Retinopatia diabetica non proliferativa: tarcocimab migliora la vista


Nei pazienti affetti da retinopatia diabetica non proliferativa il trattamento con l’anticorpo monoclonale sperimentale tarcocimab ha dimostrato di poter migliorare la vista

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Nei pazienti affetti da retinopatia diabetica non proliferativa il trattamento con l’anticorpo monoclonale sperimentale tarcocimab ha dimostrato di poter migliorare la vista e i marcatori anatomici negli occhi nel trial di fase III GLOW presentato al congresso 2023 dell’American Academy of Ophthalmology. Sulla base di questi risultati il candidato farmaco è di nuovo in sviluppo dopo che la scorsa estate ne era stato annunciato lo stop.

«KSI-301, o tarcocimab, è stato valutato in sei studi clinici di fase III, tre dei quali hanno raggiunto l’endpoint primario» ha affermato il relatore Charles Wykoff, direttore della ricerca presso Retina Consultants of Texas e vice titolare della cattedra di oftalmologia presso il Blanton Eye Institute dell’Houston Methodist Hospital. «Uno degli aspetti costanti che abbiamo riscontrato nel corso degli studi, anche in quelli che non sono riusciti a raggiungere l’endpoint primario, è un segnale di maggiore durabilità con questo agente specificamente progettato per avere una lunga emivita intraoculare. C’è pertanto un possibile ruolo per il farmaco nella gestione clinica dei pazienti con malattie retiniche essudative».

La caratteristica che rende unico tarcocimab è che trasporta un anticorpo centrale, in modo simile ad aflibercept, con un forte effetto anti-fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF), legato a un biopolimero ad alto peso molecolare che stabilizza l’anticorpo e ne aumenta la durata all’interno del sistema immunitario. In effetti, può fornire all’occhio circa 3,5 volte più principio attivo di 2 mg di aflibercept, ha spiegato Wykoff.

La compagnia sviluppatrice Kodiak Sciences ha annunciato l’intenzione di riprendere il programma di sviluppo grazie ai risultati dello studio GLOW. Il programma era stato interrotto durante l’estate dopo gli esiti deludenti degli studi di fase III GLEAM e GLIMMER sull’edema maculare diabetico (DME), che non sono riusciti a raggiungere l’endpoint primario di non inferiorità rispetto ad aflibercept.

Lo studio clinico GLOW
I ricercatori hanno randomizzato 253 pazienti con retinopatia diabetica non proliferativa (NPDR) a ricevere tarcocimab o un trattamento fittizio (controlli). Il gruppo tarcocimab ha ricevuto quattro iniezioni del farmaco nel corso di un anno, in dosi da 5 mg. L’endpoint primario era il numero di occhi che miglioravano di almeno 2 gradi nella scala DRSS (Diabetic Retinopathy Severity Scale), mentre gli endpoint secondari chiave erano la percentuale di occhi che sviluppava complicanze pericolose per la vista e il miglioramento di almeno 3 gradi nel punteggio DRSS rispetto al basale.

L’età media dei pazienti era di circa 57 anni in entrambi i gruppi e anche altri fattori demografici erano simili, anche se i pazienti neri erano il 10,2% nel gruppo tarcocimab e il 18,4% tra i controlli. I livelli di emoglobina glicata (HbA1c) erano simili nei due gruppi, rispettivamente dell’8,3% e dell’8,5%.

Con tarcocimab minore peggioramento della retinopatia
Nello studio GLOW un numero di pazienti 29 volte superiore nel gruppo tarcocimab ha raggiunto l’endpoint rispetto ai controlli, pari al 41,1% vs l’1,4% (P<0,0001), ha affermato Wykoff. Inoltre il 5,6% dei soggetti in trattamento attivo rispetto nessuno dei controlli ha mostrato un miglioramento superiore a 3 gradi nel punteggio DRSS rispetto al basale alla settimana 48 (P<0,0058).

I pazienti trattati con tarcocimab hanno avuto anche un minor peggioramento della retinopatia diabetica, in quanto è peggiorato di più di 2 gradi nella DRSS a 48 settimane lo 0,7% dei soggetti rispetto al 3,9% dei controlli. Inoltre nessun partecipante in trattamento attivo ha mostrato un peggioramento maggiore di 3 gradi rispetto al 2,3% del gruppo di controllo, e il 70% dei pazienti che assumevano il farmaco ha avuto almeno un miglioramento nella DRSS alla settimana 48 contro il 10% dei controlli.

«La distribuzione dei cambiamenti della DRSS è stata molto coerente, mostrando uno spostamento verso il miglioramento e un minore peggioramento con tarcocimab» ha osservato il relatore. «Il farmaco ha ridotto del 90% lo sviluppo di complicanze pericolose per la vista. Qualsiasi rischio per la vista è stato del 21% nel gruppo fittizio rispetto al 2,3% nel braccio tarcocimab, un dato coerente con quello degli studi precedenti che hanno esaminato la popolazione NPDR».

Più casi di cataratta nel gruppo tarcocimab
Tuttavia, Wykoff ha riconosciuto uno squilibrio significativo nel tasso di cataratta nei pazienti trattati rispetto ai controlli, pari all’11,4% contro il 4%. «Le ragioni di questo effetto collaterale non sono ancora del tutto chiare» ha commentato. «Non è stato osservato nello studio sulla degenerazione maculare umida legata all’età, nel quale i pazienti sono stati trattati mensilmente. Il tasso di sviluppo della cataratta era coerente con gli studi GLEAM e GLIMMER nell’edema maculare diabetico».

«La formazione di cataratta è relativamente comune nei pazienti con retinopatia diabetica e non rappresenta una preoccupazione specifica, anche se può essere associata a un rischio più elevato di edema maculare postoperatorio» ha fatto presente Paolo Lanzetta, professore all’Università di Udine. «Il problema più grande potrebbe essere la necessità di un trattamento anti-VEGF per l’NPDR».

«La questione principale oggi è legata alla giustificazione o meno del trattamento anti-VEGF degli occhi con NPDR in assenza di edema maculare centro-coinvolto. Ovviamente ridurre la frequenza del trattamento può per diminuire sia l’onere del trattamento che i costi» ha aggiunto. «Diversi studi clinici hanno sollevato dubbi sulla necessità di trattamenti anti-VEGF per l’NPDR. Fino a quando l’analisi costi-benefici del trattamento dell’NPDR senza edema maculare non sarà chiara, i medici dovrebbero considerare il trattamento anti-VEGF caso per caso con un’attenta selezione».

È stato dimostrato che fattori di rischio modificanti come i livelli di HbA1c e la pressione arteriosa controllano la progressione della retinopatia diabetica, l’edema maculare e la neovascolarizzazione retinica, mentre l’età avanzata è protettiva contro il peggioramento della retinopatia, ha concluso.

Referenze

Wykoff CC. Outcomes From the Randomized, Controlled Phase 3 GLOW Trial: Management of Diabetic Retinopathy with KSI-301 (tarcocimab tedromer). 2023 annual meeting of the American Academy of Ophthalmology. Presented November 3, 2023.