio ha impedito un confronto statistico.

La candidosi orale è stata più frequente nei pazienti in trattamento attivo rispetto al placebo, ma di solito di gravità da lieve a moderata. Kirby non ha segnalato il verificarsi di problemi di sicurezza imprevisti e ha affermato che sonelokimab è stato generalmente ben tollerato.

Anche se i risultati sono incoraggianti, il relatore ha fatto presente che sono necessari ulteriori dati per confermare una maggiore risoluzione dei tunnel e delle fistole con un inibitore IL-17 A/F nanobody rispetto ad altre terapie mirate. Così come dimostrare che la piccola dimensione relativa della molecola è la ragione dei benefici.