Lupus: inibitori di SGLT2 riducono rischio cardiaco e renale


I pazienti con lupus in cura con inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2) hanno mostrato un rischio ridotto di eventi cardiovascolari e malattie renali

entesite proteinuria iberdomide lupus quiescente anifrolumab vitamina d

I pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico che sono stati sottoposti a trattamento con inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2) hanno mostrato un rischio ridotto di eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) e di malattie renali. Queste le conclusioni di uno studio presentato nel corso del congresso annuale dell’American College of Rheumatology (ACR).

Razionale e disegno dello studio
Dati già presenti in letteratura hanno mostrato che l’impiego degli inibitori SGLT2 in pazienti con diabete di tipo 2 può avere un impatto positivo sui reni e sugli outcome CV in gran parte indipendente dal controllo glicemico.
Finora, però, i pazienti con lupus erano stati esclusi dagli studi clinici condotti con questi farmaci.

Per determinare l’impatto degli inibitori SGLT2 rispetto a un agente ipoglicemizzante orale di confronto – in questo caso, gli inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP4) – sugli outcome renali e cardiovascolari nei pazienti con lupus eritematoso sistemico e nefrite lupica, è stato implementato questo nuovo studio, che ha incluso pazienti con diagnosi di LES effettuata tra il mese di marzo del 2013 e quello di agosto del 2021, provenienti da un’ampia coorte multicentrica Usa composta da 96.511 individui, dei quali era presenti le cartelle cliniche elettroniche.

Tra questi, i ricercatori hanno identificato 426 pazienti che avevano utilizzato inibitori SGLT2 e 865 che avevano utilizzato inibitori DPP4 dopo la diagnosi di LES.
Un sottogruppo comprendeva 154 e 270 pazienti con nefrite lupica nei bracci degli inibitori SGLT2 e DPP4, rispettivamente.

I due gruppi  in studio erano ben equilibrati in termini di dati demografici di base. L’età media dell’intera coorte era di 57 anni, l’89% era costituito da donne, il 36% da persone di etnia Afro-Americana e l’8% da individui di etnia Ispanica.

Il 35% dei pazienti presentava una malattia renale cronica, mentre il 24% soffriva di insufficienza cardiaca. L’uso di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e di bloccanti del recettore dell’angiotensina II è stato segnalato nel 45% degli individui della coorte in studio.

Risultati principali
Dai risultati è emerso che l’impiego degli inibitori SGLT2 era associata ad un minor rischio di eventi cardiaci avversi maggiori (MACE) (HR = 0,69; IC95%: 0,48-0,99) e di progressione renale (HR = 0,71; IC95%: 0,51-0,98), rispetto agli inibitori DPP4.

Nel sottogruppo di pazienti con nefrite lupica, l’uso di inibitori SGLT2 ha migliorato anche il rischio di MACE rispetto agli inibitori DPP4 (HR = 0,58; IC95%: 0,34-0,99).
Anche nel gruppo di pazienti con nefrite lupica, la progressione renale è migliorata con l’inibizione di SGLT2 rispetto agli inibitori DPP4, anche se la differenza rilevata non ha raggiunto la significatività statistica.

Quanto alla safety, infine, I dati disponibili hanno dimostrato un rischio più elevato di infezioni genitali nel gruppo di pazienti in trattamento con inibitori SGLT2.
I tassi di lesioni traumatiche, invece, sono risultati paragonabili tra i due gruppi di trattamento (HR = 1,02; IC95%: 0,80-1,29).

Da ultimo, non è stato rilevato un incremento del rischio complessivo di infezioni gravi nei pazienti trattati con gli inibitori SGLT2.

Riassumendo
Nel complesso, i risultati di questo studio suggeriscono un possibile ruolo degli inibitori SGLT2 nel migliorare gli outcome dei pazienti con LES e nefrite lupica. Ciò, hanno concluso i ricercatori, necessita di conferme in studi ulteriori da condurre in queste popolazioni di pazienti.

Bibliografia
Jorge A. Sodium-Glucose Co-transporter-2 Inhibitors and the Risk of Cardiac and Renal Outcomes in Systemic Lupus Erythematosus. Abstract 1579. Arthritis Rheumatol. 2023; 75 (suppl 9).