Prostatectomia radicale: pochi benefici da radioterapia adiuvante


La radioterapia adiuvante effettuata su pazienti a rischio elevato di recidiva dopo la prostatectomia radicale non ha migliorato i principali endpoint clinici

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Stando ai risultati finali dello studio di fase 3 RADICALS-RT, presentati al congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), a Madrid, la radioterapia adiuvante effettuata su pazienti a rischio elevato di recidiva dopo la prostatectomia radicale non ha migliorato i principali endpoint clinici e ha indotto effetti collaterali significativi rispetto all’inizio precoce di una radioterapia di salvataggio in caso di progressione biochimica.

Dati di conferma
Nei 1396 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale che avevano un livello di antigene prostatico specifico (PSA) post-operatorio ≤0,2 ng/ml e almeno un fattore di rischio, non è stata riportata alcuna differenza nel tasso di libertà da metastasi a distanza (FFDM) a 10 anni tra il gruppo sottoposto alla radioterapia adiuvante e quello tenuto solo sotto osservazione ed eventualmente trattato con radioterapia in un secondo tempo, in caso di recidiva biochimica, cioè di rialzo del PSA.
I dati sull’outcome primario presentati ora a Madrid confermano i risultati iniziali dello studio, già pubblicati nel 2020 su The Lancet, che non supportavano la somministrazione di routine della radioterapia adiuvante dopo l’intervento chirurgico.
Con 80 eventi, il tasso di FFDM a 10 anni è risultato pari al 93% per il gruppo sottoposto alla radioterapia adiuvante, rispetto al 90% nel gruppo trattato tempestivamente con una radioterapia di salvataggio in caso di recidiva biochimica (HR 0,68; IC al 95% 0,43-1,07; P = 0,095).

I tassi corrispondenti di sopravvivenza globale (OS) a 10 anni sono risultati dell’88% e 87% (HR 0,98; IC al 95% 0,67-1,44; P = 0,92).

Inoltre, i tassi di incontinenza urinaria e fecale riferita da pazienti a 12 mesi sono risultati significativamente peggiori nel gruppo sottoposto alla radioterapia adiuvante (P ≤ 0,001). Da segnalare anche che, al momento dell’analisi, una percentuale considerevole di pazienti nel gruppo sottoposto all’osservazione e alla radioterapia di salvataggio solo in caso di necessità, circa il 60%, non aveva ancora avuto bisogno della radioterapia.

Lo studio RADICALS-RT 
Lo studio RADICALS-RT è, ad oggi, il trial più ampio randomizzato ad aver analizzato il ruolo della radioterapia adiuvante nel carcinoma prostatico. L’età mediana dei pazienti era di 65 anni e il 37% aveva un punteggio CAPRA-S pari a 6+.
Lo studio ha arruolato pazienti con livelli di PSA post-operatorio ≤0,2 ng/ml e almeno un fattore di rischio (pT3/4, punteggio Gleason 7-10, margini positivi o PSA pre-operatorio ≥10 ng/ml), assegnati fino a 22 settimane dopo la prostatectomia radicale, secondo un rapporto 1:1, al trattamento con la radioterapia adiuvante o a un regime di intervento basato sull’osservazione più il ricorso alla radioterapia di salvataggio in caso di recidiva biochimica (due aumenti consecutivi con un PSA ≥0,1 ng/ml o tre aumenti consecutivi).

I fattori di stratificazione erano rappresentati dal punteggio di Gleason, dallo stato dei margini, dal volume di radioterapia pianificato (solo letto prostatico contro letto prostatico più pelvi), dallo schema di radioterapia (52,5 Gy/20 frazioni contro 66 Gy/33 frazioni) e dal centro di cura.

In conclusione
Nel complesso, dunque, i risultati finali dello studio RADICALS-RT mostrano che la strategia di intervento basata sull’osservazione, più il ricorso eventuale alla radioterapia di salvataggio in caso di progressione biochimica, dovrebbe rappresentare la strategia standard da seguire dopo la chirurgia.

Bibliografia
C Parker, et al. Timing of radiotherapy (RT) after radical prostatectomy (RP): Final results of RADICALS RT randomised controlled trial. Ann Oncol. (2023) 34 (suppl_2): 17640.